Mio nonno, da parte di mio padre Checcho (Franco), era Domenico da Celle Ligure. La sua famiglia era cosi povera che si è imbarcato a 16 anni, come mozzo, su un veliero di nome "Fortuna". Il primo viaggio fu, prua al Cile... caricare guano da scaricare in Ighilterra. A Cardiff giù il concime, e su u carbun, pe u portu de Zena. Un giorno, dopo tanti viaggi, cadde mentre 'invelava' sul ponte... In Inghilterra, cu u seghetu gli tolsero la gamba sino a u genuggiu e gli inchiodarono una gamba di legno. E così io, divenni u neo de Gambadua. Mio nonno si ritirò a fare il Contadino. Morì presto, un po' pe dei malani du legnu, un po' pe nostalgia du ma. Non riusciva a dimenticare e raccontava ai ragazzi del caruggio le tempeste di Capo Horn. Una volta eravamo navigatori di mezzo mondo, gente di mare, capace di fermarsi in Uruguay (Scarone, Gambetta, Schiaffino) e di far grande Genova nei palazzi e nel porto. Gente di guerra con Pisa e Venezia, e i pirati fenici. Oggi sono bagnini, e mettono i soldi nel cassetto con la focaccia di cipolle, fritto misto scongelato, e panettone Panarello. E' banalmente vero: i tempi sono cambiati per tutti, e quindi è inutile lamentarsi. Ma è anche vero che i liguri non spendono in arte e cultura. Sono stato invitato diverse volte per una Mostra alla fortezza del Priamar, insieme ai Poggi, ceramisti conosciuti in tutto il mondo.... e ci hanno detto: "Stupendo il vostro progetto artistico, ma... dovete pagarvi anche la colla dei manifesti in via Paleocopa". Io mi sento Ligure, c'è niente da fare. Mi devo accontentare di un entroterra senza sentieri, del mio cimitero, di un mare senza pesci e delle acciughe dalla Francia. Mi rimane il diritto al mugugno... a cui non rinuncio mai. Nessuno mi ascolta, sono però sicuro che non andrò mai a sedermi sulla panchina 'dei belini molli'.
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Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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