Sono salito per una scala umida e stretta e sono arrivato davanti a quel portone marron scuro. Carlo Russo abitava là con le sue sculture, che per forza di cose erano sempre piccole.
Mi ha subito affascinato, più per il corpo che per il viso. Ho chiesto: "Perché questa donna ha 3 gambe?". E lui: "Perché danza e le gambe sono un po' davanti, un po' dietro". Aveva risolto il movimento con una invenzione tutta sua. Di seguito altri particolari: la posizione fiera della testa, i seni esagerati che accompagnano il movimento e quella stupenda mano a retro che stringe la gonna. E tutto questo in movimento, quando la materia è ferma.
Sono stato zitto per 5 minuti, fissavo la statua e sono uscito con queste parole: "Russo, e se questa ballerina la facciamo a grandezza naturale? Anzi, io direi più alta". Lui mi ha lanciato uno sguardo inquieto... Stavamo sognando. Lui non avrebbe mai potuto fare una statua alta neppure la metà perché sarebbe precipitato con pavimento e statua al piano di sotto. E io che la volevo qualcosa senza sapere dove metterla e come farla arrivare al quinto piano di un palazzo al centro di Milano.
L'arte qualche volta nasce da un momento di follia dell'artista, ma lì eravamo in due. L'artista Carlo Russo e il committente Guglielmo Spotorno.