Guglielmo Spotorno
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El Greco, e le 23 fototessere.

1/4/2017

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L'amico Davide Viol mi ha portato un vecchio libro del '63 di  Mondadori che riporta tutti i nomi dei grandi Maestri conosciuti e sconosciuti della pittura (Edizioni per il club del lilbro Milano, a cura del Germain Bazzin, conservatore capo del Museo del Louvre).

​Ho sfogliato un po' a caso e mi è caduto l'occhio su un quadro di El Greco, un artista di origine cretese (Domenico Theotokopulos) attivo Spagna, che inizia per data e stile la pittura Barocca.

Io non ho mai amato El Greco per quel suo eccesso di pittura verticale, ho trovato però un quadro ​dove nella parte centrale abbandona sia il verticale che l'eccesso di panneggi di "Resurrezione", mi riferisco al superbo "Seppellimento del Conte di Orgaz".
Foto
El Greco: "Resurrezione", 1596
Foto
El Greco: "The Burial of the Count of Orgaz", 1586
Per me è un capolavoro assoluto unico della pittura. Neppure i fiamminghi specialisti hanno fatto di meglio.
Foto
Le 23 espressioni colte da El Greco (clicca per ingrandire)
La capacità di cogliere 23 espressioni diverse per i 23 personaggi si avvicina sotto certi aspetti all'Ultima Cena di Leonardo, dove le figure si muovono, disputano tra di loro con gli occhi al Cristo, che sa di morire. Tutto dimostra un'indifferenza, una quiete raggiunta prima, perché tutto è stato  previsto e scritto. Leonardo  dà al Cristo e agli apostoli la quiete di Socrate in mezzo ai discepoli prima di bere la cicuta. El Greco interiorizza stupore, incertezza nei visi che sembrano parlare solo con lo sguardo. Quando sono entrato nelle sale del Louvre o del Prado, capivo subito quali erano le sue opere.
Foto
Leonardo: "L'ultima cena", 1495
Tornando al cenacolo, è una interpretazione cristiana dell'umano: gli uomini possono parlare tra di loro, ma sono consapevoli dello sguardo a Gesù. Questa è una sintesi pittorica che ha in sé un messaggio in decine di pagine di Santa Madre Chiesa: "Dio ti vede". Leonardo (scusate se divago) è un regista. Lui sembra sostituire una macchina da presa al pennello. Noi a volte ci avviciniamo ai capolavori con la suggestione di quanto abbiamo letto o ascoltato, e la priorità è portarsi a casa la foto  scattata con il cellulare, e nostro figlio di pochi anni sulle spalle. Al Louvre, al mio ritorno, mi  trovo in una folla da stadio che ondeggia confusa davanti alla Gioconda.
Se devo fare un paragone, "Seppellimento del Conte di Orgaz" lo immagino vicino al Cristo morto del Mantegna. Tutti e due i Maestri hanno unito dramma e tecnica.
Foto
Mantegna: "Cristo morto", 1475
Foto
(dettaglio)
Nei quadri delle Madonna con Bambino è molto difficile perché i grandi pittori fanno capolavori nei visi delle madonne e dei bambini. La differenza tra i grandi in assoluto e gli altri delle rispettive scuole si nota quasi sempre nelle mani non della Madonna, ma in quelle dei bambini che sono difficilissime. A volte sono rattrappite, a volte sono nascoste dietro il velo blu.​
I più grandi maestri come Raffaello raccolgono la sfida delle mani e non le nascondono. 
Foto
Raffaello: "Madonna del Cardellino", 1505
Foto
La mani dei bambini (particolare)
FotoHanry Moore: "Reclining Figure", 1929
Mi diceva lo scultore e mio amico Scalvini (Fondazione Maugeri): "Guglielmo, quando non sai cosa fare, metti le mani in tasca!".
​
​L'ironia era evidente perché lo scultore che non poteva certo ricorrere a questo trucco,  a meno che uno non le voglia mettere dietro la schiena. La giustificazione tecnica a cui ricorrono alcuni artisti è quella che in scultura non si devono mai creare spazi vuoti. Vedi le sculture etrusche e quelle anche più famose di Hanry Moore.

Foto
Musica: Wolfgang Amdeus Mozart:
"Piano concerto n. 21 andante"
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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