Pensa Nicola... avere uno come te, maledetto presuntuoso, che non chiama da mesi e che si lascia correre la vita addosso. Ma tu potresti essere la mia 'stupida' fortuna, un modo diverso di prendere le cose, e invece... a volte ti odio, cerco e trovo le fratture della tua vita e mi consolo. Immagina tu, di cosa mi consolo? Ho perso proprio la rotta in questa notte di allerta... che non finisce mai. Ma dove è finito il sole?"
Quando mi sveglio nella notte... mi trovo davanti a una figura indefinita, a cui do il nome Tempo. Lo immagino seduto su una seggiola davanti a me, a farmi quelle sole Domande a volte inquietanti, che quasi procedono per rito: "Che giorno è?", "Che ora potrebbe essere?" e io non ho mai la risposta giusta. Guardo l'orologio, anche se non funziona mai. Funzionava prima delle gocce contro l'insonnia, ma anche lui si ferma come se avesse preso la benzodiazepina. E così sono disperso, senza orizzonte nel piccolo attorno. C'è il grande mare nero della casa. La pendola, unica certezza, è lontana dal mio letto. La Gloria dorme... la Gloria dorme dovunque, in letto, in poltrona, con gli occhi aperti... povera anima, mi ricorda una rondine sfinita dal suo stesso peso e dalla mia prepotente dolcezza. Siamo una strana coppia, non ci sopportiamo ma ci vogliamo bene. Dopo la Gloria arriva solo la Princi, la gatta, e ora anche la Pendola. Tre creature che sono il mio Oriente. Ogni tanto li perdo e allora l'unico odioso ago di bussola è l'ultima delle mie 50 agende: mi aspetta là sul tavolo, con i soliti pennarelli rossi e blu per evidenziare. Per evidenziare che cosa? Già la vita, le ore, i minuti mi scappano via... e io riquadrando con il colore stabilisco solo una 'strategia di illusioni'. E la Cristina verrà tra qualche ora, con il suo sorriso meccanico delle 8 in punto: "Stia tranquillo, la sua AGENDA gliela stanno mandando da Milano, ho sentito le sue segretarie... e sa che sono precise". "Preciso"... questo maledetto aggettivo che forse mi ha piantato nel cervello mia zia Ester, quando a 8, 9, 10 anni vivevo con lei. E allora mi chiedo: "Ecco la zia Ester, la zia Ene la suora di San Remo, le mie sveglie al comodino, Perata al molo per pescare, mio padre... c'è sempre qualcuno che mi aspetta. Pensa Nicola... avere uno come te, maledetto presuntuoso, che non chiama da mesi e che si lascia correre la vita addosso. Ma tu potresti essere la mia 'stupida' fortuna, un modo diverso di prendere le cose, e invece... a volte ti odio, cerco e trovo le fratture della tua vita e mi consolo. Immagina tu, di cosa mi consolo? Ho perso proprio la rotta in questa notte di allerta... che non finisce mai. Ma dove è finito il sole?" Che poi, non so... magari tutto dipende dalle gocce che ormai non conto più, per quella miseria di sonno di poche ore. Anche se mando giù una golata per l'impazienza di non contare le gocce... il sonno arriva faticoso. Mi abbraccio al cuscino, lo stringo, quasi per spingerlo su, verso i sogni. Quelli che aspetto non arrivano. E intanto discuto con tutti quelli che OSSERVANO LA MIA FATICA e perdo il fiato tra liti, accuse e quella paura di non sapere quando riaprirò gli occhi. Aspetto un raggio di luce dalle persiane e riprendo un po' di logica con quel caffè e le altre pillole preparate da Gloria: un piattino bianco con vicino un bicchiere di limone e il solito yogurt roseo. E allora mi domando: "Perché mi trovo sempre allo stesso punto? ... Eppure ho una notte in meno da vivere". |
Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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