Guglielmo
Dopo spumante, moscato e Ruccolino, ho scritto queste poche righe ad un uomo calabro-lombardo di grande cultura. Caro Egidio, per Dio e la Madonna, i tuoi aranci sono finiti. Pochi, piccoli avari... ma generosi di sugo. E di sole, anche se dirupati su per le fasce della collina. La c'è terra mischiata a pietre; e così la pioggia non ristagna, corre di sotto a portare conforto e cibo a quegli alberelli. Queste terre di Liguria sono come la sua gente di una volta. Ti stupivi che certi pescatori non avessero squame e sale sulle braccia, con le mani sempre dentro al sacco, con le braccia legate alle corde. Perché era il mare il tesoro di tutto. E quando nella le terra, zappando, si trovavan conchiglie, il villano non stupiva più. Ma allora pomidori, olive, pesche da vigna, olivi, sono nati dall'acqua! Aveva dunque ragione Talete, il più ingenuo dei filosofi, e forse anco Anassimandro. Non siamo noi forse pesci? Fatti per intero d'acqua? E le ossa non sono le nostre spine? Se vado così a precipizio con la fantasia... entro nelle onde, stando qui alla tastiera, e sento la leggerezza che sostiene questo corpo che si nutre di peccati. Un bicchiere di moscato e una barchetta di marmellata. Sono cosi in allegria con me stesso che la prossima meta sarà il Sassello. Domenica con Pierina e l'Armando, e andrò da Chiossone, In quella cucina dove ho imparato a far saltare in tegame le cappelle di funghi.
Guglielmo |
Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.
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Aprile 2020
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