Oggi se 'tiri fuori' un cinquecento euro il negoziante ti guarda con sospetto, lo stropiccia, e lo guarda controluce. Questo dà l'idea del tasso di fiducia tra la 'brava gente'. I più giovani che mi leggono diranno: "Ecco, ci siamo con il professionista del rimpianto, dei "a miei tempi", una volta era tutto diverso".
Nostalgico ma buono, non nuoce. Non è un naziskin di Como, quelli sì, sono pericolosi... magari sono 4 gatti, che sono andati dal parrucchiere a rasarsi i capelli per una cena offerta dal P.D.
Tutto è possibile, persino i prelati che si alleano alla mafia, per insidie sessuali ai chirichetti, o per chi passa da quelle parti. Altro che nostalgici, io... noi ci incazziamo sul serio di come sono trattati i nostri soldi. Non abbiamo più lenzuola da diecimila, ci danno offerte e sconti senza neppure chiederli, ci tirano dietro la roba, e finiamo per essere tutti in coda, non come persone ma come scontrini da battere. E se questo non è sufficiente, andiamo a casa e ci troviamo di fronte a un 'pistolino' che ci chiede la 'paghetta'. Una volta si chiamava 'mancia' e non aveva scadenze.
Oggi no, si chiama paghetta, quindi è un atto dovuto. E quel 'paghetta' ti fa sentire un povero diavolo, o come diceva il vecchio Italo De Pietri: "Cunt i sacocc fat a lumasa". Il giovane De Pietri ha fatto i soldi in tempo di guerra. Andava in giro per la Lombardia dai parrucchieri (non quelli dei Naziskin )... e proponeva una brillantina pastosa fatta in casa. Questa garantiva capelli incollati alla testa, e si vendeva bene a generali e ad alti graduati. Lui, De Pietri e il suo socio Bottino, andavano con questa brillantina da un parrucchiere all'altro, sempre in bicicletta, per risparmiare. Lì, tutti i giorni erano BLACK (non solo il friday), e quando vedevano un aereo tedesco o alleato venire incontro all'orizzonte si buttavano giù con bici e brillantina, nei fossi vicino a quelle strade isolate. "Questa l'era la paghetta!"