Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Quell'aereo doveva essere lì.

9/1/2016

Commenti

 
Quando un laico logico, razionale, e noioso come me legge un racconto come questo, sorride. Non può condividere parole come bramavo, alzataccia, spennellando e soprattutto quel proverbio che mi ricorda mia zia Adalgisa: "il mattino ha l'oro in bocca". Io l'ho fatto presente a Giulio. Lui mi ha detto: "Corregga pure". Io non lo faccio. 
Il racconto, dopo le prime righe, diventa sempre più bello nella sua semplicità. Si alza e va a volare vicino a quell'aereo che diventa quasi un atto di fede. Quasi (?) perché lo scrittore ha l'energia e il coraggio di chiedersi "Chi tiene questo ordine cosmico?". E la domanda rimane là, senza risposta. Come la traccia di quell'aereo che lui insegue con gli occhi "fino a quando il traffico aereo diventa traffico planetario".
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Ciao Guglielmo come stai? In casa la Tua Signora?
Riesci a coniugare lei e i tuoi vertiginosi impegni di uomo da Galleria d’Arte?? Sicuramente si !! e magistralmente come sempre.
Anch’io mi sono svegliato e devo ammetterlo anche molto divertito a scriverTi. Grazie per la giusta esortazione a scrivere semplicemente senza aspettarsi altro. Molto preziosa.
Quindi ci salutiamo A presto con stima affetto  e gratitudine :-)
Ciao Guglielmo

Non Ti ringrazierò mai abbastanza per avermi invitato a scrivere  sul Tuo diario di Bordo. Mi ritrovo con un interessante nuovo stimolo a comunicare.

Cosi, desidero raccontarTi la breve ma intensa esperienza che ho vissuto durante  un piccolo viaggio in auto. È stato nella seconda metà degli anni novanta, ero in viaggio sulla Adriatica con Riccardo addormentato sul sedile posteriore. Bramavo raggiungere Mora, una frazione di Palazzo di Assisi.  
Per fare questo eravamo partiti molto presto in the morning da casa. E ora il sole stava salendo dal mare Adriatico, spennellando il cielo di colori. L’atmosfera era rugiadosa, mi sentivo stropicciato per l’alzataccia ma nello stesso tempo lucido; si potrebbe dire sobriamente inebriato. Sono solo le prime ore del mattino che sanno darti queste sensazioni. Facevo esperienza di cosa dice il proverbio “il mattino ha l’oro in bocca”.
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Assisi
Alla radio, sintonizzata su radio Maria, c’era un predicatore magistrale. Nonostante  tutto quello che c’era da vedere, lui riuscì a carpire la mia attenzione. Raccontava di come ci può spesso capitare, guardando verso il cielo, di restare sorpresi di intercettare il volo di un aereo. E sosteneva che molti di noi pensano alla casualità dell’avvenimento - certo è vero, avevo pensato, anch’io sono fra quelli – invece poi invitava a fissarsi sul fatto che essendo quell’aereo partito da un punto ben preciso, con una rotta e una meta ben precisa, se si fossero fatti seri calcoli che comprendessero anche la sua velocità, si poteva affermare con una certa precisione che quell’aereo, in quel momento, non poteva che essere lì.
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Quella realtà, ricordo ancora, si sedette simpaticamente nell’abitacolo della mia vettura. Riccardo, che allora non andava ancora alle medie, ignaro dormiva. Il mio improvvisato maestro continuò... e io a quel punto ero preso, chissà cosa avrà ancora da rivelarmi, pensavo. "Dunque ci avete mai pensato a quanti possono essere gli aerei che in questo momento stanno decollando o atterrando o volando nei nostri cieli?".
Con la fantasia mi spostai sui racconti di miei  amici che raccontavano di aeroporti come quelli statunitensi o britannici dove gli aerei sono in colonna in attesa di decollare come le nostre auto si incolonnano ai caselli per i pedaggi autostradali durante i week end estivi.
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La voce alla radio però incalzava..."riflettete", diceva, nonostante l’altissimo numero, normalmente c’è un ordine preciso, non ci sono disastrosi accavallamenti. "Certo... grazie a Dio..." dicevo io, constatando come il volo fosse riconosciuto un trasporto più sicuro che non quello automobilistico. Improvvisamente lo schiaffo di una domanda: "chi regola tutto questo... ordine?".
Proprio cosi, domandò il mio professore mattutino. La tempestiva risposta però la diede lui stesso e fu illuminante, appagante ed esaustiva: "L’INTELLIGENZA DELL’UOMO".
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Con un profondo sospiro celebrai e assimilai quell’imprevisto momento formativo. Ma non era finita, il mio educatore aveva ancora qualcosa da aggiungere. Bene... ora con voce calma propose, "aumentiamo solo la scala?".
Spostiamoci con la mente e con la fantasia, dal traffico aereo al traffico planetario, cosmico...
Vedete? Cogliete? Anche là c’è La stessa precisione, lo stesso ordine, la stessa possibilità di calcolo e di previsione. 
Si, lo vedevo! La similitudine e il panorama mi aiutava, la domanda ora si imponeva:  CHI regola tutto questo ORDINE?  Questa volta non ci fu la risposta... L’impatto con il Mistero di questa nuova intelligenza – ricordo - mi prese al plesso solare. Ebbi la concreta e nello stesso tempo ineffabile sensazione dell’infinita diversità di Dio e del Suo mistero, ma sorprendentemente coglievo anche l’impressionante similitudine e la vertiginosa prossimità di questa Misteriosa Presenza Amorosa che se ne stava seduta nell’abitacolo della mia auto.
Con le lacrime negli occhi per l’emozione, mi sono girato con il cuore tachicardico con il desiderio di condividere. Riccardo dormiva teneramente. Cuore e pensieri rallentarono. I kilometri da fare erano ancora tanti, quindi mi sistemai alla guida.

Avevo avuto un incontro. Il Mistero di Dio non era più solo un’idea, un pensiero, era diventato un sentimento, un’emozione ben precisa.
Era diventata un’esperienza. 

Ciao Guglielmo e grazie della Tua amicizia e della Tua accoglienza a bordo... a presto.

​g.
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"Nello spazio, il divenire", 2011 - Guglielmo Spotorno, tecnica mista su carta
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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