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Diario di bordo

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Un Vescovo che anticipa i tempi.

30/10/2017

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Queste poche parole sono la sintesi del mio incontro con S.E. Calogero Marino, Vescovo di Savona.
E' inutile dire che è democratico. E' sufficiente vederlo uscire in strada per venire a cercarci. Giravamo per Savona nelle stradine attorno al Vescovado. Io, Cristina e Gloria. Quando qualcuno si affacciava alla finestra gridavo: "Dove sta questo Don Calogero?". Ci mandavano un po' da una parte e un po' dall'altra. La Cristina, che doveva sapere tutto, non sapeva niente. Tutti e tre eravamo nervosi perché arrivati in anticipo, bevuto il caffè e mangiato focaccia, eravamo ormai in ritardo. Questo l'inizio. E poi?... Poi è spuntato da un portone Calogero e ci ha detto: "Venite! Venite!".
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Monsignor Calogero Marino
Magro, vestito di nero aderente... come uno junior di 61 anni ci anticipa, quasi correndo. "Di qua, di qua!".
E io, che avevo preparato tutto un discorso con  diversi 'Sua Eminenza'.... e 'controeminenza', mi sono trovato a stringere la sua mano in ascensore. Eppure la sera prima mi ero studiato le parole del primo saluto. Non ho mai incontrato un Vescovo, tanto meno un Calogero... che immaginavo dal nome vecchio e un po' curvo di anni e preghiere. Entrati nello studio c'è stato l'attimo fuggente, nessuna  parola che fosse perdita di tempo. Lui si è seduto di fronte a  me sorridente e abbiamo cominciato a parlare come se fossimo amici. Anche Gloria e Cristina erano a proprio agio e  sembrava una riunione di famiglia. 
Io, ingenuo, ho pensato di presentarmi raccontando l'articolo che mi aveva dedicato il Letimbro (qui). ​
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L'articolo sul Letimbro
Lui mi ha interrotto subito "Ho già letto, ho visto tutto... parliamo d'arte". Ed io: "No, non parliamo d'arte. Prima parliamo della mia famiglia. Lei è un catanese, io sono ligure e vengo da una famiglia di Celle, così povera che 3 mie zie sono andate a farsi suore": Suor Maria, Suor Angiolina e Suor Ene e, dimenticavo, uno zio frate....  se non altro, sono buone credenziali per i miei prossimi incontri sulle nuvole. Anche se qualcuno ha sospettato. "Possibile? Tre sorelle, tre suore tutte in grazia di Dio". "Sì, poteva accadere nelle famiglie più povere". Mio padre è stato il primo di sette figli. Dopo la quinta ha cominciato a lavorare...  bagnino, muratore, panettiere, tenore in una compagnia teatrale con un impresario con due portafogli: uno  per sé stesso e un altro, sempre vuoto, per i cantanti. 
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Zia Ester
 All'appello manca l'ultima zia Ester una suora mancata. Era una vergine cattolica anche peggio delle altre.  Simpatica e popolare cantava le lodi del Signore e se poteva, si dava da fare per tutti. Ce l'aveva con i comunisti e con i bestemmiatori. L'unica amica della sponda 'falce e martello' era la comunista dott.ssa condotta Vandelli. Era impossibile non stimarla. 'Tagliava e cuciva' tutti, ma anticipava tutte le donne di adesso. Tintura ossigenata fatta in casa, unica a fumare in pubblico,  aveva la patente e a faceva i bagni in inverno. Un po' pensavo e un po' parlavo. Anche Don Calogero anticipa i tempi: mi sembra una Ferrari nelle stradine strette di Savona.
Quando gli ho chiesto: "Lei, come mai si è fatto prete?" lui, passandosi la mano sul viso come se volesse scacciare una mosca, mi ha risposto: "Parliamo d'altro". Abbiamo continuato a guardarci negli occhi, sempre con semplicità. Due  amici a parlare dei nostri programmi. Io d'improvviso gli ho detto: "Farò una mostra ad Albissola a Pozzo Garitta, settembre del prossimo anno". "Ci sarò". 
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Pozza Garitta, sede del Circolo degli Artisti di Albissola
Tutto sembrava semplice. Sarei stato lì tutta la mattina a raccontare le mie tristi vicende con il clero milanese, ma lui sorridendo mi ha detto: "Presto! Presto!  Ho messa al Santuario".  Non abbiamo bevuto né un caffè né un bicchiere d'acqua. Nel nostro incontro la forma è rimasta fuori dalla porta, inutile. E io un po' guardavo gli occhi, un po' guardavo il viso e pensavo: "Però! è un Vescovo giovane e  bello. Veste bene.... e poi non entra nessuno a disturbarci". Niente cellulari, niente campanelle, come se tutto il Vescovado sapesse che eravamo a colloquio. Anche Cristina e Gloria non hanno detto una parola perché si capiva che Don Calogero 'vola' come in un quadro di Chagall e insegue il tempo, anche peggio di me. 
E così è finito tutto. Anzi, per me è iniziato  perchè ho incontrato un uomo, un amico.
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Marc Chagall: in mostra a Milano fino al 28 Gennaio 2018

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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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