E' inutile dire che è democratico. E' sufficiente vederlo uscire in strada per venire a cercarci. Giravamo per Savona nelle stradine attorno al Vescovado. Io, Cristina e Gloria. Quando qualcuno si affacciava alla finestra gridavo: "Dove sta questo Don Calogero?". Ci mandavano un po' da una parte e un po' dall'altra. La Cristina, che doveva sapere tutto, non sapeva niente. Tutti e tre eravamo nervosi perché arrivati in anticipo, bevuto il caffè e mangiato focaccia, eravamo ormai in ritardo. Questo l'inizio. E poi?... Poi è spuntato da un portone Calogero e ci ha detto: "Venite! Venite!".
E io, che avevo preparato tutto un discorso con diversi 'Sua Eminenza'.... e 'controeminenza', mi sono trovato a stringere la sua mano in ascensore. Eppure la sera prima mi ero studiato le parole del primo saluto. Non ho mai incontrato un Vescovo, tanto meno un Calogero... che immaginavo dal nome vecchio e un po' curvo di anni e preghiere. Entrati nello studio c'è stato l'attimo fuggente, nessuna parola che fosse perdita di tempo. Lui si è seduto di fronte a me sorridente e abbiamo cominciato a parlare come se fossimo amici. Anche Gloria e Cristina erano a proprio agio e sembrava una riunione di famiglia.
Io, ingenuo, ho pensato di presentarmi raccontando l'articolo che mi aveva dedicato il Letimbro (qui).
E così è finito tutto. Anzi, per me è iniziato perchè ho incontrato un uomo, un amico.