Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Uomo di mare, uomo di terra.

5/3/2020

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Chi mi legge potrebbe pensare che io sia un uomo che vive per la sua statua di 3 quintali che 'piove' dal cielo... o per le nuove margherite giallo zafferano, messe a decorazione dell'olivo secolare... O che sia un  grafomane che 'arriva' nel letto degli altri non trovando pace nel suo.
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Chi mi legge potrebbe anche pensare che amo troppo le donne... non tutte, ma quelle che amo, lo faccio con tutto me stesso. Queste ultime parole mi ricordano mia zia suora, superiora dell'Ospedale di Sanremo, che insisteva... Io avevo 8 anni... e lei mi  sussurrava nell'orecchio: "Ama Gesù, la Madonna e Giuseppe come te stesso". E io non potevo certo risponderle: "Guarda, zia, che Giuseppe proprio non mi piace, con quella  barba mi  farebbe il solletico"... la  Madonna, quella invece mi piaceva. Anche se amavo più di tutte mia madre, il primo grande amore della mia vita.
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Sono da sempre passionale, e anche ora porto sempre con me il passato: quadri, fotografie di persone e documenti che trasformano la mia casa in un piccolo Vittoriale. E come se non fosse sufficiente, le agende degli ultimi anni e cento poesie da scegliere per un terzo libro che non scriverò mai... 
Ma sono anche un uomo d'azione. Lo sono diventato a dodici anni, andando per mare a pescare con la mia lancetta gialla di nome 3G, ancorato al gavitello della boa.  Dopo sono diventato un vero uomo di mare. Avevo un peschereccio di 12 metri, cabinato, con i verricelli per fare tutte le pesche: tremagli, palamiti, bollentino e sub. L'avevo chiamato S. Agata, come mia moglie sicula. E lì ho imparato a 'stare all'occhio'. Quando sei per mare non sei mai tranquillo. Il mare calmo ti sembra 'innocente', come se ti invitasse a 'penetrarlo' con la  tua prua e la forza dei tuoi motori. Non è così. Il  mare solo in cartolina  è buono...  "Stai all'occhio", ripeteva  Ali, il mio maestro di pesca. Quando sei al largo, a volte non vedi più neppure i gabbiani e la costa  è vaga e lontana... e lì può scendere la nebbia  di bonaccia, o il vento che rinfresca da Maestrale o Grecale...  il mare si gonfia e se viri a terra ti sembra di essere fermo... "Stai all'occhio", pensi, "Non ci vuole niente a prendere un pezzo di corda, uno straccio di rete, delle plastica che si arrotola attorno all'elica". Il Mare è sempre rischio e io ne ho fatto di miglia, a motore, a vela, e diverse anche a nuoto. Mi è sempre andata bene, forse perchè ho sempre amato il mare. Lo sentivo mio, fin da bambino: a 5 sono entrato in acqua tra gli scogli della Papaciann'a, senza saper nuotare. E ho cominciato a mangiare patelle e muscoli... le baeche bavose, i lagioni e le sarpe no!... di saraghi con la canna ne pescavo, se andava bene, 10 all'anno.
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Quando ho lasciato il mare sono diventato uomo di terra.  
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Per diventare contadino ci sono voluti 20 anni... non so fare ancora gli innesti e dopo 2 anni mi sono arreso e ho rinunciato agli asparagi.
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Lampedusa (fantasma in fondo al mare), 2016, cm 80x100
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Danza in fondo al mare, 2107
Quando ho lasciato il mare, questo è ritornato nei  mie quadri. Mareggiate, trasparenze marine, battaglie di pesci, uomini e donne sospesi nella danza o nella morte degli abissi. Nel passare dall'acqua alla terra sono cambiato. Il pescatore è un  avventuriero che rischia per rubare al mare. Il contadino sa che deve aspettare e dare alla terra. L'onda del mare viene e fugge, la terra  resta lì ferma e aspetta. Divenire ed Essere.

Sento alla mie spalle Gloria che protesta: "Dottore, andiamo a dormire!". Le dico di aspettare... mi manca un pensiero. Ho trovato l'idea per un quadro nuovo. Tu, Guglielmo, hai già visto molte volte in questi giorni la fotografia del Corona Virus. Cosa ti ricorda? Forse quell'essere misterioso e insidioso. La mia mente corre alla medusa. Non è il realismo esasperato del Caravaggio, ma qualcosa di più misterioso. La medusa è anche ambigua, è carne ed acqua. E' bella, placida, ma velenosa. Nuota né sopra, né sotto il mare. Sembra proteggere i pesciolini, ma li tiene prigionieri. Misteriosa nell'acqua, sciatta e molle quando viene buttata sulla ghiaia in riva al mare. E i bambini spaventati, ma feroci, la torturano con le canne e pietre.
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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