Imprenditore.
‘Imprenditore’ è ormai parola senza prestigio. Lo sono, o si qualificano in troppi. Anche i presidenti sono un po’ fuori moda. Oggi l’uomo di successo è solo il CEO (Chief Executive Officer).
Start up.
Parlavo con un capo cantiere di Sassello, Enrico Rossi: “Non trovo la ‘ragazza giusta’. Forse si tratta del mio lavoro, sono un semplice capo cantiere. Dovrei produrre birra artigianale e fare una start up”. L’inglese rende tutto possibile, anche perché i genitori non lo capiscono.
Tutti presidenti e Ava Gardner.Un giorno, anni fa, nell’isola di Lesvos, un barista greco ha alzato al cielo il mio biglietto da visita, e ha detto:
“Voi, in Italia, siete tutti presidenti!”. Oggi, i miei poteri sono sempre meno chiari. Avevo detto ai figli: “Non siete solo i miei figli... da oggi siete anche azionisti”. Credevo di essere saggio, invece sono caduto in discussioni e armistizi senza fine. Loro, un po’ sono figli, un po’ sono azionisti. Scelgono il ruolo che permette di urlare più forte. Altro che presidente! Sono un semplice ‘curato’, una persona che regge una curazia, una chiesa minore, che ha qualche bene patrimoniale. Dovrei essere una figura antica e serena. Invece non dormo la notte. Non sogno Ava Gardner, ma l’auto a idrogeno, i califfi e... ad assumere un venditore cinese di furgoni. |
Ho qualche benefit: non pago il cellulare, l’abbonamento al computer, qualche viaggio in taxi con l’amico Babbini, che mi parla solo dei suoi 7 cani. Si avvicina il testamento e divento sempre più ‘dottore’... per parenti e domestici.
Ma lo cambierò, almeno 5 volte, come ha fatto mio padre. Lui ci convocava la domenica mattina e rileggeva la parte morale. Lunga e noiosa. Dove mia madre ne era unica protagonista, senza capirlo... tanto da chiedere: “Conclusione, a me cosa rimane?”.
Ma lo cambierò, almeno 5 volte, come ha fatto mio padre. Lui ci convocava la domenica mattina e rileggeva la parte morale. Lunga e noiosa. Dove mia madre ne era unica protagonista, senza capirlo... tanto da chiedere: “Conclusione, a me cosa rimane?”.
Dalla London Shool of Economy a Tirana.
Ogni tanto faccio domande a mio nipote Guglielmo sul suo futuro. Ha compiuto 18 anni e ha molte fantasie. Un anno si vede fotografo di Geografic Channel, dopo giornalista e l’altro giorno... direttore di un Museo. In passato si è parlato anche della London School of Economy. Ora, ha intenzione di iscriversi alla Bocconi. Ci sono molti corsi e indirizzi, tutti in inglese... dove non mi sono chiare le differenze. Più ci sono ‘strade’, più c’è confusione e incertezza. E allora lo provoco: “C’è anche l’Università di Tirana!”. Mi risponde: “Parlami di te. Cosa hai fatto finiti gli studi?”.
Venditore di lamiere.
Alla Cattolica studio Kant e Kierkegaard, ma in ditta entro con umiltà. Guido bene e veloce, ma non so cosa ci sia sotto il cofano. Il padre mi targa Fiat, ma non ricordo i prezzi e faccio ‘casino’ con le cilindrate. Disinvolto nelle parole, ma fragile nei numeri. Per laurea sono già dottore, per gli ‘anziani’ solo ‘venditore di lamiere’. I primi 3 giorni di lavoro scrivo 180 lettere personalizzate. Inchiostro di china per dire in modi diversi: sono qui... anche per il cambio dei tergicristalli.
Cristina sorride, forse pensa: “Mai sentita tanta umiltà”.
Le ‘mareggiate’ del Seveso.
La nuova concessionaria è un grande showroom. Tutta vetri e luminosa, su due piani. Vista da fuori, è una piccola nave da crociera uscita dalla matita dell’architetto Lissoni. Mio padre sale la scala a sinistra e scende in fondo la destra. Lui ha già visto le ‘mareggiate’ del Seveso.
Tutti in cantina.
Scelgo da principiante un ufficio nel seminterrato, nascosto e quasi imprevisto. Ricordo una scrivania di ferro, ricoperta di similpelle verde, che per dignità aveva una lampada da tavolo stile inglese. Biglietti da visita, listini, depliant e una calcolatrice che non sapevo usare. Una saletta confidenziale e non un luogo d’affari. I clienti mi seguivano dal piano superiore... alcuni perplessi e io ripetevo: “Venga, saremo più tranquilli!”.
Sempre sotto la doccia.
L’architetto Lissoni aveva progettato, vicino a quell’ufficio, una sala riunioni, due archivi e, con fantasia spaziale, due servizi e due docce. Io, a ogni cliente in arrivo, faccio la doccia e mi pettino con la riga. Solo apparenza: il mio stipendio è di 125.000 Lire... senza contributi. Mio padre, guardando il cielo, sospira: “Il lavoro è un privilegio per pochi”.
Cristina, da quando è dimagrita solo per il matrimonio di una sorella giornalista, è più aggressiva: “Ma come? Poche righe fa era un curato, ora è un commesso che vende lamiere. In mezzo, dove colloca i suoi 50 anni?”.
I veri imprenditori.
Guglielmo: “Tu sei conosciuto solo dai parenti. Quali sono i veri imprenditori?”. “Prendiamo a caso il Piemonte. Posso sceglierne tre: Olivetti di Ivrea, Ferrero di Alba e Buzzi di Casale. A Torino ce ne sono altri due storici, De Benedetti e Agnelli”.
De Benedetti è fin troppo ‘geniale’. Ha le società in Italia, villa di campagna a Dogliani e paga le tasse in Svizzera. Quando risponde alla Gruber, è così equilibrato che gli darei l’Italia in mano. Non l’aria: a Vado Ligure ha la Sorgenia, ciminiere innocenti di giorno, fumavano veleni di notte.
De Benedetti è fin troppo ‘geniale’. Ha le società in Italia, villa di campagna a Dogliani e paga le tasse in Svizzera. Quando risponde alla Gruber, è così equilibrato che gli darei l’Italia in mano. Non l’aria: a Vado Ligure ha la Sorgenia, ciminiere innocenti di giorno, fumavano veleni di notte.
Dei suoi duelli con il Cavaliere di Milano, ne parlerò dopo. Guglielmo: “Chi è il vero imprenditore del ‘Tutto’?”. Rispondo: “Nessuno”. C’è uno del ‘quasi Tutto’ che, per tradizione, è l’avvocato Agnelli. Gli italiani credono di essere individualisti, ma in realtà vogliono sempre i ‘tiranni’. Buoni e con un certo stile.
Gianni Agnelli, il nulla di pregio. Ma con grande classe.Agnelli ha uno stile tutto suo. Si racconta che quando gli offrono l’ambasciata a Washington, si limiti a dire: “No grazie. Dovrei stringere troppe mani sudate”. E’ così inquieto che il rimorchiatore ‘F100’ e lo yacht ‘Capricia’ sono sempre ‘in allarme’, pronti a partire. Lapo è un dilettante, anche se ha una certa classe.
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L’avvocato lavora pochissimo. Nomina negli anni diversi ‘maggiordomi’ che lavorano per lui e la famiglia: Valletta, Bono, Romiti.
Vende le azioni a Gheddafi e smitizza il calcio con eleganza: “Gianpiero, è vero che il nostro cuoco Ernesto si è comprato l’Inter?”. Pellegrini: Central Food e Catering Overseas. Reale ironia.
Da Romiti a Marchionne.Per fortuna, tra Agnelli e la mia famiglia si è messo in mezzo Romiti. Finanziere un po' provinciale, ha perso per strada il ‘core business’ dell’auto... Sino all’arrivo di Marchionne, Canadese svizzero, ha portato in America una fabbrica come la Fiat in barca a vela. Di italiano ha salvato solo la F in FCA e la fabbrica a Melfi. I sindacati sono rimasti a guardare e hanno sventolato bianchi fazzoletti di auguri. L’evento comincia in America. Una sera a Detroit convoca un Consiglio di Amministrazione così veloce che gli americani non hanno neppure capito l’ordine del giorno.
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Il Cavaliere e l'ingegnere.

Rimangono ancora oggi dei ‘residuati bellici’. Milano Torino non è solo un cocktail Campari e Martini, non è solo un’autostrada, ma il campo di battaglia dei due duellanti: il cavaliere di Milano e l’ingegnere di Torino. E' una delle trame più noiose degli ultimi 20 anni. Il mondo va per la sua strada. Chi se ne occupa sono i giornali di loro proprietà. Ho il flash di un ricordo. Ero all’american bar del Principi e Savoia di Milano. Ho intravisto i due: Silvio e Carlo seduti su due poltroncine. Sul divano di mezzo, più ‘svaccato’ che sdraiato, c’è un signore: Ciarrapico.
Era ‘Mister Fiuggi’ e ora è lì, a fare il mediatore di Andreotti.
Era ‘Mister Fiuggi’ e ora è lì, a fare il mediatore di Andreotti.
So di essere noioso, ma è la materia che è noiosa e condiziona la piccola storia dell'Italia... devo informare mio nipote, che non legge i giornali.
100 imprese, 100 passioni.
![]() Se devo ricordarne una, è la personalizzazione delle auto di serie. Iniziata in Fiat e proseguita in Toyota, la mia scelta di 'estetica commerciale' nasce dall'attività artistica e dalla laurea in Filosofia. Con la Fiat Ritmo Black Jack apro la strada alle personalizzazioni e alla Ritmo Targa Oro. In Toyota faccio di più: con il professor Heinz Waibl del Politecnico di Milano creo il marchio Hi Tech Edition Car e cambio gli interni delle Toyota di serie (c'è una pagina dedicata qui)
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La casa giapponese, che importa auto di design elementare, un 'lago' di plastica grigia, inizia a modificare Carina, Corolla e Four Runner. E' il piccolo Rav 3 porte che mi dà successo, agli inizi degli anni '90 ne parlano tutte le riviste automobilistiche. Marino Bertini trasforma il suo laboratorio di artigiano nella società BRM Automotive
In seguito ho con Norio Kitamura un rapporto di lavoro, marketing e cultura che va al di là dei rispettivi ruoli: lui come Presidente di Toyota Motor Italia, Grecia e Spagna ed io come concessionario leader di Toyota e Lexus a Milano. Più tardi, io e Massimo Nordio, Amministratore Delegato, lanciamo la Yaris con il famoso claim 'Yaris piccolo genio'.
E’ più facile dire che cosa non ho fatto e chi non ho conosciuto. In breve, una vita da ‘marinaio’. Lasciavo un porto, per raggiungerne un altro. Oggi invece nuoto solo da un gavitello all’altro.
Tutto qui.
Cristina mi dice: “Parla solo di persone defunte o uscite di scena. E lei? Sono 3 mesi che mi ‘fa la doccia’ con cave di argilla, marketing, Toyota personalizzate, quote latte, un locale notturno a Celle... e adesso si definisce ‘imprenditore del Nulla’. Tutto qui? A cosa servono i suoi biglietti da visita con 3 indirizzi?”.
Basta e avanza. E’ appena andato via Pietro Cerisola che mi ha portato una cassetta di pomodori, lasciandomi con queste parole “Povero uomo, sei ghiaccio al sole”.