Guglielmo Spotorno
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Il "venditore di lamiere".

Alla Cattolica studio Kant e Kierkegaard, ma in ditta entro con umiltà. Per laurea sono già dottore, per gli ‘anziani’ solo ‘venditore di lamiere’.

lETTERE DAL pRESIDENTE.

Mi sono inventato un modo nuovo di essere imprenditore dell'auto.

Filosofia, fantasia, innovazione, estetica e marketing sono entrati nel mio lavoro. E non per mia decisione, ma per riflesso condizionato. E questo non si ferma e fa la differenza. I giapponesi, che prima di fare un complimento ci pensano le loro tre vite, in questa lettera del 2003 mi scrivono tra le righe: "Abbiamo capito".

​Prima e dopo ce ne sono altre, ma questa mi piace per la data.
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La lettera che ho ricevuto nel 2003 da Norio Kitamura, presidente di Toyota Motor Italia. ​
Norio Kitamura, Presidente di Toyota Motor Italia mi ha scritto questa lettera nel 2003. Accompagnava un libro che non trovo più e devo cercare. Questo è un onore particolare, derivato dalle risposte che io ho dato in varie circostanze agli ingegneri giapponesi che mi chiedevano suggerimenti in estetica sulle vetture. Erano già a conoscenza di tutto quello che avevo fatto sulle auto personalizzate e altre iniziative che interpretavano la Spotorno Car Come public company: scuola di joga, tè delle 5, brunch insieme in assistenza titolari e collaboratori, partite di calcetto, segnali di comunicazione luminosi, omaggi di fiori alle signore. ombrelli da golf in radica e tessuto burberry...
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Gli ombrelli artigianali personalizzabili
Avevo studiato anche un tipo di abbigliamento offerto ai collaboratori che fosse molto british e lì è venuta fuori l'individualità inutile degli italiani, anche i messaggi stampa erano completamente diversi. Facevo anche dei messaggi via radio e dei video fatti con mio nipote ing. Riccardo Mangano in cui si faceva alzare dei missili dalla nostra concessionaria fino all'altra sede in V.le Monza. Poi naturalmente bandiere e striscioni a volontà in V.le Zara. Cartelloni luminosi e naturalmente ogni tanto dei cocktail per le presentazioni delle auto abbastanza raffinati. Ne ricordo uno a caso in cui si era fatta una festa con molti personaggi di Milano e avevamo registrato attraverso un impianto stereo la musica a fisarmonica di Piazzolla.
Portachiavi di argento studiati con il logo di Hi Tech Edition Car fatto dalla Johnson. Presentazione della Lexus trasformando il giorno in notte con l'intervento dei tecnici delle luci del Piccolo Teatro. Ambientazione ripresa da un importante quotidiano giapponese.

Il prefiguratore antesignano.

Quello su cui io ho insistito molto da subito in tante circostanze e con tanti funzionari Toyota era che non riuscivo mai a trovare nelle auto giapponesi una linea dell'auto convincente. Erano tutte arrotondate. E io avevo l'occhio alle auto da corsa. Io stesso sono stato proprietario di 2 TR3, di 2 Porsche, di una Daimler (ce n'erano 3 a Milano: uno io, uno Jannacci, l'altro uno che abitava davanti alla Cattolica). Ero innamorato da sempre dalle linee delle auto disegnate di Pininfarina e Bertone, vedi vari tipi di Giulietta o la Lancia Spider America. Ma non riuscivo a farlo capire. Il ritornello era sempre lo stesso: "Niente da dire sulla meccanica, le Toyota vanno da Dio, però l'estetica è vecchia". Pensiamo che l'antenata di maggior successo della Toyota in America era la Corolla. Te lo dico io che exploit estetico. ​
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Guglielmo Spotorno ha anticipato di 24 anni il prefiguratore che oggi è il fiore all'occhiello delle concessionarie.
Questo è così vero che Toyoda ad un certo punto ha chiamato i suoi ingegneri e ha detto: sono stanco di essere chiamato Corolla man. Studiatemi un'auto di lusso, che dia luce e splendore. Così è nata la Lexus. Da queste parole. Queste non sono mie invenzioni, è storia. Come è storia il colloquio che ho avuto in Giappone con il capo ingegnere dell'ultima sera, durante il pranzo ufficiale. L'ho detto e ripetuto, sia per il frontale che per il posteriore delle auto. E credo che questo abbia avuto un importante seguito.
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E' così vero che quando è uscito il piccolo Rav io sono rimasto così entusiasta che l'ho chiamato la macchina di paperino per la sua piccola e grande originalità. E cosa ho fatto? Ho cominciato a trasformarla tutta rendendola molto più bella. Ho diverse riviste che scrivono e ci sono le foto di queste mie auto che hanno fatto un po' di storia a Milano. Forse più della Black Jack della Fiat. Naturalmente la mia attività non si è fermata lì, ma io ho portato queste auto personalizzate in diversi saloni. 2/3 volte al più importante al Motor Show di Bologna e a Monza.​​
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Public Company.

Il mio ricordo è sempre andato alla Olivetti, che è stata la fucina di tanti grandi imprenditori. E soprattutto alla mia idea di come si doveva intendere il rapporto di lavoro. ​
Uno degli obbiettivi del mio iter, dal 1992 ad oggi, è stato quello di non essere un semplice imprenditore dell'auto (o un venditore di lamiere), ma di creare un'organizzazione che si ispirasse al concetto di public company secondo tre voci: struttura, collaboratori e prodotto. Questi tre aspetti sono complementari e nessuno può mancare.
La struttura deve essere studiata dal punto di vista logistico per visibilità, raggiungibilità, vie di percorrenza e metropolitana (possibilmente sulla destra, uscendo). La struttura deve anche essere pensata in termini di graduale espansione degli spazi. E soprattutto fruibile e senza ascoltare troppo geometri e architetti che sono spesso troppo fantasiosi senza curarsi delle esigenze concrete. Quindi sempre riunire (e qui dipende dalla preparazione dell'imprenditore) estetica ed utilità, presente e futura.
I collaboratori sono uomini e soprattutto persone. devono essere inseriti nella struttura senza subirla. Ci deve essere quindi una sinergia tra pareti e spazi e necessità personali.
Sia la struttura che i collaboratori devono crescere con il prodotto. Essere sempre aggiornati sulle novità della tecnologia e dell'estetica. Anche l'abbigliamento e il linguaggio devono 'sposarsi' al prodotto. Questo problema deve essere affrontato secondo tre spazi anch'essi sempre complementari tra di loro.  Commerciale, amministrativo, assistenza. Questo è uno degli aspetti più difficili di una società di automotive. All'apparenza sembra che il più importante sia il commerciale mentre in realtà per me è l'assistenziale, in quanto l'automobile è un bene mobile registrato e al pari di una casa non andrebbe considerato "di consumo", ma un investimento da conservare e tutelare con la migliore assistenza possibile.

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Lo pensavo nel 1994 e lo penso ora.
Il reparto amministrativo sembra essere il meno importante invece per una società che può vendere anche 3000 auto tra nuovo e usato, è fondamentale avere i conti in ordine. Non basta fare un business management, programmare dei budget, ma è necessario sempre fare delle simulazioni di bilancio e almeno dei bilanci trimestrali. Prendiamo per esempio l'usato. E' importantissimo ed è quello che fa la differenza nel bilancio. E' il polmone finanziario dell'azienda e deve ruotare almeno tre volte nell'arco di un anno. In questi ultimi anni è cresciuta sempre l'importanza del marketing e della comunicazione via internet. I clienti guardano e studiano tutto sul computer e arrivano già preparati. anche più dei venditori. Teniamo tuttavia presente che le immagini al computer sono puramente virtuali. Se per esempio io sono un garagista posso mettere in apertura del mio sito le più belle auto di Toyota e Lexus e dal punto di vista della struttura, usando la fotografia dimostrare spazi che si allargano quando sono in realtà ristretti. A questo metodo ricorrono quasi sempre anche gli alberghi quando devono dimostrare le loro qualità. Una foto o un video, per quanto ben realizzati, non potranno mai essere coinvolgenti quanto l'esperienza di una visita di persona.
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