I bambini perdono l'innocenza.
Con la guerra, gli anni passano veloci. Già a 5 anni disegnavo processioni di bombe.
Ero sfollato lassù, a Chiesa di Valmalenco. Così lassù che non ho mai visto un soldato. Questa tranquillità la si pagava con la mancanza di tutto. Alla sera le donne di casa si radunavano e sentivano Radio Londra. Io, della guerra, non capivo molto. Me ne accorgevo dalla povertà e da come poteva morire un animale... a cui si vuole bene: il Full e la mucca del macellaio Zerbi. Il Full era il nostro cane di famiglia. Senza pretese, se non per quel nome. Una notte morì e nonna Carlotta ne fece sapone. Padri e figli morivano in guerra e le donne rimaste a casa non pensavano certo alla nostra innocenza. |
La mucca di Zerbi, l'ho vista io. Ricordo: salivo dai ciottoli del vicolo e ho visto la porta del macello aperta senza rispetto. Il cielo era di pioggia e forse si cercava la luce. Io vidi quel colpo di mazza cadere sulla testa della mucca... lei incrociò le gambe e cadde con un inchino alla morte.
Vendetta in punta di penna.

Nel ‘46 vengo spedito a Celle Ligure, da zia Ester. Io volevo bene a questa zia, tutta chiesa e raccomandazioni al cielo. Forse sognava che andassi in paradiso, vicino alle zie suore e a un cugino frate.
Dicevo “Saltiamo il Credo?”. Niente da fare. Le preghiere, con lei, erano in fila indiana. Mattina e sera.
Mi sono vendicato con un pennino a torre… Con l’inchiostro di china disegnavo la protagonista dei miei incubi. Era sempre mia zia. Sulla carta diventava una donna pelosa, con i capelli a treccia, il mento di Totò e la pipa sempre in bocca come le zingare dell’Alpicella. La facevo strana, ingombrante, più brutta possibile, e con un contorno di merletti, fiori e ciondoli.
Dicevo “Saltiamo il Credo?”. Niente da fare. Le preghiere, con lei, erano in fila indiana. Mattina e sera.
Mi sono vendicato con un pennino a torre… Con l’inchiostro di china disegnavo la protagonista dei miei incubi. Era sempre mia zia. Sulla carta diventava una donna pelosa, con i capelli a treccia, il mento di Totò e la pipa sempre in bocca come le zingare dell’Alpicella. La facevo strana, ingombrante, più brutta possibile, e con un contorno di merletti, fiori e ciondoli.
Incubi.
Vedi anche: "Fumenti, follia, Incubi di Gugi bambino."
La Liguria.
Nonostante fossi andato a Milano a studiare, di inverno quando gli altri andavano in montagna, io me ne venivo a Celle da mia zia Ester, la quale non mi rompeva più le palle con le prediche perché ero ormai scafato dai preti del San Carlo. Allora ho cominciato a disegnare la Liguria.
Dopo i due importanti premi di Roma Palazzo Venezia e Motta Alemagna vinti a 12 anni, mi confermo anche a 13 e 14, sia per il disegno che per la poesia. Si tratta di una sede molto meno prestigiosa, il Collegio San Carlo, ma è indicativo di una continuità creativa.
Nick: "Sig. Spotorno, qui ci starebbe bene un bel tasto azzurro che invita il lettore a proseguire col prossimo argomento".