Giornalismo.

Mio nipote Guglielmo vive al 50% di buon senso e al 50% di ironia… una ‘difesa’ alle incertezze dell’età e dal portare il mio nome. Sono un nonno ingombrante e polemico, carico di energia anarchica. Alcune volte non trovo le distanze e mi butto d’istinto sulle cose.
Conclusione: con il nipote sbaglio per troppo amore. Sono il compagno di banco, il confessore, il trainer sportivo… il consigliere scolastico. Quando lo invito, lui siede a capotavola. Parliamo di Milan e di giornalismo… L’altro giorno, senza ragione, mi interrompe e si inventa un paragone: “Banderas è diventato attore riempiendo brioche… e tu come hai fatto a diventare giornalista? Forse eri raccomandato dal bisnonno?”. Io rispondo: “No. Mio padre, come giornalista era prolisso e noioso. Non poteva raccomandare nessuno. Scriveva cose importanti di persone importanti… ma continuava a ribadire.". La moglie Enrica diceva: “Franco, guarda che i lettori non sono tutti cretini”.
In conclusione il bisnonno non sapeva cancellarsi e non era uomo da raccomandazioni….e ora ti racconto come è andata.
Conclusione: con il nipote sbaglio per troppo amore. Sono il compagno di banco, il confessore, il trainer sportivo… il consigliere scolastico. Quando lo invito, lui siede a capotavola. Parliamo di Milan e di giornalismo… L’altro giorno, senza ragione, mi interrompe e si inventa un paragone: “Banderas è diventato attore riempiendo brioche… e tu come hai fatto a diventare giornalista? Forse eri raccomandato dal bisnonno?”. Io rispondo: “No. Mio padre, come giornalista era prolisso e noioso. Non poteva raccomandare nessuno. Scriveva cose importanti di persone importanti… ma continuava a ribadire.". La moglie Enrica diceva: “Franco, guarda che i lettori non sono tutti cretini”.
In conclusione il bisnonno non sapeva cancellarsi e non era uomo da raccomandazioni….e ora ti racconto come è andata.
Nino Nutrizio e ‘La notte’.
Una mattina mi telefonano da ‘La Notte’: “Il direttore la vuole conoscere”. Ci vado di corsa, entro nell’ufficio di Nino Nutrizio. Poche parole: “Ha pubblicato una lettera con uno pseudonimo, Elmo Torno. Scriva qualcos’altro”. Telefono a mio padre e lui mi ‘incoraggia’: “Stai attento! Tu vai a togliere ‘pane’ e spazio a gente che ci vive”. Scrivo quattro articoli, ne pubblicano tre. Chiedo una spiegazione e mi sento dire: “Chiariamoci. Le diamo una rubrica tutti i lunedì. E lei la domenica sera ci porta due cartelle. Scriva quello che vuole. Se il lettore gradisce, pubblichiamo. Se piacciono solo a lei e a sua moglie, li buttiamo nel cestino”.

Mi pagano bene, e faccio la fotocopia del primo assegno. Dopo sei mesi di ‘Fuori Campo’, mi danno una seconda rubrica: ‘Senza Cravatta’.
Guglielmo mi interrompe: “Insomma, ‘fuori’, ‘senza’… ma quando eri dentro? Non lavoravi e ‘cazzeggiavi’ un po’ in ditta un po’ in redazione”. Non gli dico che scrivo di notte. Lui ha già visto i 46 ‘libri verdi’ della mia vita… forse pesano di più su figli e nipoti che sui ripiani della libreria. Devo alleggerire il confronto e gli racconto qualche ‘trasgressione’ da trentenne: “Pensa! Tutti i lunedì mattina andavo al bar Basso a leggere il mio articolo ordinando un Cocktail Martini”. Finito di leggere, annuso la pagina, il profumo di stampa… e penso: “Cazzo, c’è qualcuno in questa città che mi sta leggendo!”.
“Nonno, dici troppe volte ‘cazzo’… e vuoi essere il mio maestro?”.
Guglielmo mi interrompe: “Insomma, ‘fuori’, ‘senza’… ma quando eri dentro? Non lavoravi e ‘cazzeggiavi’ un po’ in ditta un po’ in redazione”. Non gli dico che scrivo di notte. Lui ha già visto i 46 ‘libri verdi’ della mia vita… forse pesano di più su figli e nipoti che sui ripiani della libreria. Devo alleggerire il confronto e gli racconto qualche ‘trasgressione’ da trentenne: “Pensa! Tutti i lunedì mattina andavo al bar Basso a leggere il mio articolo ordinando un Cocktail Martini”. Finito di leggere, annuso la pagina, il profumo di stampa… e penso: “Cazzo, c’è qualcuno in questa città che mi sta leggendo!”.
“Nonno, dici troppe volte ‘cazzo’… e vuoi essere il mio maestro?”.
Indro Montanelli e Gianni Brera.
A quell’età, tutti hanno i propri idoli. I miei erano Montanelli e Brera. Così diversi e così uguali da farsi ‘bere’ sempre fino all’ultima riga. Diversi: Montanelli è magro e ‘spennacchiato’, e da toscano semplifica il difficile con ironia e buon senso.
Brera, invece, è uomo della Pianura Padana. Ama la buona tavola, fuma toscano e beve barbera. E’ un ‘triste’ provocatore, che nel ’71 mi scrive: “Caro Spot, …. io sono un artigiano scontento, come tutti gli artigiani che pensano all’arte”. E conclude “…i miei personaggi sciamano come gazze importune…”. |

Io avevo già intuito questo stato d’animo da poche sue parole: “Guglielmo, hai talento. Lascia perdere il giornalismo e scrivi un libro”. Quasi volesse parlarmi del suo romanzo ‘Il corpo della ragassa’. Passò inosservato e Brera ritornò a battere la sua Olivetti, a scrivere solo di calcio.
Questo è il suo ‘stagno’. Si muove con inventiva e scioltezza. Nel ’50 diventa direttore della Gazzetta dello Sport e abbandona la retorica di chi lo precede: Emilio De Martino è completamente dimenticato.
Brera mette da parte il sentimento e inizia analisi concrete in cui si parla per la prima volta di ‘morfologia atletica’. E si discute sul ‘baricentro basso’, ‘falcata da quattrocentista’, ‘debito d’ossigeno’. La gente, all’inizio, non capisce… dopo si diverte a questa equazione: ‘giocatori = cavalli da corsa’.
Brera inventa le pagelle dei giocatori e tutti, al lunedì, comprano ‘Il Giorno’ per leggere i suoi voti. Ancora oggi, le pagelle dei giocatori sono le più lette. Siamo tutti dei bambini.
Qui Guglielmo mi interrompe: “Dai nonno, parli e scrivi di persone che hanno il cervello nei piedi!”.
“Il vero giornalista, dà al lettore quello che vuole… ci sono anche ‘trucchi’ per non essere banali”.
“Tipo?”.
“Criticare dio!”… Rivera è il ‘dio del calcio’. Brera lo critica con pazienza d’artigiano e conclude sempre con queste parole: “Rivera, sì… però rimane sempre un grande mezzo giocatore”. Un ‘pallone d’oro’ che diventa la metà di uno.
“E tu, che non sei Brera, quali espedienti?”.
“Vai al diavolo! Leggiti almeno tre articoli”.
Questo è il suo ‘stagno’. Si muove con inventiva e scioltezza. Nel ’50 diventa direttore della Gazzetta dello Sport e abbandona la retorica di chi lo precede: Emilio De Martino è completamente dimenticato.
Brera mette da parte il sentimento e inizia analisi concrete in cui si parla per la prima volta di ‘morfologia atletica’. E si discute sul ‘baricentro basso’, ‘falcata da quattrocentista’, ‘debito d’ossigeno’. La gente, all’inizio, non capisce… dopo si diverte a questa equazione: ‘giocatori = cavalli da corsa’.
Brera inventa le pagelle dei giocatori e tutti, al lunedì, comprano ‘Il Giorno’ per leggere i suoi voti. Ancora oggi, le pagelle dei giocatori sono le più lette. Siamo tutti dei bambini.
Qui Guglielmo mi interrompe: “Dai nonno, parli e scrivi di persone che hanno il cervello nei piedi!”.
“Il vero giornalista, dà al lettore quello che vuole… ci sono anche ‘trucchi’ per non essere banali”.
“Tipo?”.
“Criticare dio!”… Rivera è il ‘dio del calcio’. Brera lo critica con pazienza d’artigiano e conclude sempre con queste parole: “Rivera, sì… però rimane sempre un grande mezzo giocatore”. Un ‘pallone d’oro’ che diventa la metà di uno.
“E tu, che non sei Brera, quali espedienti?”.
“Vai al diavolo! Leggiti almeno tre articoli”.
Guerin Sportivo. Arciposta. Mia lettera pubblicata e risposta di Brera.
Brera, fra l’ironico e il serio, mi chiama professore e mi invita al suo ‘cenacolo’ del giovedì.
Io rileggo la mia lettera, la trovo troppo lunga e saccente. Solo due parole restano attuali: ‘coefficiente di difficoltà’… nel capire il linguaggio dei politici.
Io rileggo la mia lettera, la trovo troppo lunga e saccente. Solo due parole restano attuali: ‘coefficiente di difficoltà’… nel capire il linguaggio dei politici.
Il conte Alberto Rognoni.

Non mi accontento, voglio ‘arrivare’ al ‘Guerin Sportivo’. Brera non ci sente. Lo spazio è già occupato da giornalisti e scrittori importanti.
E mi rimanda all’editore del giornale. Una sera, il Conte Rognoni mi invita a casa sua. L’appartamento è importante, con divani e figlie all’altezza del suo settimo piano. Corretto e sbrigativo, mi accompagna alla porta: “Mi mandi qualcosa di scritto”. Passano sei giorni e mi telefona: “Ho letto, mi è piaciuto. Le do l’ultima pagina del giornale, scelga con Brera l’intestazione”. Sono a letto con mia moglie, l’abbraccio: “Pensa Agata! una pagina tutta per me… e scrivo come e quello che voglio”. Nasce ‘Controcorrente’. Quell’anno arriva anche un ‘inedito giornalistico’: ‘Wiskey e Tartan’. Questa è un’idea di Enrico Crespi, de ‘La Notte’. Mi dice: “Ci sono le Olimpiadi a Monaco. Si metta davanti alla televisione. Beva uno scotch e mi porti una cartella entro mezzanotte”. E così è stato. Per tutta la durata dei Giochi sono andato avanti e indietro da Via Moscova a Piazza Cordusio, Sede del giornale. Era notte, quasi correvo e qualche volta facevo il ‘salto triplo’ da un marciapiede all’altro.
Guglielmo si stupisce: “Tutto qui? Tutto così in fretta?”.
“Nel giornalismo sei sempre in ritardo. L’ultima notizia divora l’altra.”
Oggi le notizie sono leggere come coriandoli. Sul web tutti li tirano in aria… e hanno solo il tempo di cadere.
E mi rimanda all’editore del giornale. Una sera, il Conte Rognoni mi invita a casa sua. L’appartamento è importante, con divani e figlie all’altezza del suo settimo piano. Corretto e sbrigativo, mi accompagna alla porta: “Mi mandi qualcosa di scritto”. Passano sei giorni e mi telefona: “Ho letto, mi è piaciuto. Le do l’ultima pagina del giornale, scelga con Brera l’intestazione”. Sono a letto con mia moglie, l’abbraccio: “Pensa Agata! una pagina tutta per me… e scrivo come e quello che voglio”. Nasce ‘Controcorrente’. Quell’anno arriva anche un ‘inedito giornalistico’: ‘Wiskey e Tartan’. Questa è un’idea di Enrico Crespi, de ‘La Notte’. Mi dice: “Ci sono le Olimpiadi a Monaco. Si metta davanti alla televisione. Beva uno scotch e mi porti una cartella entro mezzanotte”. E così è stato. Per tutta la durata dei Giochi sono andato avanti e indietro da Via Moscova a Piazza Cordusio, Sede del giornale. Era notte, quasi correvo e qualche volta facevo il ‘salto triplo’ da un marciapiede all’altro.
Guglielmo si stupisce: “Tutto qui? Tutto così in fretta?”.
“Nel giornalismo sei sempre in ritardo. L’ultima notizia divora l’altra.”
Oggi le notizie sono leggere come coriandoli. Sul web tutti li tirano in aria… e hanno solo il tempo di cadere.
Sky. I Ragazzi e… Sconcerti.

Qualche sera vedo le reti Sky. Le partite in prima serata, e dopo il calcio mercato. I ragazzi sono così lucidi e stirati… usciti da una doccia di gel. Poi c’è anche una ‘biondona’, con la voce roca, che esce da due pacchetti di Malboro. Sono bravi, ma volano in alto come aquiloni. Fuori dal reale, sono messi lì a distrarci, ma se cambi canale… torvi la faccia funebre di Mentana.
C’è anche Caressa. Mi è piaciuto subito per quella frase: “L’arbitro fischia, e manda tutti a prendere un tè caldo”…che piova o ci sia il sole a picco. L’altro è quel ‘frate’ toscano di Sconcerti. Sovrappeso, si eleva leggero con discorsi che uniscono logica e numeri… ma poi, all’improvviso, ‘gira le sue frittate’ con sofismi surreali. Complimenti! Trova anche lui, come Brera, il modo per farsi ascoltare.
C’è anche Caressa. Mi è piaciuto subito per quella frase: “L’arbitro fischia, e manda tutti a prendere un tè caldo”…che piova o ci sia il sole a picco. L’altro è quel ‘frate’ toscano di Sconcerti. Sovrappeso, si eleva leggero con discorsi che uniscono logica e numeri… ma poi, all’improvviso, ‘gira le sue frittate’ con sofismi surreali. Complimenti! Trova anche lui, come Brera, il modo per farsi ascoltare.
Il dubbio e Cristina.
Scrivere di un giornalista non è facile. Se poi quel giornalista sei tu, lo è ancora meno. Parole e noia sono in agguato.
In questo sito mi trovo anche peggio: scrivo e riscrivo. Butto giù la testa. Taglio, cucio, strappo la stoffa. Sempre con quel dubbio: “Sono un sarto?”. Sì o no? Di certo sono un sarto di Celle Ligure… dove non si fermano neppure i diretti.
In questo sito mi trovo anche peggio: scrivo e riscrivo. Butto giù la testa. Taglio, cucio, strappo la stoffa. Sempre con quel dubbio: “Sono un sarto?”. Sì o no? Di certo sono un sarto di Celle Ligure… dove non si fermano neppure i diretti.
Cristina: “Ma sia coerente, chiuda tutto! L’altro giorno ha scelto la foto da mettere sulla sua tomba: lei ‘smaglia’ le sardine con due amici già defunti. Ce la metta una buona volta!... Spegniamo il computer e andiamo all’Ideal Stone”.
Ha ragione, il problema oggi è questo: scegliere una cornice che stia bene con le sardine e la Pietra di Finale.