Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Oh, sì come sono fortunato.

25/1/2015

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Grazia, ho intuito il tuo talento di scrittrice. Ti accompagno in poche righe e mi trovo davanti un film in bianco e nero. Un film girato anni fa con la cinepresa sulle spalle perché l'operatore cammina con gambali nell'acqua. Acqua scura e con odore di fango. L'occhio guarda con sospetto la riga che sale sui muri. Tutto è sporco, grigio, anche quello che prima era bianco. Il cielo è una tela senza vita. ​
Io ho sonno e mi sveglia Gloria con un piatto di tortellini in brodo e un plaid per le ginocchia. Insomma, un po' quello che fa pensare ad un Alberto Sordi con un po' di "oh, sì! Come sono fortunato". 
​Laggiù, sotto il mio cancello, dopo le piante di bamboo, c'è acqua sufficiente a due anguille. 
Lascio il racconto di Grazia e mi trovo il solito funereo Mentana che racconta la bufera di neve sull'America.
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"Mare forza sette" - Guglielmo Spotorno, 2012

1966...l'alluvione.

​"Un ci facciamo pigliare da ì panico!"
(con l'accento sulla "ì" - come"ì mangiare pe' l'uccelli") era quello che si sentiva ripetere.
Dall'archivio RAI
Voce narrante: Richard Burton
Musica: Mozart - Requiem In D Minor, K.626
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La mia quinta elementare, da antipatica secchiona... i "pinaroli" che, dopo il tanto piovere, si trovavano in ogni dove sotto i pini. Noi eravamo in Toscana con la mamma mentre il mi' babbo era tornato a Milano. Non c'erano i mezzi di comunicazione che ci sono ora e la situazione, dal Nord, appariva tragica. Alla televisione raccontavano di valle allagata e i giornali pubblicavano foto che mettevano l'angoscia.
Il Valdarno appariva sotto l'acqua. In realtà a noi era andata bene perché il borro di fronte a casa nostra aveva tracimato dall'altra parte e sull'Arno la diga sembrava tenere.

C'era stato un falso allarme, ma mia madre aveva i nervi saldi e quando tutti davano i numeri lei rimase ferma, a casa. Non tranquilla, ma lucida.
Ci fece mettere gli scarponcini nuovi, i maglioni caldi, riempire gli zainetti. Tutto per essere pronti a salire su in Casentino se l'acqua ci avesse raggiunto. Non si mosse, in principio...

Mi richiamò all'ordine quando io, da secchiona, mi volevo portare dietro tutti i libri. Le scene che seguirono all'annuncio che la diga non aveva retto sono indelebili: le persone si riversarono sulle strade. Donne in sottoveste, il camion dei rifiuti che cominciò a tirar su gente e le macchine del Comune, con l'altoparlante, che raccomandavano la calma. Una nonna con la gamba ingessata spinta a forza in auto e dopo non riuscivano più a disincastrarla e poi sedie portate via sulla canna delle biciclette. Ma...per farne che mi chiedo. 
La mamma, come sempre forte, ferma, lucida e responsabile. La cantina era allagata, ma l'acqua del Borro andava dall'altra parte e l'Arno non cresceva...tutti si muovevano come trottole e noi a giocare a Mercante in fiera, a sentire racconti di vita e a imparare praticamente l'igiene, la fisica, la metereologia... la botanica.
Quando tornò il silenzio, ore dopo, ci mettemmo in cammino. Lei al volante sorridente anche se in compagnia di mille preoccupazioni, non ultima quella di rimanere a secco. La benzina era finita, l'autostrada interrotta e non c'erano rifornimenti.
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Mi sono resa conto solo dopo del suo sospiro di sollievo quando trovammo una pompa. Rideva, perché voleva che ridessimo, quando ci trovammo di fronte a un benzinaio che non sapeva da che parte fosse il tappo del serbatoio. Là non arrivavano di frequente automobili. La nostra Sceriffa era stata la prima 850 Fiat ad arrampicarsi da quelle parti. 
Il Casentino è un po' "chiuso", infatti. E poi guarda più ad Arezzo che a Firenze. E' per questo che ha mantenuto il bello della tradizione ed è per questo che io ci sono tanto legata. 
Raccogliemmo funghi e funghi e tornammo tardi. Eravamo pronti a passare giorni fuori di casa: il pieno era stato fatto...era arrivato il sole. Lei ci fece correre, sfogare. Cenammo anche fuori, il che non era nelle nostre abitudini.
​

Tornammo tardissimo e...trovammo nostro padre, incredibilmente infangato, che dormiva sui gradini di casa. Era partito da Milano con un collega dell'Azienda, che aveva famiglia a  Firenze. Avevano riempito l'auto di bottiglie di acqua minerale e avevano inforcato l'autostrada senza sapere cosa avrebbero trovato. Da Firenze a San Giovanni mio padre fece l'autostop. Era sempre più difficile raggiungerci, ma lui si rasserenava man mano che si avvicinava alla meta. La situazione era brutta, ma non come se l'aspettava.
Una volta arrivato, al primo momento di sconcerto, di fronte a un portone chiuso, fece seguito la calma...

​Prima o poi saremmo tornati.

Grazia
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Donne che salgono, donne che scendono.

21/1/2015

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Ho selezionato 12 poesie in una raccolta dal titolo 'DONNE CHE SALGONO, DONNE CHE SCENDONO' per InediTO - Premio Colline di Torino 2015 XIV Edizione per opere inedite Poesia, Narrativa, Teatro, Cinema, Musica.

Maggiori informazioni qui.
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Fausto Pirandello, Donne sulla scala
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Raccolta di poesie di livello superiore.

20/1/2015

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Il 9 dicembre il poeta NEVIO NIGRO scrive un'importante critica sulla mia poesia, con queste parole: "RACCOLTA DI POESIE DI LIVELLO SUPERIORE". La stessa critica e' apparsa sulla rivista online 'LITERARY', dell'editore CROCETTI

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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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