A me queste poche righe son subito piaciute. Non so, forse l'ondata Madre fotografata da "Sasha" (Alessandro Benedetti) ha portato tutto a riva: Fede, speranza, carità, metafore, citazioni, avverbi, agettivi, analisi e sintesi... tutto di troppo: Licinio che scrive e io, Guglielmo, che leggo, ci troviamo finalmente dentro a una forza che ci fa galleggiare con il semplice e solo scopo di non annegare.
Nessuno a votare. Questo è il mio sogno di questa notte, forse il sogno degli indecisi. L'unico sogno che vorrei, per ridere mentre dormo. I chioschi vuoti, scrutinatori, vigili, carabinieri che si guardano perplessi. Nessun fotografo, nessun giornalista, neanche quelli che vendono le castagne davanti al liceo Parini. Insomma niente e nessuno. E vedere Prodi, D'alema, Renzi, Salvini, Brunetta, Mattarella, Grillo, Berlusconi, Padoan arrivare a piedi da soli, senza calze, con le scarpe nero lucido, guardarsi attorno smarriti come chi ha sbagliato giorno. Piegarsi in due, sotto il cappotto, e sussurrare con il cellulare...
E qui ci vorrebbe Federico Fellini, Maestro del Surreale, tra il tragico e il comico. E io rido e sogno finchè non arriva, alle 6:30, la telefonata di mio figlio Antonio che mi chiede per l'ennesima volta - "Come stai?". - "Un cazzo di niente! Sognavo di convincere l'Italia a non votare!". - E lui: "Il solito esagerato!" - "Lo so, è il sogno più bello per me e molti italiani". La prima donna di cui mi sia innamorato era figlia di un Panettiere Ligure. Ho cominciato a mangiare focaccia tutte le mattine: sceglievo l'ora in cui lei veniva dietro il Bancone. Io non la vedevo mai intera, ma solo i capelli corti e ricci, gli occhi castani. Portava sempre un vestito che sembrava tagliato da una tovaglia, ma il seno era disegnato bene. E io pensavo a quello: non mi interessava che alcuni mi dicessero che era bassotta di sedere e di gamba corta, a me interessava quella metà, pallida come chi sta sempre in mezzo alla farina. Io credevo che capisse, ci stavo dei minuti: focaccia semplice, con le cipolle, focaccia alta, bassa. Finivo sempre per aspettare le prossime teglie. Appena sfornate sono calde e vale la pena aver pazienza. Diventando grande non ho mai avuto pazienza. Allora che non sapevo nemmeno cosa fosse un bacio vero e avevo visto una volta un seno, quello di mia madre, avrei aspettato una vita. Mi sedevo su quei sacchi grossi di castagne secche, di fagioli, di fave che stavano a terra nelle panetterie. Di notte, a letto, quando mia zia dormiva, cantavo quasi in silenzio 'Anema e core': "Tennimoce acussi', anema e core, nu ce lasciammo chiu'manco pe n' ora". Una mattina con pantaloni corti tirai una riga nei capelli umidi e andai dalla panetteria. Entrai e dissi: "Carla, vieni fuori un minuto, ti devo cantare una canzone. Scusami sono un po' stonato, ma l'ho provata, e riprovata". Ascolta "Anema e core" interpretata da Nick
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Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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