Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

La televisione arriva a celle. Nel '54?

7/3/2019

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Le truppe americane costringevano alla fuga quelle tedesche sulla costiera ligure. I tedeschi fermi a Celle avevano deciso di lasciare il nostro paese. Non è stata per loro una decisione facile perché sulla collina dei Bottini avevano fatto delle trincee di difesa e soprattutto avevano piazzato potenti cannoni che controllavano il mare. Ne posso parlare perché il mio amico ormai scomparso Giacomo Mordeglia, aveva lavorato per questi bunker e mi aveva raccontato tanti aneddoti. Ne scelgo uno per gli amici cellesi e per tutti i cercatori di funghi. I tedeschi, nella loro organizzazione, avevano delle sostanze chimiche che permettevano di fare una zuppa di patate e con funghi anche tossici. ​
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Bottini
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Ritorniamo alla cronaca. Da Genova ad Arenzano, le truppe americane premono con i carri armati e l'esercito tedesco fermo a Celle Ligure. Quando arriva l'ordine di lasciare il nostro paese, il generale tedesco decide di minare la zona più prestigiosa di Celle, quella chiamata Crocetta, che unisce Celle Piani con Celle Paese. L'ultima notte, proprio l'ultima, un partigiano idiota decide di passare alla 'storia' e uccide come un cecchino un tedesco di guardia sulla Strada Romana. Parte la rappresaglia e i tedeschi fanno brillare le mine. Tutta la Crocetta diventa macerie e polvere. 
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Crocetta prima del bombardamento
Io, a 7 anni, di ritorno a Celle, ho camminato per quella larga strada di terra battuta e di detriti che sarebbe diventata 'La Passeggiata'. Per i maligni 'il viale del tramonto', per i turisti la gioia, e per i bambini la possibilità di vedere le mareggiate proprio sotto di loro, senza nessun pericolo. Un vero film della natura che ancora oggi è la prima attrattiva di Celle. 
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Solo per cronaca cito i fallimenti dei tanti baristi che hanno cercato di trasformare la passeggiata in luogo alla moda. Ora l'Alborada sarà forse destinata ad accogliere la biblioteca. Dal Rap ai libri di cultura. Impennata evolutiva. Celle ogni tanto sorprende. E questo non è male, visto che ci considerano un 'paese di vecchi'. ​
Ci sono state poi altre vicende minori e divertenti. Il tentativo molto costoso, ma di grande interesse delle piante grasse, in un mix tra il salino del mare portato dal vento e lo scarico delle auto che passavano  proprio sopra le delicate piante. Qualcuno ha poi rubato le più piccole... allora hanno messo delle ceramiche che non hanno trovato ancora nessun appassionato del furto. C'è anche un pozzo molto bello, ma la sorpresa è che non c'è acqua. 
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La passeggiata: sulla sinistra le piante grasse
La passeggiata di Celle, ceramiche o non ceramiche, è una delle più belle d'Italia. Pavimentata in porfido ha una elegante balaustra in pietra rosa di Finale.  Molti ne reclamano la paternità. L' Onorevole Russo o altri. Non importa, resta l'opera. E' un balcone a vista sul mare, sia calmo che in tempesta. Qualcuno mi ha detto: "Andiamo anche di notte... è un teatro a cielo aperto". ​
Tutte queste parole sono presupposto di arrivo della televisione. La Radio Televisione Italiana decide di fare il primo collegamento prova con Celle, proprio per l'inaugurazione ufficiale della passeggiata. E' l'inizio degli anni '50 e la RAI costruisce con quattro assi un piccolo teatro di posa proprio sul 'pennello'. I soldi sono pochi e si deve fare pur qualcosa per non limitarsi al discorso dell'Avv. Gigi Becce, Presidente della Azienda Autonoma di Soggiorno. Gli organizzatori propongono un concorso di poesia, direttamente in apertura di trasmissione. I concorrenti, io e gli altri partecipanti, abbiamo un'ora di tempo per scrivere una poesia. La si deve leggere in diretta, davanti le telecamere. Mi ricordo che l'ho riletta non so quante volte, stando seduto sul muretto di fronte al campo di tennis del Villa Costa. L'avevo scritta lì sul tavolino, sotto lo sguardo benevolo del vecchio 'Scintilla' Costa, che ogni tanto interrompeva le sue liti con il figlio. Sono 'ceti', ma a quell'epoca erano famosi e istituzioni di Celle Piani.
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E' sufficiente vedere il mio abbigliamento con i jeans larghi rivoltati, la maglietta da marinaio e il golf sulle spalle... per capire la moda trasgressiva (???) dei tempi.
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Vorrei sapere chi è quella bella ragazza a destra... spero proprio che sia viva. Questa era la gioventù di allora.
PS: Sono in cerca di aiuto per ulteriori notizie e precisazioni
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Mi faccio una casa.

27/2/2018

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Oggi una donna non fa più un golf per il nipote e neppure il brodo per il marito. Tutto è già fatto. 
Io conosco una donna di nome Carla, così piccola che la chiamano Carletta. 
Tutto è piccolo in lei, persino i capelli di un centimetro. Però ha una forza e una volontà da gigante. Suo padre le ha lasciato un campo nell'entroterra, un po' seminato, un po' “a serbu”. 
Lei ha preso con energia i suoi due uomini...il marito, e il figlio, e li ha portati davanti a quel campo con queste parole: "Ora qui, ci facciamo la nostra casa!".
Il noi è puramente dialettico. Nei suoi discorsi invece questa piccola casa è stata fatta dal figlio Carlo... Carlo qui, Carlo là, Carlo è andato fino a Luserna a prendere le pietre... ha comprato le 550 lance di ferro della cancellata. 
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Umberto Boccioni - "Carica di lancieri", 1915

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Guglielmo, le ragazze di una volta e i Queen.

3/7/2015

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Oggi è sufficiente andare su Rete4 per trovare pubblicità su gengive, sudore, mestruazioni e creme che ti fanno dimagrire durante il sonno. Sembra quasi che gli italiani debbano stare tutto il giorno in bagno o a letto.
Ieri tutti 'puzzavano' del loro lavoro. Anche i preti, che giocavano con noi sotto il sole, negli oratori. In tonaca, sudati, ma tutti amici. 
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Diverso era per le Ragazze di una volta. Quando avevano 'le loro cose', in città non si vedevano e d'estate stavano sotto l'ombrellone, quasi in castigo. Dietro la sdraio a giocare con il chiodo, in imbarazzo per il loro respiro. La Cristina mi interrompe: "E' meglio che lei si occupi dei greci, se no rischia di raccogliere qualche insulto in più". 

Io non l'ascolto, sono così dentro a presente e futuro, che mi concedo qualche pausa nel passato. 

Arriva Pietro Cerisola. E' venerdì, il giorno del fritto. Ormai porta solo un po' di radicchio e mi dice: "E' già troppo". Io gli chiedo qualche focaccetta. E lui: "Adesso fa caldo, te le porterò quest'inverno". 

Pietro, mio compagno di scuola in IV e V elementare, guidava le corriere. Era al corrente di tutto. Se io ho un ricordo, lui ne ha sempre uno più vecchio. A proposito di quelle ragazze e dei loro problemi, mi dice: "Le tedesche di Villa Adele facevano il bagno anche quando pioveva sopra e sotto". 

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Pietro Cerisola
Pietro è un mio amico. Si confida solo con me. Mi parla anche troppo di acciughe. Le va a comprare a Varazze in una pescheria di cui non dà l'indirizzo. 
Amico di tutti e di nessuno, sembra che solo le acciughe lo interessino. Non è così. Il suo bosco, là in alto, è la sua ricchezza. Là rimane solo con api e fragole. L'altra sera gli ho chiesto d'improvviso: "Se uno di noi muore, l'altro con chi parla di questi ricordi?". Mi guarda con tristezza, riunisce sul tavolo le mani e mi dice: "Mangia le acciughe che ti vengono fredde". Questo è il vero amico. 
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Giuseppe Migneco, "Pescivendoli"

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Amori primaverili a Bergeggi.

16/6/2015

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Chicco non è solo un grande fotografo, ma ferma sull'obiettivo gli attimi segreti della vita marina: i polpi nel momento più felice dell'amore.
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Gugi: "U l'è figgiu du Checchin"

4/5/2015

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Quando vivevo a Celle la gente mi presentava sempre con queste parole: "U l'è figgiu du Checchin". E già era sufficiente. 
Ma qualcuno faceva di peggio: "U l'è neu de Ester".

Racconterò poi di come Gugi è diventato figlio di se stesso...
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Ritratto di Gugi del pittore Ampelio Tettamanti
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Gugi in un incontro di boxe ai Bagni Ellida
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Fondazione Francesco Spotorno Onlus.

28/4/2015

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Da verifiche personali, ho constatato che purtroppo la Fondazione Francesco Spotorno Onlus è sconosciuta a molti cellesi. 

La Fondazione è nata nel 1960 per opera di mio padre, Franco Spotorno. Io ne sono stato cofondatore e ora ne è Presidente mio figlio Dott. Franco Spotorno.

La Fondazione è stata creata a favore di tutti i residenti a Celle. Ha un patrimonio immobiliare di 10 appartamenti e 4 box.

Una delle ragioni di questa mancanza di notorietà forse dipende dal fatto che le molte elargizioni sono andate a favore di enti, i quali non hanno quasi mai dato pubblicità al fatto che i fondi provenissero dalla Francesco Spotorno Onlus. 

La Stampa di Torino e Il Secolo XIX di Genova, nell'ottobre 2010 hanno pubblicato ad intera pagina l'importo totale che la Fondazione ha messo a disposizione della comunità. €250.000, non attualizzati a data odierna

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Sasha Benedetti sei grande!

24/4/2015

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"Ma come fa?
Ma come cavolo fa?
Come fa l'acqua,  fluido mobile, instabile, isterico, indomito, dalle movenze assolutamente imprevedibili ed imprendibili, a piegarsi in forme e geometrie cosi regolari, ordite, anche ardite, comunque composte? Quali misteriose ed invisibili forze pulsano dentro l'onda componendone l'aspetto esteriore e visibile? 
Quali forze riescono ad ordinare un fluido così matto?
Poi, tutto sparisce rapidamente, troppo rapidamente, perché l'onda va via.
Fotografo le onde per averle sempre con me, per non dovermi consolare con il ricordo di un'emozione, che con il tempo finirebbe per evaporare, inevitabilmente.
"

Sasha Benedetti
www.sashawaves.com


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Mi rende felice avere due amici: Chicco Maggioni e Sasha Benedetti. 
Così diversi, ma così legati al comune mistero e rispetto del Mare. Finalmente! Siete arrivati con le vostre macchine fotografiche.
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San Pietro e Maracanà.

23/4/2015

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10 Dicembre 2011  Marina degli Aregai (IM).

"Sorprendente... emozionante... sono termini che potremmo usare in quasi tutte le immersioni, dipende dalla nostra capacità di riuscire a vedere le meraviglie intorno a noi...
Qualche immersione è più sorprendente di altre, per esempio quella che mi è capitata un dicembre, un sabato. 
Al solito, Diving Nautilus di Marina degli Aregai, con la consueta calda e simpatica accoglienza di Davide e del  gruppo che accoglie tutto l’anno gli “irriducibili” come me.
Partiamo per il nostro tuffo e mentre scendo mi attardo un poco a sistemare la mia macchina foto. Arrivo sul fondo, il tempo di un paio di foto di “riscaldamento”, alzo lo sguardo, sono solo e...un bellissimo S. Pietro è lì, ad un metro da me, che mi guarda, incuriosito. 
E’ l’inizio di una mezz'oretta insieme, lui sembrava molto tranquillo...io ero eccitatissimo, ma non volevo farglielo capire! 
La mia meraviglia posava, un po’ vezzoso, e ad un certo punto ha pure sbadigliato (foto). 
Io cercavo le inquadrature migliori, lui a volte sembrava un po' timido, a volte si metteva in fronte a me, comunque era fantasticooooo!!!!!!  
Risalendo ero felice..che tuffo...che bello...che emozioni...che sabato!!!"

Chicco Maggioni
www.chiccomaggioni.com


Il Maracanà è un rito collettivo e rumoroso. Il racconto di Chicco è puro silenzio, come l'acqua dei suoi incontri.

La differenza fra il San Pietro e il grande maestro che lo dipinge sta tutta lì: l'artista e uomo capisce la differenza, il San Pietro no, non sa quanto è bello. La natura, per quanto bella, non conosce sé stessa. 

Noi siamo perdenti nella realizzazione, ma vinciamo il confronto con la natura perché capiamo questa differenza. E ognuno va per la sua strada.

Nessun pittore potrà mai rendere la bellezza della natura.
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Tonino, il Genoa e Juan Alberto Schiaffino.

17/4/2015

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Lettori partite dal fondo, c'è una  versione musicale che  i genovesi direbbero "belu come u tramuntu d'este''.
Questo articolo è stato pubblicato sul quotidiano 'La notte', nella mia rubrica settimanale 'Fuori campo'. E' un articolo lungo per i giovani lettori, ma ha avuto successo, anche a Milano. 
Parla di Celle, dei genoani e degli uruguagi. 
E io lo pubblico a dispetto delle regole di comunicazione con il computer.

I liguri, la pelota e Juan Alberto

   Sto pulendo i tremagli sotto gli occhi di due Milanesi, cercano coralli e conchiglie da mettere sul comodino. Sento grida e fischi. Dietro la fabbrica di Baglietto spunta un Accelerato. E' pieno di genoani in bandiera e cartelli, affacciati ai finestrini come reclute. <<Van a Zena - dice Agostino che mi sta aiutando - pe festeso u ritorno in serie B>>. (Agostino Perata, 'Gustin' detto "Biancaneve" perché era nero di pelle - NdA)      
   E' strano, io penso, i liguri sono gente di sale negata all'entusiasmo; ma quando si tratta del Grifone il sangue fermenta come vino nelle botti. Non si tratta più di serie A o B, esiste il Genoa e basta.
   L'accelerato rossoblù si dissolve lasciandosi dietro il senso di una felicità quasi infantile di quell'ultimo cartello, gridato al sole: ‘genoani si nasce, sampdoriani si diventa’. Cosa avrebbero detto i vecchi marinai? Quelli della costa, che navigavano mari e oceani pieni di fame e di rabbia.
   Mi allontano con il pensiero. Seguo quella rete che mi passa tra le mani, maglia dopo maglia. 
Ricordi disordinati. Gli ex voto dei marinai nella chiesetta di Noli e mio nonno Domenico: caduto dall'albero del <<Fortuna>>, si è piantato sul ponte e ha gettato un urlo che i gabbiani volarono via. 
   Vedo arrivare Tonino (Tonino Cerisola - NdA). E' come una mela spezzata in due: metà per i suoi stabilimenti balneari, l'altra metà tutta per il Genoa. D'estate affitta le cabine ai milanesi; se invece arrivano i tedeschi, fa finta di non capire e ripete, come sovrappensiero: <<Tutto occupato, tutto occupato>>. Ma d'inverno il suo cuore è tutto genoano; <<è di quelli che vanno a San Benedetto del Tronto a gridare forza Genoa, e magari a prendere qualche legnata>>. Tonino, caro amico, era un dilettante della bici. Diventava ‘professionista’ solo per la Milano-Sanremo: <<Tenevo le ruote dei Binda, dei Girardengo, quasi sempre alzato sui pedali>>. Arrivato a Celle Ligure, qualcuno gridava: <<Mamma Rosetta, ha buttato la pasta!>>. Lui non aspettava altro, voltava verso casa e lo mettevano a letto che era viola, altro che trenette col pesto! La Milano-Sanremo continuava senza di lui, e così tutti gli anni.
   Con gente di questo calibro, di questa forza, al seguito, come si fa a non diventare campioni del mondo? Questa gente se lo merita, non può vivere sempre di ricordi, delle fotografie in mutandoni del Genoa Cricket and Football Club, o di quello che, lontano, hanno fatto i figli della Liguria: i leggendari Gambetta, Scarone, Vernazza, Schiaffino.
   Indimenticabile Juan Alberto, trapiantato sul rio de la Plata dal porto di Camogli, da dove erano partiti i nonni. Juan Alberto, il simbolo di quella misura, di quella sintesi, che sottende tutto il calcio (ligure) uruguagio. Il calcio più intelligente del mondo, fatto di saggezza, valutazione esatta di quello che si può e non si può fare. Uomini alti e duri, coscienti dei propri limiti rispetto ai vicini e nemici brasiliani, neri che possono tutto in palleggio e acrobazia. Veri cavalli matti, che madre natura ha dotato di caviglie e fantasia superiori. E allora cosa fa il ligure Schiaffino? Tiene la palla bassa, la fa viaggiare in dialogo stretto e misurato, a filo d'erba. I neri si smarriscono di fronte alla sua razionalità. Il Pepe, esce dal Maracanà, campione del mondo. È la vittoria dell'intelligenza.
     Dato uno Schiaffino al Genoa, qualcuno in cui quelli della tribuna Nord possano veramente credere e magari picchiarsi: <<U nu se po pigià de cartele pe dei stanchi e di figiuame>>.
   A questo punto, lasciando perdere certi vecchi genovesi, che per mettersi ‘a ridosso’, viaggiano in millecento, mentre le loro navi girano per il mondo. Possibile che nessuno capisce… fare un grande Genoa è il modo per entrare nella storia. Magari vicino a Cristoforo Colombo.

                                             Guglielmo Spotorno
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L'amico Tonino
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Finale Campionato del Mondo 1950. Il gol di Schiaffino al Brasile: l'Uruguay agguanta il pareggio.
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Giovanni Poggi, Ceramica San Giorgio. 

14/4/2015

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Ieri mattina sono andato alle ceramiche San Giorgio di Albisola per questa nuova 'avventura' artistica.
Scrivere di Giovanni Poggi dopo solo due incontri è un azzardo, ma anche aspettare può creare confusione in chi scrive e in chi legge. 
Poggi è imponente, con due baffoni, un naso virile e l'occhio che ti 'agguanta'. Quando parla è una 'miniera'... ed è difficile mettere in ordine le emozioni che già premono nella mia penna. 
Sono indeciso. Di lì sono passati artisti come Jorn, Lam, Fabbri, Sassu... Questa emozione rimane mentre incido. Quando entra il colore, il mio blu oltremare, la mano ritrova la sua sicurezza. E Silvana mi è vicina con le parole di una figlia.
Guardate Poggi... e provate a immaginare.
Qui 'entra' l'oltremare.
Poggi si allontana, ma mi tiene sempre d'occhio.
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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