L'amico e collaboratore del Diario di bordo Alessandro "Sasha" Benedetti questa volta purtroppo non condivide con noi le sue straordinarie fotografie, ma il triste resoconto di una mareggiata senza precedenti che ha distrutto il laboratorio CNR nel quale lavora come ricercatore.
Alessandro Benedetti, in arte Sasha, mi ha mandato queste fotografie inedite. Sasha ha fotografato mareggiate in tutto il mondo. Le sue righe dimostrano, da un testo minuzioso quasi 'contorto', un entusiasmo e un'emozione che vanno al di là del suo precedente vissuto.
Il mare non si ferma mai e sorprende anche chi pensa di aver visto tutto. E' stato un lavoro di squadra. I protagonisti sono il mare e Sasha Benedetti. Io ci ho messo l'idea.
Su Sette, allegato al Corriere della Sera di oggi, un simpatico ritratto dell'amico "cacciatore di onde" Sasha Benedetti, ospite del mio diario di bordo, con il quale condivido la grande passione per il mare.
![]() ...già qualche giorno prima del 13, le mappe mostravano per quel giorno una evoluzione del campo di pressione al suolo. Una dinamica tutto sommato 'classica': depressione principale sull'Europa orientale sul cui bordo meridionale si innesta un minimo secondario centrato sul nord Italia. Fuori dal linguaggio sinottico, il significato è: venti da ovest/sudovest con conseguente libecciata, tesa ad essere serata da maestrale. La conferma di questa evoluzione arriva fino al 'now-casting', ovvero l'evoluzione meteo nelle ore immediatamente precedenti l'evento: le dodici ore a partire dalla mezzanotte tra il 12 ed il 13 gennaio. Il 13 gennaio era un venerdì; sfortuna, gatti neri, superstizione...a) l'unico valore-potere di cose e situazioni è quello che noi attribuiamo loro. Oppure, b) cose e situazioni hanno un potere in sé che realmente condiziona eventi ed azioni oltre la nostra volontà ed il nostro controllo. Gli scettici solitamente pensano a), i superstiziosi pensano b). Cosa penso io? Penso che le onde di quel venerdì 13 gennaio, a) siano state un evento meraviglioso in sé, e, nel caso, b) un dispetto alla superstizione. Intendiamoci, pur non essendo stata una mareggiata eccezionale, è stato un evento meritevole, forse anche di poco sopra le previsioni. Il picco è arrivato nelle ore post-meridiane (13.00-16.00), in concomitanza con l'aprirsi del cielo e la piega dei venti a maestrale: condizioni perfette. Il teatro era Bonassola, levante ligure, ad un passo dalle Cinque Terre. ![]() Leggi anche:
![]() Sono passati vent’anni, forse venticinque dall’ultima volta che ho visto Gugi. SI ricordava della mia passione, di quando da ragazzo gli mostrai le mie fotografie (quelle degli albori): onde e mareggiate. Qualche mese fa ci siamo ritrovati. Il mare, ancora lui.. Qualche mia fotografia e qualche impressione sono ora ospitati sul suo ‘Diario di Bordo’. Nel frattempo, tra una telefonata e l’altra ci siamo lasciati con l’idea che un giorno sarei andato a trovarlo a Celle. Quel giorno è arrivato. Oggi, un martedì di Luglio. Ho varcato il cancello di Villa Giulia alle 10.15 e l’ho riattraversato lasciandomelo alle spalle alle 15.00. Cosa ci siamo detti? Tante cose, forse non abbastanza... "Fadare". Allargare. Mi racconta: <<...un giorno presi una matassa di filo da pesca e provai a sbrogliarla trovando un capo e tirandolo da un lato. Ma che fai, mi disse il pescatore, per sbrogliare devi "fadare", devi infilare le mani nella matassa ed allargare, devi tirare da un lato e dall’altro, altrimenti, se tiri da un lato solo e c’è un amo dall’altra parte la matassa si stringe. Ho collegato questo concetto al diritto. Per vincere le cause devi studiare il punto di vista della controparte, devi "fadare">>. Continua: <<Il mio maestro Ali mi ripeteva sempre: "Dai fada, fada, fada, fada!". Il suo imperativo era allargare, "fadare", che vale non solo per imbrogli e grovigli. Le matasse di nylon ma anche quelle della vita. Se tutti fadassero gli avvocati sarebbero la metà della metà, come in Giappone, e i tribunali semi vuoti. In Giappone non ci sono scuse, ci si affida alla clemenza della corte con un inchino, se va bene, se no si fa harakiri. In Giappone odiano i contratti con troppe clausole, a differenza degli Stati Uniti, dove ci sono più avvocati che persone. In Giappone "fadano">>. E ancora: <<In montagna, per sentieri, ho imparato a guardare le rocce che danno la direzione. Quando superi la roccia devi girarti e vedere come ti appare nel verso opposto: quando scendi è cosi che la vedrai>>. Cambiare verso, reciprocità, mettersi nella posizione dell’altro per vincere una causa, mettersi nei panni dell’altro per sentirne lo stato d’animo o condividerne un’emozione, o anche la sofferenza. Hemingway, su una baleniera, scrisse: "se le balene potessero urlare il loro dolore, tutto questo avrebbe fine". Si era messo nei panni di una balena, aveva visto la roccia nell’altro verso, aveva "fadato" la matassa. Aveva provato rispetto per la balena, comprendendo che rispetto è innanzitutto il riconoscimento di un diritto (in quel caso, come in altri, il diritto fondamentale all’esistenza). I soldi. Ho chiesto a Gugi di parlarmi dei soldi. Risponde: <<Non mi interessa che mi piovano addosso con una vincita. Non sono mai stato in un Casinò e non ho mai giocato a Poker. Produrre conoscenza da finalizzare in un processo che generi denaro. Questo mi interessa. I soldi sono il risultato di conoscenze acquisite per poterli fare. Non sono il fine, sono un mezzo>>. Poi gli ho chiesto: <<E dopo che li hai fatti, che ne fai?>>. Risponde: <<Li faccio girare, li rimetto in circolo. Li muovo. Questo mi ha insegnato mio padre>>. ![]() Movimenti ed equilibri. <<I quadri devono muoversi>> mi dice <<non devono stare sempre appesi fermi allo stesso chiodo, altrimenti diventano tappezzeria>>. I soldi devono girare, i quadri devono girare, passata la roccia che da la direzione, ti devi girare, quando prendi una matassa in mano devi girarla. Nello hatha-yoga, tra le varie asana (posizioni meditative), esistono le posizioni capovolte, che ribaltano la normale postura testa-piedi (quella che assumiamo normalmente quando deambuliamo) nella postura inversa piedi-testa: sul pavimento si mette la testa, e per aria i piedi. Le implicazioni psico-fisiologiche sono potentissime. Tra queste, l’inversione del "punto di vista" genera nuove percezioni, e quindi nuova co(no)sc(i)enza di se. ![]() Un po' pesci e un po' gabbiani. Il mare, paura del mare. Mi dice: <<Ho affrontato il mare in ogni situazione e con ogni mezzo>>. Gli chiedo: <<Hai mai avuto paura?>> <<Si, prima di entrare in mare. Poi, quando nuoto in mezzo alle onde, non più. E’ tutta una questione di tecnica, non di fiato. Devi nuotare a dorso, con gli occhi puntati verso il largo, per vedere cosa arriva e mai dargli le spalle. A volte ho rinunciato, ritenendolo inavvicinabile. Giusto cosi>>. Non mi hai mai raccontato, prosegui. Io fotografo il mare da fuori ma tu l'hai vissuto da dentro: <<Quando entri in un mare cattivo è più questione di tecnica che di fiato, un po' pesci un po' gabbiani. Quando vedi la 'serie' di tre, quattro onde che frangono, anche se sei al largo devi nuotare incontro. Veloce, testa fuori. E dopo capriola, per cercare il fondo anche due tre metri e risalire veloci per prendere quella dopo. L'attimo di 'libidine' è quello di sentire la forza dell'onda che si scarica sulle tue caviglie. Mai stare fermi, e non cercare di superarle di cresta. Per uscire si deve essere più forti nel dorso che nello stile libero. Il dorso serve anche per tenere sotto controllo la corrente. La corrente è un vero pericolo. La si misura già coi piedi nella schiuma. Si capisce se è a levante o a ponente. E si entra nella parte opposta. Ma anche questo può non bastare>>. "La sacaa in sta schenn a". <<Si deve prendere un riferimento a terra e seguire di quanto si 'scarroccia'. Se è forte, prima provare a rientrare un po' a dorso e un po' a stile. Mai dare le spalle al mare. Quando onde e corrente fanno veramente paura si staziona quasi al gavitello. Si comincia a rientrare dopo una serie. Quando si è a metà della boa si deve anche tornare al largo se ne arrivano delle altre. Mai chiedere aiuto. Mai aver fretta, Sempre in relativa scioltezza. Mai di forza. Si deve essere un po' pesci e un po' gabbiani. Da terra bagnini e bagnanti fanno solo confusione. E sopratutto se guardi loro dai le spalle al mare. E "la sacaa in ta schenn a è garantia">>. Che tu ci sia dentro o fuori, è il mare a darti i limiti per poterlo avvicinare e contemplare. Non si può oltrepassare il limite bagnato. Se ci si avventura oltre durante una grossa mareggiata, l’esposizione al pericolo è un fatto matematico. Un colpo di mare esploso viaggia a 70-80 km/h, i centometristi in pista non arrivano a 50 km/h. Ecco perché se va bene, è solo una doccia. Ma se va male... Connessioni: movimento e conoscenza. Non si può raggiungere la seconda senza il primo. Chi si muove, come ci si muove? L'uomo può muoversi verso il mondo, come un camminatore in montagna, come le mani in una matassa. Se ci si muove non solo casualmente aumentano le possibilità di aumentare la conoscenza. Però può muoversi anche il mondo verso di te. Per godere le onde basta stare fermi, sono loro che ti arrivano addosso. Ma devi oculare la posizione, ed anche qui non conviene stazionare completamente a caso. Il caso è in quello che si trova, o perché andiamo cercando, muovendoci noi, o perché stiamo fermi, facendo incontri. <<Gugi, perché hai iniziato a scrivere un diario di bordo? Qual è lo scopo?>> <<Non ho iniziato con uno scopo. Lo scopo lo sto trovando per strada. Lo scopo è nella conoscenza che vien fuori connettendo persone ed esperienze. Come è questo diario di bordo: connessione di persone ed esperienze>>. ![]() Una domanda che non gli ho fatto riguarda il suo processo creativo nella pittura. Gugi dipinge. Avrei voluto chiedergli se parte con un progetto definito o se il quadro diviene mentre lo dipinge. Forse un’idea, un progetto la devi avere già in testa, ma sono anche convinto che molto divenga mentre lo si fa. Mentre passeggiamo ai piani alti di villa Giulia, dove le stanze sono connesse in un unico grande studio pittorico, mi mostra i suoi quadri e me ne parla: <<Non devo spiegarti niente dei miei quadri, devi vivere la tua emozione. Io ho vissuto la mia dipingendo, tu vivrai la tua osservando>>. Poi entriamo in una stanza piena di trofei sportivi, di lettere e scritti incorniciati. Successi e soddisfazioni personali. <<Vedi>>, continua laconico e fatalista <<tutto questo dopo la mia morte finirà in cantina>>. Gli chiedo dei suoi figli, se qualcuno di loro ha preso le sue passioni e sensibilità anche per l’agricoltura, la pesca, le arti ed i mestieri che in fondo ci legano con la vita. Mi dice: <<No, nessuno ha preso quasi niente...>>. Ora, pensando a quelle parole, mi viene da chiedere: perché esigere questo? Non possiamo pretendere che lo spettatore del quadro viva le nostre emozioni. Tu hai vissuto le tue emozioni dipingendo, i tuoi figli vivranno le loro osservando i tuoi quadri, ma a loro volta dipingeranno i loro, Quello che hai fatto tu è stato necessario per te, e potrebbe (ma va rispettato anche se cosi non fosse) essere di ispirazione per altri. Conoscenza, coscienza. Ottenere conoscenza muovendosi e stando fermi. In ogni caso affrontando la relatività del moto non completamente a caso. Perché? Perché è conoscendo che si diventa coscienti. Ma perché è importante essere coscienti? Perché è importante avere una qualche percezione di se? L’alternativa è uno stato non cosciente, vegetale. Lo scrittore Fernando Pessoa, nel suo ‘Libro dell’inquietudine’ condanna l’esistenza umana ad un oblio, in cui la migliore delle condizioni è il sonno, uno stato di non vita e non morte. Perché conoscere è uccidere, ma non conoscere è non esistere. Quindi?
Quando arrivano le onde andate da loro, e quando siete di fronte ad una mareggiata osservate, ascoltate, fatevi attraversare, fatevi elevare. Ma state attenti a come vi muovete, o a come non vi muovete. Sasha dr. Alessandro "Sasha" Benedetti IENI-CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per l'Energetica e le Interfasi www.sashawaves.com Possono i cinghiali essere una lobby? Possono garantire voti politici? Si muovono tra i Ferrari e la Costa, forse in virtù del trattato di Shengen. Da due mesi i cinghiali mi distruggono campi di patate, fagiolini e fragole... è il rischio di chi semina. Ho provveduto a potenziare il pastore elettrico con un terzo filo. L'Ambito Territoriale di Caccia, nella persona della signora Meucci, mi rimborserà la spesa (così dicono (??)) perché a oggi non hanno una scorta di un metro di filo o di isolatori da poter fornire. Devono arrivare dal Veneto! Il Presidente dell'A.T.C. Sig. Ciocca, ha solo un numero di cellulare a cui risponde a fatica, anche a un Generale mio amico di Milano. Per parlare con lui, che è pagato, sono passato attraverso un avvocato. Tutto questo spiegamento di forze mi è costato tempo, e-mail, telefonate e incazzature diverse. Non avrei fatto tanto se i cinghiali non fossero venuti 4 volte a pochi metri dalla mia casa. Qui non si tratta più di salvare i fagiolini, ma di incolumità mia e delle persone che vivono con me. Non posso più neppure invitare ospiti a cena. Questa mattina si è presentato, con i cani e 2 compagni, un esperto cacciatore. Lo ha fatto con un'ora di ritardo, alle 6 del mattino, mentre io ed altre due persone lo aspettavamo al cancello. E' di Celle e ha fatto finta di conoscermi a malapena. Sorridente e simpatico, è stato gentile perfino con il mio gatto che era uscito dal cancello a curiosare. Dopo un quarto d'ora e pochi latrati, se ne è andato promettendomi di tornare alle 10. Continuando a sorridere mi ha detto: "Sono cacciatore e aspetto l'apertura di caccia per ammazzarne qualcuno. I cinghiali scenderanno giù e io so dove trovarli". Due anni fa sono arrivati persino a Savona, con vista mare. C'è stato qualcuno che gli ha dato da mangiare. Questa premura è sorprendente se si aggiunge che il martedì e venerdì esiste il così detto 'silenzio venatorio', i cinghiali non devono essere disturbati e chi lo fa rischia il penale. Ho parlato con un contadino che ha sempre fantasie bizzarre, ma interessanti: "Non escludo che questa sia una trama per danneggiarci e costringere tutti ad andare dagli ortolani marocchini di Celle". Ai Ferrari sono anche più divertenti: "Il merito dei cinghiali è quello di finire sul piatto dei milanesi con un taglio di polenta". Altri propongono di meglio: "l'unico rimedio è quello di 'concimare' i lati del terreno con 'scorie azotate' UMANE".
Ritorna Chicco Maggioni, collaboratore del "Diario di bordo". Istruttore subacqueo, ci accompagna alla scoperta dei segreti del Mare. Seconda puntata.
Chicco non è solo un grande fotografo, ma ferma sull'obiettivo gli attimi segreti della vita marina: i polpi nel momento più felice dell'amore.
E' sera. Ho chiuso la televisione e ho pensato di telefonare a Evelin. Lei con me è sempre gentile, disponibile a parlare anche di argomenti diversi, che sembrano non avere affinità con la nostra arte.
I pescatori di Celle.
Ormai, cara Evelin, sono anni che non salgo su una barca. Ormai appartengo alla preistoria dei pesci. Sono un po' come quella pescatrice che balla il valzer ed è diventata una 'rarità'. Una volta, quando si andava per mare, lo si faceva solo per mangiare il pesce. Della rana pescatrice non si buttava via nulla: si tagliava la testa per fare il brodo e si tranciava il resto, da mettere sulla brace. Fessi o imprevidenti? Un po' uno e un po' l'altro. Non capivamo che tra pesca, solfati scaricati in mare e plastica, avremmo finito per estinguere le specie più belle. Se non fosse così il video del 'budego' (traduzione in vecchio ligure di rana pescatrice) non sarebbe stato visto da oltre 15.000 persone.
Cristina ha trovato questo video sulla bacheca del sig. Milton di Celle Ligure. Lo pubblichiamo perché i nostri lettori non credano che il mondo degli abissi sia solo affascinante come lo fotografa Chicco Maggioni. Esistono anche altre immagini: uno squalo balena prigioniero, liberato da due subacquei senza paura.
Salvataggio di uno squalo balena dal team Seadoors su Vimeo. Evelin a Milano.
Da quelle parole siamo passati ad altre. La medesima ovvia conclusione che i tempi sono cambiati. Evelin mi ha detto: "Fino ad oggi riesco a mettere mio figlio nel calore del mio amore, proprio come un biscotto (perdonami il paragone) e Ale mi lascia tranquilla. Ma con tutta questa attività riesco appena a seguirlo. Rimpiango Monet, anche quando 'mi andava insieme la vista'. Avevo più tempo per lui". Io l'ho interrotta: "Mia moglie Agata mi ha dato 4 figli e non aveva tanti problemi!". Evelin ha risposto "Oggi non è più così. I figli sono della mamma fino a 11 anni, ma dopo sono del mondo".
Sono rassegnato a dire e sentire: "Altri tempi!"... Come se parlassimo del Medioevo. |
Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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