I "Cristi" che dipingo non accettano il giudizio a cui sono sottoposti. Non alzano gli occhi al cielo.
Si schiodano dalla croce, scendono, vogliono continuare a vivere. Sono ribelli, rabbiosi. Anche il tratto, il segno, è inciso nel muro, nel legno del colore buttato, anche nell'ironia di quell'oro. La croce viene subito rifiutata, e anche quando taglia di netto il viso del Cristo non ha i tratti della morte. E il catino non è rosso di sangue, ma rosa confetto.
Music:
ZZ Top "Jesus Just Left Chicago" Jesus left Chicago And he headed down to New Orleans Jesus left Chicago And he headed down to New Orleans Hey hey Workin' from one end to the other And all points in between Took a drive through Mississippi Muddy water turned to wine Took a drive through Mississippi Muddy water turned to wine Hey hey Went out to California Through the points and through the pines You might not see him in person But he'll see you just the same Might not see him in person But he'll see you just the same Hey hey Don't have to worry about nothin' 'Cause takin' care of business is His name Jesus left Chicago And he headed down to New Orleans Jesus left Chicago And he headed down to New Orleans Hey hey Workin' from one end to the other And all points in between |
Di notte, quando mi sveglio, mi alzo e comincio a scrivere. Sono idee, racconti e molte poesie. Quando avrò tempo, pubblicherò la terza raccolta. Ve ne anticipo qualcuna. cliccare per ingrandire
Camila, Nicolle, Gloria, Marzia, Monica, Marisol, tutte del San Salvador, tutte a casa mia.
Tutte passionali e appassionate. Tutte mangiano con il peperoncino rosso e tutte, a turno, mi consumano olio e Grana, guardando lontano con aria distratta. Portano lo smartphone infilato nella tasca posteriore dei jeans e qualche volta hanno gli auricolari. Ogni fatica ha la sua musica, ogni musica il suo lavoro. Se ci sono le canzoni di Tito Puente, la palladiana diventa pulita e i getti d'acqua sono pazienti e geometrici. Non c'è fiore, pianta, albero, che non sia felice di queste attenzioni.
Queste le salvadoregne.
Portano felicità e molta musica. E si inseguono non con le voci, ma con il cellulare, sempre e comunque. Sia tra i pomodori e le fragole, dai cornetti ai cetrioli, sempre e comunque. Le conoscono persino i merli che stanno lì a guardarle, curiosi e ormai in confidenza. Tutti gli animali sono amici a queste donne.
C'è il gatto, e qui tutto è normale, ma c'è anche una tartaruga che non fa niente. E nascosta riceve carote, insalata e a volte persino fragole.
Le galline, poi, sono ospiti di un pollaio a 5 stelle. Sono le più grasse di Celle. Sono rotonde, lucide e felici... dal frigo ricevono continui rifornimenti. E io ho un bel dire tutte le mattine che è necessario fare una spending review. Loro mi guardano e mi dicono: "Como no. Seguramente si". Despues nada de nada. Anche se ho dedicato ad ognuna di loro una poesia.
Mi sembrano felici.
E se non lo sono vanno a prendere le uova nel pollaio. Mentre salgono il sentiero, telefonano anche in qualche continente per dirsi "Hola". Questo 'hola' arriva prima o dopo Tito Puente. E io ce l'ho così nel sangue che quando arrivano le sue note provo a ballare. Provo perché non ho più i 4 menischi e ho, invece, una protesi fatta e un'altra da fare.
Care salvadoregne, mi tengono sempre buono a colpi di 'Dottore'. Dottore qui, dottore là! E fin qui ci può stare, come il gatto. Ma ora mi mettono in imbarazzo perché mi chiamano 'Maestro'. Me lo dicono sorridendo, così io non capisco se ci credono o mi scherzano. Sono anche le più attente critiche dei miei quadri. E le principali clienti, naturalmente in dono. Ma essendo insicure dei miei parenti, mi chiedono sempre l'autentica e il titolo di proprietà a pennarello. Dietro, dove c'è il telaio. E Gloria mi dice: "Lei lo sa come sono i suoi figli. Non si sa mai!". Io scrivo in modo solenne... e tutti questi quadri hanno raccolto consensi e 'mucho calor'.
Parliamo di tutto, anche troppo, anche a tavola. Dove mangiamo tutti insieme spaghetti al pesto e ai frutti di mare. Dopo, la sera, tutti pentiti ritorniamo alla pastina con uovo e maggiorana. Mentre si mangia parliamo, parliamo e parliamo. E alla fine ci si dimentica di cosa abbiamo mangiato. Allora chiediamo un altro piatto. Con le 'mie' salvadoregne c'è sempre allegria, ma anche qualche polemica sulla divisione dei compiti. Piccole cose. Si tratta di decidere se prima andare a prendere i pomodori o cercare una mia penna o l'affrancatrice.
Qualche volta, quando cucina la Gloria, le donne danno i voti di stima. Dopo se ne vanno a telefonare. In prima fila c'è sempre qualche parente e sento le loro voci, che vanno lontane... Passano sotto l'oceano, sotto le cordigliere, attraversano sierre per dirsi sempre quell'immancabile prima parola: "Hola!".
Si capisce come la felicità sia qualcosa di relativo. Sono tornato da Megève, che sembrava un traguardo. Una volta raggiunto, ti fa dire: «Tutto qui?». Qualcosa di simile accadeva con gli esami, così temuti da preparare sulla sedia ai piedi del letto persino le calze e due fazzoletti. E poi andavo a piedi sino a piazza Sant'Ambrogio. Sempre a piedi, secondo un 'rito' che mi faceva scegliere anche il marciapiede e il punto esatto dove attraversare piazzale Baracca. E ora, come allora, mi chiedo: «Tutto qui?». Salgo nello studio a rimettere a posto, a ritrovare tele e pennelli. E a chiedermi: «E ora?». Dopo Megève, Torino... e dopo? Venezia. Sono stanco, e provo a mettere un po' d'ordine nella "quadreria". Molte tele di anni diversi. Ne vengono fuori due, dimenticate là in fondo. Le tiro fuori, le metto contro il muro e penso: «Dio come sono belli!». Dolorosi, hanno dentro l'energia del dolore vero. Rifletto: «Guglielmo tu sei quello li e l'altro è tuo figlio. L'hai dimenticato, l'hai messo nella quadreria». Solo un momento dopo l'artista riprende il suo posto. E mi son detto: «Dio, come dipingevi bene, e che forza!» clicca sui quadri per ingrandire Tu saprai dipingere ancora così. Non importa se nessuno li vorrà mai comprare e neppure ereditare... perché nessuno si mette in casa il dolore, e soprattutto il dolore di un altro. E mi viene in mente anche la poesia "Ideal standard", che nessuno capisce, perché nessuno può capire, visto che è stata una questione privata tra me e un foglio bianco. Oggi la racconta Guido Ruberto e Nick la ambienta in un lavandino bianco secondo una logica surreale. Non hai bisogno di pensare ad un pittore "maledetto" come Bacon, la parte a sinistra di "Bordeline 2" la può dipingere solo un grande Maestro. E io mi chiedo, come può essere che la stessa mano dipinga il vasetto di fiori o "Mare forza 7", e quel "grumo" di paure spiate dallo psichiatra, dall'infermiere, dal padre in camice bianco? E l'altro? Un ingranaggio che si auto distrugge diventando una giraffa, mentre il teschio spia. Di traverso.
|
Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
All
|