Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Mi scuso con le donne

12/2/2018

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Qualche anno fa le donne erano 'famose' per il loro sedere. La foto storica di Mauro de Biasi è stata esposta al Guggenheim Museum. Un simbolo dell'Italia. 
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Moira Orfei protagonista dello scatto "Gli italiani si voltano" - Mauro de Biasi
L'attenzione si rivolge anche al seno. Era un caso di molestia sessuale, ma si fermava alle parole. Gli uomini perdonavano se stessi dopo il  lungo periodo di guerra e trincea. 
Io bambino, nella scala di Via Sant'Antonio, mi nascondevo con un mio amico... un seno nudo era una grande emozione. Anche se il giornale era vecchio, ingiallito e stropicciato da molte mani. Mia zia al piano di sopra non poteva certo immaginare che io facessi peccati così 'gravi' nel buio delle scale. E sistemavo tutto con una confessione a Don Tardito.
Oggi molte donne sono 'omologate'. E non capisco se sia siano loro a decidere, o gli uomini che vogliono vedere... tanto, tantissimo, anche se falso. 
Non è un argomento facile e avrò delle critiche. Io amo le belle donne 'così come sono'. Ho avuto una passione per Audrey Hepburn in 'Vacanze romane'. 
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Audrey Hepburn ai tempi di "Vacanze romane"
E a 18 anni, con qualche speranza, ho scritto una lettera a 'Guendalina'.
a mia casa, la nota Ca' Brutta, aveva due ingressi, uno per i signori al n.12 ed uno per domestici e fornitori al n.14. Io per prudenza ho messo l'indirizzo della portineria di servizio. Di lì entravo quasi sempre e chiedevo: "
C'è posta per me?". "Niente". 
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Una giovanissima Jacqueline Sassard, interprete del film "Guendalina", film del 1957 diretto da Alberto Lattuada.
La portinaia era meravigliata del mio frequente passaggio e sempre della stessa domanda. Ma Guendalina esisteva solo nella mia fantasia.
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A proposito di gatti neri e onde.

29/1/2017

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Guglielmo Spotorno, "Mare forza 7" fotografato all'Art Garage di Torino
La mostra all'Art Garage di Torino
L'amico Sasha è uno dei nostri più 'fantasiosi' collaboratori. Non si capisce se viva a Bonassola come ricercatore scientifico del CNR, oppure perché lì ci sono le più violente mareggiate del Mar Ligure. Unica è la sua capacità di 'miscelare' aspetti scientifici ad altri di umanità. Prendiamo quest'articolo: la foto della cartina potrebbe essere anche un dipinto di Alghiero Boetti o di altro artista minimalista... E poi Sasha tira fuori il discorso opposto del venerdì 13 gennaio, sfortuna e gatti neri. Si allarga e corre di nascosto a prendere il mio ricordo dei gatti neri che precedevano i pirati fenici. Poi le sue onde esplodono e annullano questa riflessione.
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...già qualche giorno prima del 13, le mappe mostravano per quel giorno una evoluzione del campo di pressione al suolo. Una dinamica tutto sommato 'classica': depressione principale sull'Europa orientale sul cui bordo meridionale si innesta un minimo secondario centrato sul nord Italia. Fuori dal linguaggio sinottico, il significato è: venti da ovest/sudovest con conseguente libecciata, tesa ad essere serata da maestrale. La conferma di questa evoluzione arriva fino al 'now-casting', ovvero l'evoluzione meteo nelle ore immediatamente precedenti l'evento: le dodici ore a partire dalla mezzanotte tra il 12 ed il 13 gennaio.

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Il 13 gennaio era un venerdì; sfortuna, gatti neri, superstizione...

a) l'unico valore-potere di cose e situazioni è quello che noi attribuiamo loro.

Oppure,


​b)
 cose e situazioni hanno un potere in sé che realmente condiziona eventi ed azioni oltre la nostra volontà ed il nostro controllo.

Gli scettici solitamente pensano a), i superstiziosi pensano b).
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Cosa penso io? Penso che le onde di quel venerdì 13 gennaio, 

a) siano state un evento meraviglioso in sé, 

e, nel caso, 


b)
 un dispetto alla superstizione.

Intendiamoci, pur non essendo stata una mareggiata eccezionale, è stato un evento meritevole, forse anche di poco sopra le previsioni. Il picco è arrivato nelle ore post-meridiane (13.00-16.00), in concomitanza con l'aprirsi del cielo e la piega dei venti a maestrale: condizioni perfette.
​

Il teatro era Bonassola, levante ligure, ad un passo dalle Cinque Terre.
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© SashaWaves 2017
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dr. Alessandro "Sasha" Benedetti
​Ricercatore CNR Genova
​www.sashawaves.com

Leggi anche:
Sasha e Gugi: due modi di vivere il mare
Cacciatori di onde: il mare d'inverno secondo Sasha
Sasha, il fotografo di onde e sogni
Sasha Benedetti sei grande!
Le onde entrano e Celle e nel Diario di bordo
Il grande fotografo delle onde marine
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Amori primaverili a Bergeggi.

16/6/2015

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Chicco non è solo un grande fotografo, ma ferma sull'obiettivo gli attimi segreti della vita marina: i polpi nel momento più felice dell'amore.
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San Pietro e Maracanà.

23/4/2015

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10 Dicembre 2011  Marina degli Aregai (IM).

"Sorprendente... emozionante... sono termini che potremmo usare in quasi tutte le immersioni, dipende dalla nostra capacità di riuscire a vedere le meraviglie intorno a noi...
Qualche immersione è più sorprendente di altre, per esempio quella che mi è capitata un dicembre, un sabato. 
Al solito, Diving Nautilus di Marina degli Aregai, con la consueta calda e simpatica accoglienza di Davide e del  gruppo che accoglie tutto l’anno gli “irriducibili” come me.
Partiamo per il nostro tuffo e mentre scendo mi attardo un poco a sistemare la mia macchina foto. Arrivo sul fondo, il tempo di un paio di foto di “riscaldamento”, alzo lo sguardo, sono solo e...un bellissimo S. Pietro è lì, ad un metro da me, che mi guarda, incuriosito. 
E’ l’inizio di una mezz'oretta insieme, lui sembrava molto tranquillo...io ero eccitatissimo, ma non volevo farglielo capire! 
La mia meraviglia posava, un po’ vezzoso, e ad un certo punto ha pure sbadigliato (foto). 
Io cercavo le inquadrature migliori, lui a volte sembrava un po' timido, a volte si metteva in fronte a me, comunque era fantasticooooo!!!!!!  
Risalendo ero felice..che tuffo...che bello...che emozioni...che sabato!!!"

Chicco Maggioni
www.chiccomaggioni.com


Il Maracanà è un rito collettivo e rumoroso. Il racconto di Chicco è puro silenzio, come l'acqua dei suoi incontri.

La differenza fra il San Pietro e il grande maestro che lo dipinge sta tutta lì: l'artista e uomo capisce la differenza, il San Pietro no, non sa quanto è bello. La natura, per quanto bella, non conosce sé stessa. 

Noi siamo perdenti nella realizzazione, ma vinciamo il confronto con la natura perché capiamo questa differenza. E ognuno va per la sua strada.

Nessun pittore potrà mai rendere la bellezza della natura.
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Oh, sì come sono fortunato.

25/1/2015

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Grazia, ho intuito il tuo talento di scrittrice. Ti accompagno in poche righe e mi trovo davanti un film in bianco e nero. Un film girato anni fa con la cinepresa sulle spalle perché l'operatore cammina con gambali nell'acqua. Acqua scura e con odore di fango. L'occhio guarda con sospetto la riga che sale sui muri. Tutto è sporco, grigio, anche quello che prima era bianco. Il cielo è una tela senza vita. ​
Io ho sonno e mi sveglia Gloria con un piatto di tortellini in brodo e un plaid per le ginocchia. Insomma, un po' quello che fa pensare ad un Alberto Sordi con un po' di "oh, sì! Come sono fortunato". 
​Laggiù, sotto il mio cancello, dopo le piante di bamboo, c'è acqua sufficiente a due anguille. 
Lascio il racconto di Grazia e mi trovo il solito funereo Mentana che racconta la bufera di neve sull'America.
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"Mare forza sette" - Guglielmo Spotorno, 2012

1966...l'alluvione.

​"Un ci facciamo pigliare da ì panico!"
(con l'accento sulla "ì" - come"ì mangiare pe' l'uccelli") era quello che si sentiva ripetere.
Dall'archivio RAI
Voce narrante: Richard Burton
Musica: Mozart - Requiem In D Minor, K.626
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La mia quinta elementare, da antipatica secchiona... i "pinaroli" che, dopo il tanto piovere, si trovavano in ogni dove sotto i pini. Noi eravamo in Toscana con la mamma mentre il mi' babbo era tornato a Milano. Non c'erano i mezzi di comunicazione che ci sono ora e la situazione, dal Nord, appariva tragica. Alla televisione raccontavano di valle allagata e i giornali pubblicavano foto che mettevano l'angoscia.
Il Valdarno appariva sotto l'acqua. In realtà a noi era andata bene perché il borro di fronte a casa nostra aveva tracimato dall'altra parte e sull'Arno la diga sembrava tenere.

C'era stato un falso allarme, ma mia madre aveva i nervi saldi e quando tutti davano i numeri lei rimase ferma, a casa. Non tranquilla, ma lucida.
Ci fece mettere gli scarponcini nuovi, i maglioni caldi, riempire gli zainetti. Tutto per essere pronti a salire su in Casentino se l'acqua ci avesse raggiunto. Non si mosse, in principio...

Mi richiamò all'ordine quando io, da secchiona, mi volevo portare dietro tutti i libri. Le scene che seguirono all'annuncio che la diga non aveva retto sono indelebili: le persone si riversarono sulle strade. Donne in sottoveste, il camion dei rifiuti che cominciò a tirar su gente e le macchine del Comune, con l'altoparlante, che raccomandavano la calma. Una nonna con la gamba ingessata spinta a forza in auto e dopo non riuscivano più a disincastrarla e poi sedie portate via sulla canna delle biciclette. Ma...per farne che mi chiedo. 
La mamma, come sempre forte, ferma, lucida e responsabile. La cantina era allagata, ma l'acqua del Borro andava dall'altra parte e l'Arno non cresceva...tutti si muovevano come trottole e noi a giocare a Mercante in fiera, a sentire racconti di vita e a imparare praticamente l'igiene, la fisica, la metereologia... la botanica.
Quando tornò il silenzio, ore dopo, ci mettemmo in cammino. Lei al volante sorridente anche se in compagnia di mille preoccupazioni, non ultima quella di rimanere a secco. La benzina era finita, l'autostrada interrotta e non c'erano rifornimenti.
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Mi sono resa conto solo dopo del suo sospiro di sollievo quando trovammo una pompa. Rideva, perché voleva che ridessimo, quando ci trovammo di fronte a un benzinaio che non sapeva da che parte fosse il tappo del serbatoio. Là non arrivavano di frequente automobili. La nostra Sceriffa era stata la prima 850 Fiat ad arrampicarsi da quelle parti. 
Il Casentino è un po' "chiuso", infatti. E poi guarda più ad Arezzo che a Firenze. E' per questo che ha mantenuto il bello della tradizione ed è per questo che io ci sono tanto legata. 
Raccogliemmo funghi e funghi e tornammo tardi. Eravamo pronti a passare giorni fuori di casa: il pieno era stato fatto...era arrivato il sole. Lei ci fece correre, sfogare. Cenammo anche fuori, il che non era nelle nostre abitudini.
​

Tornammo tardissimo e...trovammo nostro padre, incredibilmente infangato, che dormiva sui gradini di casa. Era partito da Milano con un collega dell'Azienda, che aveva famiglia a  Firenze. Avevano riempito l'auto di bottiglie di acqua minerale e avevano inforcato l'autostrada senza sapere cosa avrebbero trovato. Da Firenze a San Giovanni mio padre fece l'autostop. Era sempre più difficile raggiungerci, ma lui si rasserenava man mano che si avvicinava alla meta. La situazione era brutta, ma non come se l'aspettava.
Una volta arrivato, al primo momento di sconcerto, di fronte a un portone chiuso, fece seguito la calma...

​Prima o poi saremmo tornati.

Grazia
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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