Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Polpo misantropo.

27/2/2016

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ImmaginePablo Picasso: "Femme nue couchée" (Reclining Nude), 1932, oilo su tela
C'era una guerra in corso tra me e i polpi. E io qualche volta la volevo vincere. Anche se avevo paura. Ne sono andato a caccia quando il mare era tranquillo e trasparente. Nuotavo lentamente per spiare il fondale sabbioso. Cercavo grosse latte arrugginite adagiate sul fondo. Se ne vedevo una, con davanti granchi e conchiglie masticate... lì poteva esserci il polpo. Lui vive isolato e se esce lo fa solo di notte. 

Se faccio riferimento a questo mollusco è perché il mare è la mia pietra angolare. E io, "polpo misantropo", come lui ho creato la mia tana. E' circondata da un fondale molto grande che va dal torrente fino a lassù, in alto, a quella zona saverga che i miei nipoti chiamano "la casa dei cinghiali". Il terreno è di terra e tufo. Disordinato di piante, di coltivato e di selvatico. Il posto ideale per trovare o inventare strutture in legno, pietra e anche ferro. Le ho tagliate, piegate. Ho tolto loro l'identità e ne ho data un'altra, a volte ironica, surreale o anche macabra. Nonna sub dovrebbe spaventare i ladri.

I guardiani.

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"Caimano"
tronco intagliato e colorato a spray, con occhi luminosi
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"Venite avanti"
composizione di materiali diversi
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"State all'occhio"
composizione di materiali diversi
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"Nonna sub"
scultura in bronzo che ritrae nonna Giulia, realizzata da mia madre Enrica Spotorno.
​Interventi di colore e occhiali subacquei

Alla ricerca.

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"L'origine della vita"
radice interpretata
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"Le maschere dell'inquietudine"
radice con interventi di colore
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"La famiglia"
Padre, moglie e quattro figli: composizione in radice dipinta e chiodi antichi battuti a mano

La trasgressione.

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"Cristo fallocratico"
Ulivo dipinto e intagliato
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Come sempre quello che invento può uscire o entrare in casa. L'idea che ho è quella di far muovere le mie opere. Questo anche per i quadri, che vanno e vengono su e giù dalle scale e passano da un chiodo all'altro. E così è stato per tre sculture che ho portato in casa.
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"Personaggio"
Legno con intervento di colore

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"Il ratto delle sabine"
Ferro curvato
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"Crocefisso"
Fil di ferro
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Donne & Avvocati.

22/2/2016

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Credo che Grazia meriti un posto nel mio blog. Io la lascio per l'ultima telefonata della sera. Ma ieri  ho trovato  quella voce metallica "La persona non è al momento raggiungibile".
Sono un rompiballe notturno. Non dormo, e trovo quasi naturale non far dormire gli altri. Qualcuno mi dava anche ragione: "Gli affari - ripeteva l'Avvocato La scala -  si fanno anche  nella notte di Natale!". Quell'Avvocato non aveva mai il senso della 'precarietà' dell'esistenza. Non credo si fosse mai chiesto quale sicurezza avesse sotto le scarpe... ovvero di fronte alla Morte. Forse pensava di presentarsi a Dio con il Codice in mano. Credeva appassionatamente nel suo mestiere. Mi  ripeteva: "Io sono uno di quegli Avvocati che sono saliti a Milano dal Sud con il Codice ancora sporco di pummarola". Guardava le carte e poi mi telefonava: "Dottore, tempo perso, ritiriamoci", oppure "La portiamo a Casa! Tenga sempre presente che c'è di mezzo la Matta". La 'Matta' per lui era qualsiasi Pretore o Giudice che poteva, quella mattina, soffrire d'ulcera. La Grazia la si spunta non con il Codice, ma con una battuta da American Bar che dia sul Cointreau, del tipo: "La telefonata per te è sempre l'ultima... i dolci e le caramelle si lasciano sempre in fondo".

Aviatori & caramelle.

Grazia ha letto e ha alzato il telefono. Come al solito siamo stati circa due ore, non i 20 minuti concordati. Lei è una donna di pazienza, nel senso che ha patito... e di questo ha fatto, prima la sua ribellione, poi la sua energia, e infine un mito per sé stessa. E così è stata a parlare dei corridoi di vento tra Alghero e Cagliari, e dei piloti dell'Alitalia, o Alisarda, che hanno pronti gli scannatoi per operazioni di volo, e qualcuno sniffa anche prima e dopo essere saliti in cielo. Ma ce n'era stato uno gentilissimo che l'aveva seguita come un angelo da Reggio Calabria a Milano. Sulla pista di Linate quasi buia, invasa di vento e pioggia, aveva avuto un momento alla Humphrey Bogart e Lauren Baccall. 
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Lui aveva tirato fuori dal trench un pacchetto di Chesterfield e ci aveva scritto il suo numero di telefono. E Grazia, emozionata, aveva poi smarrito quel pacchetto.
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Quando ero piccina non mangiavo dolci e non mi piacevano le caramelle. Me ne regalavano, a me come ai miei fratelli. Io le mettevo in un cassetto perché non volevo che i miei fratelli facessero indigestione. Erano carine, le caramelle! Di tutti i colori e di svariate forme.
Le usavo per insegnare le tabelline ai più piccini o al posto degli spiccioli per i nostri giochi di "società". Una volta volta trovai il cassetto vuoto. Le aveva prese e mangiate mio padre in crisi di astinenza da fumo.

Da ex-tabagista racconta le sue difficoltà nella disaffezione... ha pure rubato le caramelle alla figlioletta!

​Grazia
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E' pulito, cristallino, lontano nel tempo. Se ci fosse la Zia Adalgisa direbbe: "Che cara questa signorina. Si sente da qui il profumo delle caramelle".
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Mano nella mano.

16/2/2016

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Lo si immaginava tempo fa. Tavolino prenotato nella sala tv. Cioccolata e brioches. Tutto dolce, tutto caldo. Senza malizia perché l'incontro amoroso avveniva sotto un golf bianco, che buttavo lì con distrazione. Se non era in quel bar caffè che portava il nome di Brasile, andavamo al Cinema Giardini, Piazzale Oberdan. In galleria sceglievamo due poltroncine, non al centro, ma nemmeno troppo spostate. Sì, eravamo 'pronti a tutto', ma con timidezza. Il 'tutto' poi, era la mia fidanzata. Le poltroncine erano vicine, e strette. E le nostre gambe erano così attaccate da farne una.

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Il Cinema Giardini nel 1975
Io stringevo forte la sua mano. Solo all'inizio. Dopo veniva il piacere delle carezze più maliziose. Le sue unghie passavano sul palmo della mia mano, e poi d'improvviso anche tra le dita... Ve lo posso dire, ora che sono vecchio.
​A quell'età può essere più sexy di uno specchio a parete.
Ho una lunga bronchite. Giro in cerchio per la casa neppure fossi nel 'Cortile della prigione' di Van Gogh. 
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"La ronda dei carcerati" - Vincent Van Gogh - 1890 - Olio su tela cm. 80x64
E allora ho buttato via i pennelli, ho preso la penna e ho cominciato a scrivere.
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Mi fermo qui, anche perché sono le due di notte e domani mattina devo salire nello studio. Quest'anno mi aspettano due mostre. E prima della scelta, neppure io sono sicuro dei miei dipinti.
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Lettera ad una sconosciuta.

6/2/2016

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Nessuno mi scrive. Nessuno prende in mano la penna. Messaggi brevi, "senza suoni". E io li chiamo "alieni".
Questa notte ho preso la penna e ho scritto a una sconosciuta. E' accaduto così: senza presentazione, conoscenza, amicizia. Ci siamo incontrati come avviene al cinema. Film in corso. Forse ti ho calpestato un piede. Non ricordo. Io, invece, so che mi trovo a parlarti tre ore al cellulare. 
E tu hai risposto: «Eri tu, ricordi?». «Non dire bugie. Eri tu che non ti staccavi dal cellulare. Ma se proprio lo vuoi, eravamo tutti e due».  ​
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"Burning Giraffes and Telephone" - Salvador Dalì
Ti ho capita. Sei una donna che ha concentrato tutto nel cervello. E io non riesco mai a stupirti. Anzi, tu aggiungi sempre qualcosa di diverso, di più. Sei come una donna che ha già tutto, e io sono come uno che arriva con un regalo in mano.
Non senti? Ho la voce roca. E la Gloria, che passa di lì, mi dice: «Vada a bere la tisana! Perché la mattina si lamenta, confonde il giorno con la notte e non si ricorda le date». 
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"Gli amanti" - René Magritte, 1928
​Diavolo di donna, finisco per essere come quei fringuelli che rimangono attaccati ai rametti con il vischio. Divento stupido e così romantico da dirti: «Vorrei chiudere la tua voce in una bottiglia e portarla con me». Sento la voce di mio padre. Mi chiama dall'aldilà: «Solo questo... ricordati: sii uomo!». E lo dice così, sciolto, facile come se aprisse l'acqua del rubinetto. E poi tu vai a vedere cosa c'è dentro quel "essere uomini"... ci trovi un vocabolario di virtù. Torniamo a te. Io non ti conosco. Ma dalla voce ho capito che porti dentro dubbi e rabbia... e così viaggi di bolina stretta, prendi la vita di prua  e  sento che la chiglia batte sull'onda e mi sembra che tu non vada mai avanti. Ti racconto: «Il mare, quando scende il sole, diventa prima blu e poi nero». Quando accendo la luce vedo, e...«abbiamo  fatto le tre».
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Poesia del 1963 pubblicata sul libro "Via Sant'Antonio" - Milano - Ed. Arti grafiche Interpres

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Indemoniato con garbo.

3/2/2016

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(Don't worry be happy)

Quando Licinio mi manda questi brevi scritti dal Vangelo, io inizio a leggere sempre con sospetto. Forse il Vangelo non mi è stato letto, o io non l'ho letto. Oppure semplicemente non l'ho capito. 
Come può essere? Alla Cattolica ho fatto otto esami di 'Morale'. Dovrei conoscere i Vangeli... invece sono anch'io un 'indemoniato', ma con garbo. Quell'uomo che spezza i ceppi stando tra le tombe. E ancora quei duemila maiali che si buttano giù dalla rupe.  
Sono immagini misteriose e affascinanti. Hanno la purezza e il mistero del cristallo e del sogno. Mi vengono in mente certi dipinti di Dalì dove gli orologi si liquefanno quasi volessero fermare il tempo.
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"La persistenza della memoria", Salvator Dalì, 1931

VANGELO da vivere.

​l Signore Gesù e i discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro. Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. 
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Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti:

«Esci, spirito impuro, da quest’uomo!»

E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese. C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare. I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati. (Marco 5,8)
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"The Gerasene Demoniac", Sebastian Bourdon (1653)

VANGELO vissuto.

“Amate i vostri nemici”: queste parole del Vangelo mi sembravano non riguardare me. Ma una sera arriva una telefonata inattesa: dopo tanti anni un nostro lontano parente col quale c'erano stati dei dissapori tornava a farsi vivo e, passando per il nostro paese, sarebbe venuto a salutarci.
Non avevo nessuna voglia di incontrarlo. Poi, un pensiero: “Allora non è vero che non ho nemici!  Non basterà sopportare la sua presenza, dovrò amarlo”.
Per accoglierlo bene, ho riordinato la casa, ho appeso un quadro che da tempo dovevo sistemare e perfino comprate alcune piante fiorite. Il suo arrivo doveva essere una festa. E così è stato. Quando è ripartito, la vecchia ferita era stata risanata e la casa era diventata più bella. (V.Z. - Francia)
​
Nota del mio web content manager.
ImmagineIl simbolo del "Pastafarianesimo"
Devo confessarle che non amo questo genere di articoli: più avanzo con gli anni e più mi allontano dalla Religione. Più leggo certe cose e più mi accorgo che non siamo poi così diversi dagli estremismi che tanto condanniamo.
Come direbbe Woody Allen, "Grazie a Dio sono ateo". 
Per la verità mi definisco agnostico, oppure "Pastafariano". Quella sì che è una Religione! Credo che Morale ed Etica siano concetti perfettamente funzionanti anche senza le Religioni. Anzi credo funzionerebbero meglio. In fondo, se siamo progrediti fin qui e ci siamo differenziati dai primati elementari, non lo dobbiamo di certo alle Religioni, ma piuttosto al Caso.


​Nick


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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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