Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

E' tornato il sole.

21/4/2019

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Ieri è venuto il sole dell'estate. E io ho pensato di rivedere la mia casa sotto una nuova luce. 
Cristina mi ha accompagnato con la macchina fotografica. Abbiamo buttato l'occhio qui e là. Senza un ordine preciso, ignorando tutte le coltivazioni e la bellezza della collina che fa parte della tenuta Ravezza. Ravezza è tutto il territorio di pertinenza di Villa Giulia. Villa Giulia è la casa della mia vita.
(clicca su una foto per scorrere la "fotogallery")
Costruita anni prima che io nascessi, è 'a vista mare' per tutti i ricordi di mio nonno marinaio e delle mie avventure, dalla lancetta alla Sant'Agata. Ma Villa Giulia è anche 'entroterra ligure'. Quando mi sono sposato con Agata, abbiamo scelto questa villa perché fosse la casa nostra e dei nostri 4 figli. E così è stato. Io sono qui a 80 anni e qui ho raccolto solo alcuni ricordi importanti della mia vita. Non ne voglio fare il Vittoriale perché io appartengo alla realtà nel suo divenire, non solo nel ricordo. In questo senso sono una persona per nulla semplice. Sembra che ogni mattino, svegliandomi dica: "Qual è l'avventura di oggi?". 
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Ieri per esempio, dopo 8 mesi, improvvisamente sono tornato in spiaggia a fare il bagno. Giornata bellissima. Quando sono arrivato ho visto in acqua solo un bambino che rideva. Mi sono detto: "Beh, se c'è lui... ". Dopo è uscito, si è rivolto alla mamma e ho capito che era tedesco. sono stato lì, sdraiato sul lettino con la Gloria vicino e ho cominciato a pensare: "Quel bambino mi ha lanciato una sfida. Se entra lui, perché non posso farlo io". Sono entrato e sono dovuto subito uscire. Prima di rientrare a casa però sono rientrato un'altra volta. Non mi bastava il gelo precedente. E soprattutto la fatica incredibile di uscire dalle pietre della battigia con il mio ginocchio. Se non ci fosse stato il braccio della Gloria, sarei ancora lì con l'acqua alle ginocchia.
E così finisco il mio scritto per rispetto di chi mi legge. ​
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Micio è Morto.

21/10/2018

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Oggi, a mezzogiorno.

​Io sentivo le campane della parrocchia di San Michele, sfogliavo la mia agenda, dove avevo scritto il nome del micio, sottolineato tre volte di rosso.
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Onora il padre... e la madre.

9/7/2018

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Quando ero piccolo, mio padre neppure l’ho visto.
Ero “sfollato” in montagna e lui lavorava a Milano. C’era la guerra e doveva salvare le auto, le gomme e le batterie dai tedeschi. Quando ho cominciato a conoscerlo, a 10 anni, ho avuto più rispetto che affetto: imperativi categorici e troppe le sue “imprese”.
Lo ammiravo, ma ero anche disturbato da coppe e medaglie e da una cicatrice di guerra sulla fronte.
E’ chiaro che io preferissi mia madre: bella e fantasiosa… anche se a volte così femminile da non riuscire a capirmi.
Crescendo, il rapporto con il padre non è migliorato, anzi: già a 15 anni mi proponeva sfide nel presente e nel futuro e quel che mi dava più fastidio, l’ho già scritto, era di essere presentato ai “grandi” come “il figlio di Franco Spotorno”. A Celle diventava: “U l’è u figgiu du Checchin”.
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Franco ed Enrica Spotorno

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La canzone del depresso

1/7/2018

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Tutti mi danno consigli, o rimproveri sulla mia salute. E io entro in depressione. 
Non riesco a curare il mio gatto, figuriamoci me stesso. E poi non conosco i sogni del gatto, conosco i miei: incubi  che sembrano dipendere da tramezzini notturni di taleggio.
Ho attaccato sul frigor un manifesto politico rosso: "NON MANGIARE!". Ma mi muovo al buio.
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Il gatto... con il soffio al cuore.

17/6/2018

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Non mi stupirei se il mio gatto venisse... gli hanno trovato un soffio al cuore, inappetenza cronica e problemi renali. ​
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Storia e numeri.

30/3/2018

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Le origini
All’inizio degli anni venti ​Franco Spotorno lascia il paese natio della Liguria in cerca di fortuna. Arrivato a Milano entra nel mondo dell’automobile, che caratterizzerà tutta la sua vita lavorativa, sportiva e imprenditoriale. Inizia così a lavorare alla filiale Fiat di Milano, prima come garzone, poi magazziniere e infine venditore.
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Guggettu e Gloria

6/3/2018

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Ieri sera sono venute da Milano Maristella e Samuela. Due sconosciute. Le precedeva quella “Vecchia Lenza” della Gloria, all’inizio mite, dopo un’ora patrona di casa, sottotetto compreso.
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La "Vecchia Lenza"

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Le sfide: dal cavallo alla Formula 1.

20/12/2017

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In questi giorni incontro due nipoti, Guglielmo e Vittoria. Guglielmo ritorna dall'America, dove con una borsa di studio alla Chicago University ha raggiunto il massimo dei voti nei primi 3 esami. Vittoria ha superato il primo esame di medicina (matematica) con un 30 e lode. Hanno la stessa età, gli stessi traguardi. Si stimano e si vogliono bene, ma credo che siano già in competizione. A me questo non dispiace, anzi, forse sono proprio io ad eccitare questo confronto. Perché? E' difficile dare una risposta. A volte è  sufficiente una parola o un silenzio per dare inizio a un processo 'misterioso'. Il DNA è sempre in agguato. 

In questi mesi il mio sonno non è tranquillo. A volte in sogno riesco a litigare con i miei morti. Soprattutto mio padre e mio fratello. Mia madre è assente, al massimo ci consola. 

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Colloquio personale, silenzioso e sconosciuto.

11/11/2017

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A volte la fede di Licinio e dei suoi amici mi irrita. Mi irritano le loro certezze. Io sembro sicuro dei  miei dubbi. A parole, quasi ne sono fiero, ma  so che  a un certo  momento avrò paura di tutta la mia razionalità, della mia logica. E' vero, non mi piace la  parola fede nel senso di 'affidarsi' a qualcuno, a qualcosa che neppure riesco a immaginare. Le certezze sono solo due: la vita e la morte. Anzi solo la morte, perché noi sappiamo come nasciamo, da un atto d'amore, ma mi chiedo: la morte che atto d'amore è?
Ma Licinio ha le sue certezze, non solo precise, ma vissute, provate da esperienze di altri amici di fede. E quello che mi sorprende è che continua a scrivermi, e io non pubblico, perché a volte è barboso, pieno di Santi, di Profeti, di Vangeli e scritture polverose. Ma lui non protesta. E continua a scrivere.
E io invece mangio fil di ferro, cioè m'incazzo quando non trovo un giornalista... altro che scrivergli con paziente speranza: "Bussate e vi verrà aperto". Questa saggezza del fil di ferro e dei portoni chiusi era di mia zia Adalgisa, e anche di mia madre Enrica, cattoliche "all'acqua di rose", veri martelli laici quando avevano ragione. 
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Colloquio - personale -silenzioso  - e sconosciuto
Ciao
Dimmi Tu ?? Come possono stare insieme queste REALTA’… solo partendo dall’ESPERIENZA possono essere utilizzate e ripetute per descrivere una situazione REALE ….
Provare per credere
Con vicinanza
g-
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Guglielmo, le ragazze di una volta e i Queen.

3/7/2015

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Oggi è sufficiente andare su Rete4 per trovare pubblicità su gengive, sudore, mestruazioni e creme che ti fanno dimagrire durante il sonno. Sembra quasi che gli italiani debbano stare tutto il giorno in bagno o a letto.
Ieri tutti 'puzzavano' del loro lavoro. Anche i preti, che giocavano con noi sotto il sole, negli oratori. In tonaca, sudati, ma tutti amici. 
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Diverso era per le Ragazze di una volta. Quando avevano 'le loro cose', in città non si vedevano e d'estate stavano sotto l'ombrellone, quasi in castigo. Dietro la sdraio a giocare con il chiodo, in imbarazzo per il loro respiro. La Cristina mi interrompe: "E' meglio che lei si occupi dei greci, se no rischia di raccogliere qualche insulto in più". 

Io non l'ascolto, sono così dentro a presente e futuro, che mi concedo qualche pausa nel passato. 

Arriva Pietro Cerisola. E' venerdì, il giorno del fritto. Ormai porta solo un po' di radicchio e mi dice: "E' già troppo". Io gli chiedo qualche focaccetta. E lui: "Adesso fa caldo, te le porterò quest'inverno". 

Pietro, mio compagno di scuola in IV e V elementare, guidava le corriere. Era al corrente di tutto. Se io ho un ricordo, lui ne ha sempre uno più vecchio. A proposito di quelle ragazze e dei loro problemi, mi dice: "Le tedesche di Villa Adele facevano il bagno anche quando pioveva sopra e sotto". 

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Pietro Cerisola
Pietro è un mio amico. Si confida solo con me. Mi parla anche troppo di acciughe. Le va a comprare a Varazze in una pescheria di cui non dà l'indirizzo. 
Amico di tutti e di nessuno, sembra che solo le acciughe lo interessino. Non è così. Il suo bosco, là in alto, è la sua ricchezza. Là rimane solo con api e fragole. L'altra sera gli ho chiesto d'improvviso: "Se uno di noi muore, l'altro con chi parla di questi ricordi?". Mi guarda con tristezza, riunisce sul tavolo le mani e mi dice: "Mangia le acciughe che ti vengono fredde". Questo è il vero amico. 
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Giuseppe Migneco, "Pescivendoli"

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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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