E' tale la noia delle trasmissioni politiche, che ormai mi sono affezionato ai capelli, alle capigliature. Poco mi importa se siano posticci o del tutto imparruccati. E' quindi naturale che io ami i due scapigliati. Trump e Boris Johnson... tutti e due con il testone a pannocchia di granoturco.
Il 16 novembre ho mandato al Papa il catalogo della mia mostra a Torino e una lettera dal contenuto che ritengo molto importante e provocatorio... ma sempre con rispetto. La Segreteria di Stato del Vaticano mi risponde oggi con questa cartolina e la foto di Papa Francesco. Presento ai miei lettori la lettera che ho mandato, in modo che anche voi ne possiate dare un giudizio. Celle Ligure, lì 16 novembre 2016 Caro Francesco,
posso capire che i problemi dell'arte di cui ti ho scritto non siano di tuo primario interesse, ma almeno la comunicazione, di cui sei la più ascoltata e autorevole voce, dovrebbe entrare nei tuoi messaggi. La televisione Mitizza e adora i cuochi che combattono la guerra dei fornelli e presentano le più astruse delizie. Mentre qualche milione di poveri guarda soltanto e manda giù la saliva. Forse un giorno, tradendo il Cristo, ci sarà qualcuno che alzerà l'ostia allo zenzero. Siamo ormai nella civiltà dell'apparire e non dell'essere. Il web E' il vero 'cancro' del nostro mondo, dove la notizia divora la notizia, che è già vecchia quando esce. Ha quattro effetti negativi e una ingiustizia sociale. E questi sono una deriva che sembra non potersi fermare. 1. Danneggia la conoscenza, soprattutto nei giovani che trovano tutto scritto e non sviluppano il cervello, ma i polpastrelli. 2. Danneggia la socializzazione perché tutto arriva in casa nel giro di un giorno, trasporto compreso. E adesso vedremo le conseguenze di Amazon che esclude la lettura e quindi la conoscenza. 3. Taglia migliaia di posti di lavoro perché spariscono tutti gli intermediari. Migliaia di imprese addette agli intermedi, cioè alla distribuzione, salteranno in aria. Altro che vendita a chilometri zero. 4. Peggio di tutto è che ogni sconosciuto, dalla Cina all'Africa, Canada, Siria, Libia, alla Turchia faccia un atto di grande violenza su se stesso e gli altri e diventi popolare per un giorno su giornali e televisioni di tutto il mondo. Protagonismo assoluto senza costo di numerosi frustrati. 5. L'ingiustizia sociale sono i miliardi di dollari che finiscono nelle tasche dei signori di Silicon Valley. Questi possono staccare un assegno e comprarsi l'Italia. Girano con felpa e jeans ed evadono le tasse con tutti i sistemi che sicuramente lei sa. Caro Francesco, è ora che tu ti muova. Io ti ho amato nei primi mesi e in alcuni atti di ora, ma non basta andare a trovare i carcerati, accarezzare i bambini, scendere anche a rischio della tua vita tra tanta gente... "scaccia i mercanti dal tempio". Con rispetto.
Oggi mi hanno telefonato: "In America è 'esploso' Van Gogh". Van Gogh non è un fuoco d'artificio. E' un esempio di 'divina pazzia'. Un privilegio di chi veniva baciato dalla divinità. Si chiamava Theia ed era la capacità intuitiva di cui scrive Platone. Qualcosa di simile accadeva a Pizia, sacerdotessa di Apollo e oracolo di Delfi.
Mi faccio una domanda: "Van Gogh osserva o prevede?". Penso tutti e due.
Guardate i suoi occhi. Sono anche 'peggio' di quelli di Picasso. Hanno la voracità del falco, però c'è dentro tutto il dolore di chi osserva fuori e dentro se stesso. E questo non accade solo negli autoritratti, ma anche in quelle opere dove il suo dipinto può sembrare decorativo.
Questo fiore, così diverso da altri girasoli, aggredisce quasi fosse carnivoro. Van Gogh si è tagliato l'orecchio ma taglia anche la vita, entra nella sofferenza. Questa piccola opera di 61x43,1 cm., un semplice fiore, è più drammatica della grande tela (297x400 cm.) di Soutine, Bue squartato.
E' un atto di accusa contro la vita.
Al di là di queste suggestioni che nascono dalla natura, Van Gogh va oltre. In altre poche opere il suo occhio cattura l'uomo, ma è sempre e solo lui. Gli uomini ne La ronda dei carcerati sono tanti autoritratti prigionieri di un cammino senza inizio né fine.
Anche più drammatico, se può esserlo, sono I mangiatori di patate in cui uomini e donne non sono altro che un Van Gogh che 'cattura' sé stesso. Lo si intuisce dal luogo (il carcere, la cantina), dai colori (nero e grigio) e dai titoli. Non vuole lasciare una sola fessura, quasi che la pazzia fosse proprio questo: il 'piacere' di non poter fuggire.
Ho chiesto all'amico Mauro Garascia, che da tanti anni naviga ogni giorno con me nel mare burrascoso dell'arte e della finanza, un pensiero su I Mangiatori di patate. Eccolo.
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Era il 30 aprile 1885.
In una delle oltre 600 lettere di Vincent al fratello Theo, riflettendo su I mangiatori di patate, così scriveva: "Ho cercato di sottolineare come questa gente che mangia patate al lume della lampada, ha zappato la terra con le stesse mani che ora protende nel piatto, e quindi parlo di lavoro manuale e di come esse si siano onestamente guadagnato il cibo. Ho voluto rendere l'idea di un modo di vivere diverso dal nostro di gente civile. Quindi non sono per nulla convinto che debba piacere a tutti o che tutti lo ammirino subito." .... "Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalle patate bollenti - va bene, non è malsano; se una stalla sa di concime - va bene, è giusto che tale sia l'odore di stalla; se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime - va benone, soprattutto per gente di città". Per il Van Gogh predicatore, per lui che aveva la missione di convertire i derelitti, la cena di quei poveri contadini è come un'eucarestia. Il pezzo di patata bollita offerto è un'ostia consacrata dal sudore e dal duro lavoro di quelle mani sporche, nodose e contorte. Le stesse che le avevano coltivate e raccolte. Il taglio della luce mi ricorda Caravaggio e la stamberga una catacomba illuminata dalla candela. Povero Van Gogh! Nessuno amò e capì quel dipinto. Nessuno lo vide come un manifesto, una fotografia della dignitosa sofferenza dei molti che ancora si guadagnavano ogni giorno il pane, anzi la patata, da mangiare alla sera. E, ancora peggio, nessuno amò e capì Van Gogh. M. Garascia
Le persone cercano curiosità degli artisti, quando diventano 'maledetti'. E' sufficiente andare sul computer. Quello che manca è la critica del "mestiere", il contributo pittorico. Di questo hanno parlato a lungo De Chirico e altri nella storica rivista valori plastici.
Van Gogh ad esempio usa quella pennellata a curve per gli sfondi. E fa utilizzi diversi del giallo cromo, ora decorativi, ora drammatici. Scade, per esempio, nei cerchi della Notte stellata che sembrano uscire dal dipinto senza prospettiva. Lui stesso se ne accorse. Lo stesso si può dire della modestia de La cameretta, dove si confonde la pittura con il fascino della povertà...
(cliccare le figure per ingrandire)
Accade così con i pittori maledetti, sono artisti che muoiono giovani.
Modigliani è affascinante ma un po' 'ruffiano' con i nudi delle sue modelle. Diverso Van Gogh: dipinge mille quadri, e anche lui forse qualche volta accontenta il mercato (Ricordo la sua gioia per quella prima vendita fatta dal fratello Theo...). I critici hanno notato una certa difficoltà di Van Gogh nel disegno, che non ama soffermarsi sulle persone. Il quadro da me scelto dei girasoli, per me è unico. Ci sono tante pennellate diverse. Se "scannerizzato" finisce per diventare astratto. Dove sembra anticipare la pittura successiva è nella soluzione "astratta" dei campi di grano. E' una soluzione dove il blu del cielo "preme" sul giallo compatto delle spighe. Qualcosa di simile ha fatto Morlotti con le sue rocce.
(cliccare le figure per ingrandire)
Ma Van Gogh è sempre stato così?
No. Nei primi disegni e quadri, quand'era in belgio, si vede "l'imbarazzo" della matita e un inizio tutto grigio e nero. L'avvocato Giulio Gallera nel discorso d'apertura della mostra di Guglielmo Spotorno ha tracciato le linee del programma del Museo della Permanente: valorizzazione dei maestri lombardi di arte moderna e contemporanea. In questo programma si inquadrano la mostra del Maestro Guglielmo Spotorno e del Maestro Enrico Della Torre, che avrà inizio il 25 novembre in un'altra area del museo. La seconda notizia è che Il Maestro Guglielmo Spotorno in occasione dell'inaugurazione, ha fatto dono al museo di uno dei più importanti dipinti di questi ultimi due anni. Quella "Berlino Est" che è stata logos alla mostra di Spotorno all'Università Bocconi tenutasi a marzo scorso. AGGIORNAMENTI
L'organizzazione ha per la prima volta posto nelle sale della mostra dei questionari attraverso i quali il visitatore, con una semplice "X", può fornire informazioni. Per un dialogo più preciso e per accompagnamento è sempre presente una tutor (le signore Anna Miotto o Giulia Guerini - nella giornata di sabato entrambe) per spiegazioni, dediche, giudizi, e iscrizione ad una newsletter dedicata ai futuri programmi dell'artista (Museo del Priamar a Savona - Sala del Commissario - settembre 2016. "Mostra Antologica dal 1970 al 2016", oltre ad una prossima mostra in fase di programmazione a Lugano). RIVISTE, GIORNALI, SERVIZI ONLINE. Dopo Il Corriere della Sera (La Lettura), Il Secolo XIX, TGCom, Levante News, L'Arte.it, usciranno articoli su La Repubblica TuttoMilano, ViviMilano, L'Avanti, Il Letimbro, più i giornali attivati tramite La Permanente. (vedi qui) VISITE GUIDATE La curatrice della Mostra Prof.ssa Nicoletta Pallini ha predisposto un programma di visite guidate gratuite:
IL CATALOGO L'elegante catalogo della mostra è in vendita al prezzo simbolico di € 10 e consultabile online in formato pdf. Per l'acquisto rivolgersi alle tutor. Per ulteriore documentazione su altre opere dell'artista sono possibili incontri nello studio di Guglielmo Spotorno nei giorni di sabato e domenica da programmarsi con l'Arch. Cristina Simoncelli ([email protected]) Per biografia, riconoscimenti, aggiornamenti e altre informazioni sull'attività di Guglielmo Spotorno consultare il sito www.guglielmospotorno.it. Il 9 dicembre il poeta NEVIO NIGRO scrive un'importante critica sulla mia poesia, con queste parole: "RACCOLTA DI POESIE DI LIVELLO SUPERIORE". La stessa critica e' apparsa sulla rivista online 'LITERARY', dell'editore CROCETTI
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Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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