Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Totò a san siro.

29/10/2016

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Totò arriva a San Siro. Solo un cinese lo riconosce.
"Nous volevoum entrare nel catino di gioco", chiede Totò.
"Catino, catino...la vanno a fare" prosegue Totò. "Ma signore, che signore è lei? Come ha fatto a superare la Grande Muraglia?".
Arrivo io, riconosco Totò: "Cavaliere, commendatore, grande ufficiale, mi segua..."
"Ma chi è lei? Un poliziotto? Io sono immacolato. Guardi la mia camicia!"
Riesco a prenderlo per un braccio: "Su, venga che mi fa perdere la partita".
"Quale partita? Guardi i cinesi...non è ancora incominciata. Come si fa a  perdere?"
Ci sediamo, segna la Juve. Totò si alza e fa il gesto dell'ombrello.
"Ma che fa, ha segnato la Juventus". 0-1
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"Juve, Juventus.." Totò riflette "Gioventù...avanti i giovani"
"Ma quelli sono migranti senza patria, pagati da me, da lei, da tutti questi fessi"
Totò: "Distinguiamo signor cinese"
"Io non sono cinese! E NON SONO FESSO!"
"Torniamo a distinguere: lei un po' di sangue cinese...dica la verità"
"Ma quale signore? Guardi gli occhi, la bocca, i capelli"
Totò: "Si vergogni. Come uomo si vergogni, lei non fa vedere quel casino...mi scusi, quel cosino che ha tra le gambe. Confessi! Lei è un fedifrago, la lasciato la moglie dall'altra parte della Muraglia"
Segna la Juve. 0 - 2.
"Perché non si alza?"
Totò: "Io non so come si usa in cina, ma qui a Napoli un ombrello alla volta". 
Prosegue Totò: "Voi cinesi, cavaliere, avvocato, ma la puzzettina dove la mette?"
"Ma cosa c'entrano le puzzettine?"
"Se c'entrano...c'entrano! E poi escono, controlli alla fine della partita. Controlli ora che sfolliamo, si chini. Alle spalle dei cinesi, che scendono la scalinata. Quelli sfollano, scalinano, ma puzzettano. Ma poi chi ha vinto?" 
"La Juventus, due a zero"
"Ma si...e poi Milano è Milano...avete il panettun, e noi la differita".
"Forse voleva dire la differenziata"
"Non dettagli...non iniziano tutte e due per diffe? E non faccia il cinese!"
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"In memoria e onore degli ardimentosi corridori Italiani"

28/10/2016

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Ieri sera si è svolto un evento molto importante. La celebrazione dell'ANCAI (Associazione Nazionale Corridori Automobilistici Italiani) di cui mio padre è stato il fondatore e Presidente, e mia madre la consulente artistica. 
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Oggetto dell'evento è la commemorazione della donazione del grande pannello del Maestro Felice Casorati, inaugurato con la presenza di Gianni Agnelli, dei campioni del mondo e parenti. 
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L’opera è un mosaico in ceramica di grandi dimensioni (500x400 cm.), esposto all’ingresso del Museo dell’Auto di Torino, il più importante in Europa.
Questo monumento in onore ai caduti durante le corse automobilistiche fu fortemente voluto da mio padre Franco Spotorno. Ci vollero quasi 12 anni prima che venisse realizzato e donato al Museo, come testimoniamo le lettere del 1949 dell'allora Ministro Giulio Andreotti (che per una volta donò invece di prendere) e di Tazio Nuvolari.
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La lettera con l'assegno di 10.000 Lire di Andreotti
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I ringraziamenti di Tazio Nuvolari
(clicca per ingrandire)
Purtroppo non potrò essere presente di persona all'evento, ma sono sicuro che mio figlio Franco saprà rappresentare nel migliore dei modi il ricordo di suo nonno, non solo per i suoi successi come pilota nella storia dell'automobilismo ma anche per la sua volontà e capacità di lasciare l'acceleratore dell'auto da corsa per dedicarsi con l'ANCAI alle vicende umane dei piloti.
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Franco Spotorno seduto tra Andreotti e il famoso pilota Gigi Villoresi.
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Franco Spotorno, primo a destra, con nelle mani una onorificenza della Fiat. Presenti Valletta e l'Avv. Agnelli.
Se questo pannello di Felice Casorati è lì, è per merito dei miei genitori, Franco ed Enrica e dell'amicizia che li legava al grande Maestro. ​
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Tra suore e peccatori.

24/10/2016

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Il mio cimitero è bello. Dopo le ultime case di Celle, campi di viti e pesche, si sente che il mare è là. Forse la gente di quei tempi voleva avere i parenti vicini. Oppure era un semplice motivo di risparmio. Con una strada sola riunivano cimitero e la più piccola frazione: Sanda. E quando passava il pullman azzurro della Sati dovevo stare attento a non finire contro il muro con la bicicletta. E pensavo: "Sarebbe ridicolo raggiungere i miei morti, sepolti a pochi metri.". Se invece, lasciata la bicicletta, andavo a vedere la mia cappella... Non sentivo un luogo di pace e di silenzio. Il cimitero costruito vicino a una collina, forse in cerca di protezione, ma anche di originale bellezza della natura. I pioppi, gli ulivi e le palme circondano in modo disordinato le mura esterne e tutto dava a me bambino la sensazione di essere in un posto dentro la vita.  ​
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Alcune cappelle avevano il colore famigliare delle case. Non c'erano corone di fiori ma solo qualche pianta grassa... Stavano lì a far del verde. I parenti degli altri morti si dovevano accontentare di una tomba di terra. Qualcuna con fiori naturali e altri con quelli finti. Questo dipendeva dal rapporto di parentela. Mi accorgo che quello che sto scrivendo può dare l'impressione che il mio cimitero sia triste e povero. Non è così: sugli alberi vicini è un continuo cantare e volare degli uccelli che qualche volta si fermano sulle croci di legno della gente comune. Ricordo che nessuno si accorgeva di questa differenza, rimaneva l'unione dell'amicizia, che qualche volta poteva risalire a molti anni prima, e qualcuno si dava una stretta di mano come se stesse sulla passeggiata a mare. 
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Guglielmo Spotorno: "Suor Maria della Natività" (8 anni, prima emozione amorosa)
Solo alcune donne avevano il 'dovere' di vestire di nero e di piangere il marito morto uno o due anni prima. Me ne ricordo poi una che aveva la mania delle pulizie. Non si fermava neppure a pregare, arrivava con un secchio d'acqua e una spugna di crine e ripuliva tutto quasi per dire: "L'ho fatto lucido come il tavolo del mio salotto". Questa donna si chiamava Bruna, metà ligure metà emiliana, era conosciuta per la sua generosità e per i ripieni di verdure che metteva da tutte le parti. Alcuni dicevano che si facesse i ravioli, una volta rimasta vedova, e li mangiasse da sola.        ​
L'altro 'peccato', passato il lutto, è stato che tolti i panni della contadina e messi vestiti orribili e pieni di pietrine, andava a ballare di nascosto in una trattoria dell'entroterra che non a caso si chiamava 'Milleluci'.
Ora la Bruna si trova nella mia cappella di famiglia dopo essere stata prima guardiana e poi, nel tempo, più che famigliare, e alla fine 'Direttrice' di tutta casa nostra... Pochi anni dopo, anche se si chiamava Ghirelli, l'ho ospitata nella tomba di famiglia. Questa tomba degli Spotorno, per uno che ha fantasia, ricorda un condominio di 'aspiranti al Paradiso'.                   
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Lo schieramento religioso completo del mio dipinto "Suor Maria della Natività"
Entrando a sinistra c'è un vero schieramento religioso: le mie tre zie Angiolina, Pietrina, ed Ene, erano tutte e tre suore nell'ordine delle Gianelline (Allora si andava in convento anche per motivi di povertà, ma soprattutto di culto). Dopo di loro c'erano subito uno zio frate, del quale non ho mai saputo il nome, e naturalmente zia Ester, che visse sempre 'castamente' sia di giorno che di notte in ricordo di sua madre. 
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Zia Ene, madre superiora
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Zia Ester
Le altre ospiti sono, come ho detto, la Bruna e mia cugina Letizia, della quale l'unico peccato che si ricordi è quello di andare di nascosto a prendere una caraffa di gelato alla crema al bar Nazionale. Nella parte entrando a destra ci sono quelli che di certo hanno 'frequentato' il peccato.  
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Mio padre discute con Papa Paolo VI
Impermeabile e cappello - Poesia di Guglielmo Spotorno

Questo è un uomo che non ho mai capito... mi era vicino solo per il cognome.

Pubblicato da Guglielmo Spotorno su Giovedì 17 settembre 2015
La mia poesia ispirata a Zio Giovanni Spotorno
Mio padre Franco, mio zio Giovanni (solo veniali, vedi "videopoesia" qui sopra), ed è chiaro che ci sono anch'io che mi sono preparato il mio colombaio (che brutto nome!) e mi son messo una fotografia mentre tolgo le sardine dalla rete con tre miei amici pescatori.
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Ho fatto questo non per vanità ma per essere ricordato in un momento di vita felice e non con quei visi allucinati che si trovano nelle fototessere. Soltanto  un'illusione per far sorridere i miei nipoti. E non certo per i cellesi. Il loro commento sicuramente sarà: "Anche da morto ha tempo da perdere". Mentre io credo che con Dio, se c'è, troverò sempre un compromesso. ​​
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Nel segno del Dalai Lama e dell'Arte.

2/10/2016

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Nelle cinque mostre che ho fatto in questi due anni ho avuto molte soddisfazioni,  di critica e di pubblico.  Ma questo incontro semplicemente 'artistico' con Sua Santità il DALAI LAMA,  in visita straordinaria a MILANO per soli tre giorni, ha un significato diverso. 
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Solo pochi giorni prima erano venute a Celle Ligure due amiche oltre che esperte, Nicoletta Pallini ed Elena Pontiggia, per scegliere un mio quadro da battere all'asta benefica organizzata al Hotel Principe di Savoia il 5 Ottobre 2016 dalla Onlus Ghe Pel Ling, alla presenza di Vittorio Sgarbi, del noto battitore Matteo Cambi e di altre celebrità del mondo della spettacolo e dell'imprenditoria.
 
La scelta inizialmente sembrava orientarsi tra uno di questi due dipinti.
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"Cristo Cittadino", 2016
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"La periferia: il Cristo abita qui", 2016
Poi nell'indecisione è improvvisamente spuntato un terzo dipinto che ha messo tutti d'accordo: "I SIGNORI DI BRUXELLES". Ne avevo parlato anche qui per via della tecnica...particolare con cui l'ho realizzato.
 
Si tratta di un'opera che non è  mai neppure stata esposta in galleria, per la semplice ragione che volevo tenermelo per me.  
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"I signori di Bruxelles", 2015 - tecnica mista su carta 70x86 cm.
Poi ho pensato: "Quale migliore occasione per far sì che in qualche modo questi 'Signori' fossero finalmente utili a qualcuno?"

Il ricavato dell'asta andrà infatti a favore dei giovani monaci tibetani, studenti nel monastero di Dharamsala, in India. Si tratta di un evento straordinario che precede di qualche giorno la visita in Italia di Sua Santità il XIV Dalai Lama, il 21 e 22 Ottobre.
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"Ponti per un'unica umanità" (clicca sulla foto per leggere il comunnicato stampa)
Dopo qualche giorno dalla mia adesione ho ricevuto questa preziosa lettera di ringraziamenti. 
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Qui trovate il catalogo di presentazione di questo evento benefico, con la descrizione del progetto e degli artisti che, come me, hanno avuto l'opportunità di partecipare.
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Qui tutti i dettagli sull'evento su facebook.
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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