Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Agata comincia a vincere

27/5/2019

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Aveva 7 anni quando le ho regalato una racchetta da tennis. E' stata un'intuizione... fino ad un certo punto. Quando lei entrava in cucina, qui a Celle, e vedeva la Gloria lavare i piatti o pulire la verdura, si avvicinava e diceva: "Ti posso aiutare?". La domanda non aveva e non ha bisogno di risposta. Agata allora come oggi, come entra in casa mia corre in cucina e dà una mano su tutto. Apparecchia, sparecchia, lava e porta anche il vino in tavola. Questo in casa. Vederla fuori è anche meglio. Lei molte volte non corre, ma scatta. Ha i tempi reazione di Princi, la mia gatta. E ha sempre entusiasmo. Se c'è da fare una salita per portare il granoturco alle galline, la fa di corsa. Sembra che camminare sia un diritto riservato ai vecchi. E non è affatto iperattiva, perché quando la prendo con dolcezza, sta vicino a me e mi chiede: "Nonno qui... nonno là...". ​
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Anche se sono stato giocatore di tennis, non so per quale motivo le abbia regalato una racchetta a 7 anni, quando stava partendo per la Puglia, dove vive e studia. Ha cominciato a 7 anni a tenere una racchetta più grande di lei e giocare. 
In questi due mesi, aprile e maggio 2019, ha fatto 3 tornei e li ha vinti tutti e 3. L'ultimo è terminato sabato 25, dove ha vinto la finale. Sei incontri senza perdere un set. Ora ha 9 anni.
Io in Agata ci credo. Non solo per l'intelligenza e per il carattere, ma perché ha la fantasia di giocare, lei mancina naturale, anche con il braccio destro. ​
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Questa è la premiazione di domenica.
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il professor fraschini

21/5/2019

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Mi fa piacere rendere partecipi i miei lettori di un messaggio un po' bizzarro. La persona che lo invia è il Professor Gianfranco Fraschini, primario di ortopedia al San Raffaele, che mi ha operato al piede destro, travagliato da troppo football, e ha risolto poco o niente. Però è un uomo fantastico e, a dire la verità, per risolvermi il problema avrebbe dovuto cambiarmi il piede. Troppi colpi...  usavo il sinistro solo per salire sul tram.
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Van Gogh, "ritratto del Dottor Gachet" Il Professor Fraschini, quando prende il bisturi in mano non è così titubante e perplesso.
Carissimo Maestro mi perdoni!
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Dopo che ci siamo incontrati sono partito per il Portogallo prima a Casais e poi subito nella fattoria dove mio consuocero alleva cavalli Lusitani (una della sue mille attività, è un estimatore d’arte e ho portato il suo libro per farglielo vedere).
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Casais, Portogallo
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Il consuocero del Prof. Fraschini
Qui non prende bene internet!  Domani torno a Casais e venerdì a Milano le farò avere al più presto i consiglia per il piede! Il quadro è bellissimo e lo appendo sicuramente in studio ma mi perdoni in seguito voglio godermelo in casa tutti i giorni!

Un cordialissimo saluto.
 GfF ​
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Guglielmo Spotono - "Celle d'inverno", 2017 cm.70x70
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Milano è il west... e il mio nome è nessuno.

11/5/2019

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Sono andato a Milano, la mia città. Ho i piedi nella terra e gli occhi al mare della Liguria, ma Milano mi riprende appena torno sulle sua sponda. Ieri era la giornata degli Alpini: tanti, più di 500.000 hanno occupato Milano con dignità, anche silenziosa, anche se qualcuno se li immagina solo bere direttamente dalla botte. Beh, non è così. Io, Davide e Gloria abbiamo attraversato in auto una via Dante invasa,  grazie a un giovane alpino biondo che si è messo di traverso; ha bloccato la gente,  compagni e sconosciuti e facendo grandi gesti con la mano ha urlato: "VAI, VAI! VIA, VIA!"... e noi siamo sfilati via, attraverso un fiume di penne sul cappello. ​
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Questo episodio non si sarebbe fermato nella mia memoria se quell'alpino giovane e sfrontato non avesse tenuto in mano un grande boccale di birra schiumata. Alpino con Birra? Una inquadratura da Sergio Leone, con il 'biondo', un Terence Hill fatto in casa, deciso  a fermare il 'mucchio selvaggio' a Milano.
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Milano è il West d'Italia. Una opportunità per tutti e per nessuno. La città ti attrae e ti respinge. Ti dice: "Vieni avanti, c'è pane e festa per tutti". E mentre ti dice questo ti fa vedere una Ferrari tutta nera parcheggiata in una viuzza dietro a largo Cairoli, o una bellissima donna in Ripa Ticinese, quasi seduta sulle sue gambe lunghissime, metà del viso nascosto nei lunghi capelli biondi. La nostra  Lexus  va così piano che scenderei per portarmela via. E lo farei, anzi l'avrei fatto anni fa,  ma ora è solo intenzione, e a Milano con le intenzioni non si va da nessuna parte. 
​
Milano è il West, e nel West non credo che si andasse con l'intenzione di estrarre, si estraeva e basta! Mi vengono in mente gli occhi azzurri di Hanry Fonda sotto il rasoio del barbiere.
E a Milano non c'è ora per andare dal Barbiere, per farsi fare un massaggio a quattro mani. Non c'è ora per mangiare. Come nel West: anche là si arriva a mezzogiorno o al tramonto e c'è sempre una fondina di zuppa di fagioli, da mangiare lentamente, da sotto il cappellaccio.
Milano sembra una città affamata, a tutte le ore. Poveri ciclisti di tutte le lingue, e di tutte le pelli, si radunano come gabbiani vicino ai Mac Donalds per portare a comando di voce. Big Mac, Sushi, e poi ad uno ad uno, saliti su quelle povere bici pedalano via lenti, un po' rassegnati e un po' ribelli, contro quelle gole di capricciosi che mangiano fuori orario. 
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Fitness, Fashion, Food. Eppure se mi guardo attorno vedo tutti 'spietatamente' magri.
Magri, svelti e silenziosi tutti camminano guardando lontano, sopra le teste di chi gli viene incontro, senza incrociare gli sguardi. Cosa fissano là sopra? Il denaro o l'amore? Per me il denaro. Il denaro a Milano non dorme mai, passa di mano e in mano come nei quartieri dei cinesi  e degli ebrei  in "C'era una volta l'America", e tutti a mettere le esche dello 'charm pricing': mai uno  zero per ultimo, ma sempre solo un 9, un'esca per far sembrare che in fondo "tutto è possibile!".
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La Lexus va lentamente e posso vedere bene le persone sul marciapiedi in slow motion. E io guardo, sempre, partendo dai piedi. Centinaia di piedi che confermano le mie 'analisi sociali' dei ricoverati o ricoverandi dell'Ospedale San Raffaele. L'ho lasciato oggi alle 14. La Gloria mi chiede dispettosa: "Ma lei dottore va al San Raffele per fare il suo tagliando personale, 250.000 km o...  per vedere le scarpe della gente?". Oramai la Gloria si è presa casa a Milano e anche lei, da mite salvadoregna, è diventata 'aggressiva' cittadina. E io? Io sono il suo navigator a vita!         ​
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Tornando ai piedi: ho visto tutti che vanno in scarpe da tennis, comode, con infinite varianti di colore e di stoffe... che quindi da tennis non sono. Questi 'calzari', sempre senza tacchi, cercano di aggredire il cammino uscendo da pantaloni stretti, a misura di caviglia. Guerra al cuoio? O rispetto per  vitello, montone e persino del capretto, suggerisce Gloria, che è sdraiata nel sedile posteriore della Lexus.
​A Milano ormai nessuno chiede o deve dare spiegazioni: c'è quella libertà di dire: "Io vado, cammino, corro, rallento, mi fermo..." ma nessuno mi chieda: "Ma dove cazzo vai? Il mio nome è Nessuno!" 
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FABBRICA E SPETTACOLO RIVA

3/5/2019

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Il primo maggio mi ha telefonato Antonio Riva. Arrivava dal Giappone e da Barcellona, dove il 27 aprile ha ricevuto il più prestigioso riconoscimento per la migliore collezione sposa 2019. ​
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Mi ha fatto piacere non solo per il premio conquistato, ma soprattutto perché abbiamo insieme un programma di lavoro nel creare il suo laboratorio in Via Moscova 40. ​
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Antonio Riva riceve il premio per la Migliore collezione sposa 2019

FABBRICA E SPETTACOLO RIVA

Noi due, Antonio e Guglielmo, Guglielmo e Antonio, siamo due artisti ma anche imprenditori... Dobbiamo quindi sempre coniugare la fantasia creativa con la concretezza del posto di lavoro. 
Il laboratorio sarà quindi interpretato come FABBRICA RIVA... lo stupore e la fatica del lavoro artigianale che deve 'seguire' con ago e fili i tracciati lunghi e faticosi, per trasformare il tessuto in nuvole bianche. Le nuvole dei desideri della sposa. 
Ma desideriamo interpretare lo spazio anche come SPETTACOLO. Perché le clienti e le delegazioni in visita possano stupirsi di come la moda sia pur sempre femmina. E anche quando si lavora attorno a lei possono accadere alcune sorprese che tolgono il senso della fatica e ridanno il piacere del sogno.
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Leggi anche:
  • IO E IL MONDO DELLA MODA
  • GUGLIELMO INCONTRA ANTONIO RIVA
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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