Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Guglielmo, il mare forza 7 e la fretta del vivere.

31/7/2015

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Sono passati vent’anni, forse venticinque dall’ultima volta che ho visto Gugi. SI ricordava della mia passione, di quando da ragazzo gli mostrai le mie fotografie (quelle degli albori): onde e mareggiate. 

Qualche mese fa ci siamo ritrovati. Il mare, ancora lui.. Qualche mia fotografia e qualche impressione sono ora ospitati sul suo ‘Diario di Bordo’. Nel frattempo, tra una telefonata e l’altra ci siamo lasciati con l’idea che un giorno sarei andato a trovarlo a Celle. 

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Il "Bouffou", Celle Ligure
Quel giorno è arrivato. Oggi, un martedì di Luglio. Ho varcato il cancello di Villa Giulia alle 10.15 e l’ho riattraversato lasciandomelo alle spalle alle 15.00. Cosa ci siamo detti? Tante cose, forse non abbastanza...

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Guglielmo nel suo studio
"Fadare". Allargare.

Mi racconta: <<...un giorno presi una matassa di filo da pesca e provai a sbrogliarla trovando un capo e tirandolo da un lato. Ma che fai, mi disse il pescatore, per sbrogliare devi "fadare", devi infilare le mani nella matassa ed allargare, devi tirare da un lato e dall’altro, altrimenti, se tiri  da un lato solo e c’è un amo dall’altra parte la matassa si stringe. Ho collegato questo concetto al diritto. Per vincere le cause devi studiare il punto di vista della controparte, devi "fadare">>.

Continua: <<Il mio maestro Ali mi ripeteva sempre: "Dai fada, fada, fada, fada!". Il suo imperativo era allargare, "fadare", che vale non solo per imbrogli e grovigli. Le matasse di nylon ma anche quelle della vita. Se tutti fadassero gli avvocati sarebbero la metà della metà, come in Giappone, e i tribunali semi vuoti. In Giappone non ci sono scuse, ci si affida alla clemenza della corte con un inchino, se va bene, se no si fa harakiri. In Giappone odiano i contratti con troppe clausole, a differenza degli Stati Uniti, dove ci sono più avvocati che persone. In Giappone "fadano">>.

E ancora: <<In montagna, per sentieri, ho imparato a guardare le rocce che danno la direzione. Quando superi la roccia devi girarti e vedere come ti appare nel verso opposto: quando scendi è cosi che la vedrai>>. 

Cambiare verso, reciprocità, mettersi nella posizione dell’altro per vincere una causa, mettersi nei panni dell’altro per sentirne lo stato d’animo o condividerne un’emozione, o anche la sofferenza. Hemingway, su una baleniera, scrisse: "se le balene potessero urlare il loro dolore, tutto questo avrebbe fine". Si era messo nei panni di una balena, aveva visto la roccia nell’altro verso, aveva "fadato" la matassa. Aveva provato rispetto per la balena, comprendendo che rispetto è innanzitutto il riconoscimento di un diritto (in quel caso, come in altri, il diritto fondamentale all’esistenza). 
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Ernest Hemingway sulla sua "Pilar"
I soldi. Ho chiesto a Gugi di parlarmi dei soldi. Risponde: <<Non mi interessa che mi piovano addosso con una vincita. Non sono mai stato in un Casinò e non ho mai giocato a Poker. Produrre conoscenza da finalizzare in un processo che generi denaro. Questo mi interessa. I soldi sono il risultato di conoscenze acquisite per poterli fare. Non sono il fine, sono un mezzo>>. 

Poi gli ho chiesto: <<E dopo che li hai fatti, che ne fai?>>. Risponde: <<Li faccio girare, li rimetto in circolo. Li muovo. Questo mi ha insegnato mio padre>>.
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Guglielmo tra la vecchia Topolino, regalo dell’Avv. Agnelli, e la nuova Yaris Toyota.
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Movimenti ed equilibri.

<<I quadri devono muoversi>> mi dice <<non devono stare sempre appesi fermi allo stesso chiodo, altrimenti diventano tappezzeria>>. 
I soldi devono girare, i quadri devono girare, passata la roccia che da la direzione, ti devi girare, quando prendi una matassa in mano devi girarla. Nello hatha-yoga, tra le varie asana (posizioni meditative), esistono le posizioni capovolte, che ribaltano la normale postura testa-piedi (quella che assumiamo normalmente quando deambuliamo) nella postura inversa piedi-testa: sul pavimento si mette la testa, e per aria i piedi. Le implicazioni psico-fisiologiche sono potentissime. Tra queste, l’inversione del "punto di vista" genera nuove percezioni, e quindi nuova co(no)sc(i)enza di se. 

ImmagineGuglielmo a 15 anni prima degli assoluti di nuoto a dorso a Bologna.
Un po' pesci e un po' gabbiani.

Il mare, paura del mare. Mi dice: <<Ho affrontato il mare in ogni situazione e con ogni mezzo>>. 

Gli chiedo: <<Hai mai avuto paura?>> 

<<Si, prima di entrare in mare. Poi, quando nuoto in mezzo alle onde, non più. E’ tutta una questione di tecnica, non di fiato. Devi nuotare a dorso, con gli occhi puntati verso il largo, per vedere cosa arriva e mai dargli le spalle. A volte ho rinunciato, ritenendolo inavvicinabile. Giusto cosi>>. 

Non mi hai mai raccontato, prosegui. Io fotografo il mare da fuori ma tu l'hai vissuto da dentro: <<Quando entri  in un mare cattivo è più questione di tecnica che di fiato, un po' pesci un po' gabbiani. Quando vedi la 'serie' di  tre, quattro onde che frangono, anche se sei al largo devi nuotare incontro. Veloce, testa fuori. E dopo capriola, per cercare il fondo anche due tre metri e risalire veloci per prendere quella dopo. L'attimo di 'libidine' è quello di sentire la forza dell'onda che si scarica sulle tue caviglie. Mai stare fermi, e non  cercare di superarle di cresta. Per uscire si deve essere più forti nel dorso  che nello stile libero. Il dorso serve anche per tenere sotto controllo la corrente. La corrente  è un vero pericolo. La si misura già coi piedi nella schiuma. Si  capisce se è a levante o a ponente. E si entra nella parte opposta. Ma anche questo  può non bastare>>.

"La sacaa in sta schenn  a".

<<Si deve prendere un riferimento a terra e seguire di quanto si 'scarroccia'. Se è forte, prima provare a rientrare un po' a dorso e un po' a stile. Mai dare le spalle al mare. Quando onde e corrente fanno veramente paura si staziona quasi al gavitello. Si comincia a rientrare dopo una serie. Quando si è a metà della boa si deve anche tornare al largo se ne arrivano delle altre. Mai chiedere aiuto. Mai aver fretta, Sempre in relativa scioltezza. Mai di forza. Si deve essere un po' pesci e un po' gabbiani. Da terra bagnini e bagnanti fanno solo confusione. E sopratutto se guardi loro dai le spalle al mare. E "la sacaa in ta schenn a è garantia">>.

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Guglielmo esce dai flutti
Che tu ci sia dentro o fuori, è il mare a darti i limiti per poterlo avvicinare e contemplare. Non si può oltrepassare il limite bagnato. Se ci si avventura oltre durante una grossa mareggiata, l’esposizione al pericolo è un fatto matematico. Un colpo di mare esploso viaggia a 70-80 km/h, i centometristi in pista non arrivano a 50 km/h. Ecco perché se va bene, è solo una doccia. Ma se va male...
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Guglielmo Spotorno: "Mare forza 7", 2012
Connessioni: movimento e conoscenza. 

Non si può raggiungere la seconda senza il primo. Chi si muove, come ci si muove? L'uomo può muoversi verso il mondo, come un camminatore in montagna, come le mani in una matassa. Se ci si muove non solo casualmente aumentano le possibilità di aumentare la conoscenza. Però può muoversi anche il mondo verso di te. 
Per godere le onde basta stare fermi, sono loro che ti arrivano addosso. Ma devi oculare la posizione, ed anche qui non conviene stazionare completamente a caso. Il caso è in quello che si trova, o perché andiamo cercando, muovendoci noi, o perché stiamo fermi, facendo incontri. 

<<Gugi, perché hai iniziato a scrivere un diario di bordo? Qual è lo scopo?>>
<<Non ho iniziato con uno scopo. Lo scopo lo sto trovando per strada. Lo scopo è nella conoscenza che vien fuori connettendo persone ed esperienze. Come è questo diario di bordo: connessione di persone ed esperienze>>.
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Guglielmo Spotorno, "Connessione", 1980
ImmagineGuglielmo all'opera
Una domanda che non gli ho fatto riguarda il suo processo creativo nella pittura. Gugi dipinge. Avrei voluto chiedergli se parte con un progetto definito o se il quadro diviene mentre lo dipinge. Forse un’idea, un progetto la devi avere già in testa, ma sono anche convinto che molto divenga mentre lo si fa. 

Mentre passeggiamo ai piani alti di villa Giulia, dove le stanze sono connesse in un unico grande studio pittorico, mi mostra i suoi quadri e me ne parla: <<Non devo spiegarti niente dei miei quadri, devi vivere la tua emozione. Io ho vissuto la mia dipingendo, tu vivrai la tua osservando>>. 

Poi entriamo in una stanza piena di trofei sportivi, di lettere e scritti incorniciati. Successi e soddisfazioni personali. <<Vedi>>, continua laconico e fatalista <<tutto questo dopo la mia morte finirà in cantina>>. 

Gli chiedo dei suoi figli, se qualcuno di loro ha preso le sue passioni e sensibilità anche per l’agricoltura, la pesca, le arti ed i mestieri che in fondo ci legano con la vita. Mi dice: <<No, nessuno ha preso quasi niente...>>.
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Guglielmo Spotorno con, alla sua destra, Gianfranco Pieri, capitano della nazionale italiana.
Ora, pensando a quelle parole, mi viene  da chiedere: perché esigere questo? Non possiamo pretendere che lo spettatore del quadro viva le nostre emozioni. Tu hai vissuto le tue emozioni dipingendo, i tuoi figli vivranno le loro osservando i tuoi quadri, ma a loro volta dipingeranno i loro, Quello che hai fatto tu è stato necessario per te, e potrebbe (ma va rispettato anche se cosi non fosse) essere di ispirazione per altri. 

Conoscenza, coscienza.

Ottenere conoscenza muovendosi e stando fermi. In ogni caso affrontando la relatività del moto non completamente a caso. Perché? Perché è conoscendo che si diventa coscienti. Ma perché è importante essere coscienti? Perché è importante avere una qualche percezione di se? L’alternativa è uno stato non cosciente, vegetale. Lo scrittore Fernando Pessoa, nel suo ‘Libro dell’inquietudine’ condanna l’esistenza umana ad un oblio, in cui la migliore delle condizioni è il sonno, uno stato di non vita e non morte. Perché conoscere è uccidere, ma non conoscere è non esistere. 
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Inquietudine
Quindi?

Quando arrivano le onde andate da loro, e quando siete di fronte ad una mareggiata osservate, ascoltate, fatevi attraversare, fatevi elevare. 
Ma state attenti a come vi muovete, o a come non vi muovete.


Sasha
dr. Alessandro "Sasha" Benedetti
IENI-CNR

Consiglio Nazionale delle Ricerche
Istituto per l'Energetica e le Interfasi
www.sashawaves.com
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Van Gogh e Gauguin: il quadro della discordia.

22/7/2015

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Quando un quadro, e non solo, distrugge un'amicizia. E quale amicizia!

Era il 1888, Paul Gauguin aveva ritratto il suo amico Vincent mentre dipingeva un vaso di girasoli. Quando Van Gogh vide il quadro, stupito ed offeso, esclamò . "Sono proprio io, ma diventato pazzo".
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Paul Gauguin: Van Gogh mentre dipinge i girasoli
cm. 73x91, 1888, Amsterdam - Van Gogh Museum. 


L'ira di Van Gogh non ha ragione artistica: il dipinto dell'amico è di straordinaria bellezza e supera le sue opere del periodo di Haiti.
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Paul Gauguin: Nafea faa ipoipo (Quando ti sposi?)
 cm 101x77, 1892 - Fondazione svizzera. 


C'è invece una ragione rappresentativa: Gauguin dipinge Van Gogh con il naso schiacciato e con un occhio fisso, che fa pensare a uno 'squilibrato'.

Vincent ne soffre tremendamente e quattro giorni dopo tenta di aggredire Paul con un rasoio. Poi si taglia una parte dell'orecchio sinistro e lo invia alla sua amica Rachel, una prostituta di Arles.

Ecco il quadro che, probabilmente, Vincent era intento a dipingere mentre Gauguin lo ritraeva. 
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Vincent Van Gogh: I girasoli, cm 98x69 , 1888 agosto/settembre 
Il quadro andò distrutto a causa di un incendio
 a YOKOHAMA, in Giappone, nel 1945. 

Di girasoli, poi, Van Gogh se ne intendeva abbastanza. Provate a dare un'occhiata a questa meraviglia!
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Vincent Van Gogh: Due girasoli, 1887 cm. 61x43,1 
New York - Metropolitan Museum of Art.

Il buon Vincent, forse, pensava di non meritarsi un volto da 'pazzo', soprattutto da colui che all'epoca considerava il suo miglior amico. Aveva già dato buona prova della sua arte, anche se nessuno lo aveva ancora capito! Capita anche nelle migliori famiglie! Ecco un esempio, proprio di quel famigerato anno.
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Vincent Van Gogh: Caffè di notte, cm. 70x89, 1888
New Haven - Università di Yale.

Per fortuna che, circa cento anni dopo, qualcuno si accorse che quei fiori di Van Gogh qualcosa valevano!
Il 30 marzo 1987, a Londra, Christie's ha venduto "I Girasoli" per 22,5 milioni di sterline (circa 50 miliardi dell'epoca). Record assoluto, fino a quel momento, per un dipinto battuto in un'asta. Ad acquistarlo fu la compagnia di assicurazioni Yasuda, del magnate giapponese Yasuo Goto: bel colpo!
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Christie's , London 30 marzo 1987
Ringrazio il dott. Mauro Garascia per un testo così interessante e, per alcuni aspetti, inedito. Garascia non è solo un amico, ma anche un raffinato studioso d'Arte.

Guglielmo Spotorno, nota a margine.

Il testo dell'amico Garascia è così interessante ed equilibrato che torno a Van Gogh. Lascio correre la penna,  parlo più di me che dell'Arte di questo Maestro e faccio alcune riflessioni su altri artisti.

A volte penso di raccontarmela, di scrivermi addosso... altre mi dico: "No, sei bravo, hai quasi sempre qualcosa da dire". Ecco che parlo da solo. Fa così caldo che le cicale non si fermano mai e non danno spazio al canto degli uccelli, le galline non fanno più uova, i pomodori maturano in una giornata... il gatto è magro e sta nascosto tra i bambù. 
Ho  terminato, almeno per oggi, lo studio di alcuni quadri di Van Gogh e comincio a credere che solo in pochi reggano il confronto con questo genio. 'Spazzo via' anche miei miti, sospesi da tempo, come Bacon e Lucian Freud e altri Espressionisti del centro Europa che avevano affrontato il progressivo morire. Ricordo James Ensor nell'opera Skeletons disputing a smoked herring.
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James Ensor: Skeletons disputing a smoked herring, cm. 16x21.5, 1891
Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Brussels 

Ma in quel quadro di Van Gogh dove i girasoli seccano, si disfano tirando fuori colore, olio e respiro... la morte è visitata quasi di nascosto.
Di seguito penso a Munch. Ho visto opere poco conosciute a Oslo e Berggruen, anche lui è un 'grande'. Ma forse, è più intenso nel paesaggio. Ne L'urlo, anche se riassuntivo di una sorpresa disperata, 'domina' quel cielo rosso e l'indifferenza delle due persone che camminano dietro.  
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Edvard Munch: L'urlo, cm. 91x73.5, 1893
Galleria Nazionale - Oslo

Andate a vedere il dipinto di Munch, quadro poco conosciuto, dal titolo L'assassino. 
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Edvard Munch: L'assassino, cm. 94.5x154, 1910
Munch museet - Oslo

La sua genialità è nel mostrarlo in pieno sole, con un bavaglio sul viso e a lato rocce scomposte, bianche e informali che partecipano al dramma. Sulla sinistra il rivolo di sangue e là, lontano, un paesaggio piccolo piccolo, come dipinto da un bambino. Ritengo quest'opera superiore a L'urlo, anche se meno popolare. Come un altro dipinto, che desidero segnalare: L'isola. 

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Edvard Munch: L'isola, cm. 99 x 108,  1901-2  
Collezione privata.


Questo è sintesi di mistero e solitudine. Mi ricorda l'Isola dei morti di Böcklin. 
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Arnold Böcklin: L'isola dei morti (prima versione),cm. 111x115, 1880-1886
Kunstmuseum Basel

Dallo studio di questo dipinto inizia la mia tesi in Estetica Metafisica. 
E adesso me ne vado a bere un bicchiere d'acqua.
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Dove osano le aquile.

20/7/2015

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Parco Naturale Adamello Brenta, 
patrimonio dell'umanità Unesco. 

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Salite con noi in elicottero per volare come le aquile.


Un punto di vista inusuale per godere di questo patrimonio dalla sua prospettiva più suggestiva.

Ringrazio Marco Katzemberger, caro amico, grande albergatore, appassionato alpinista, e Presidente Associazione Qualità del Parco Naturale Adamello Brenta per avermi inviato questo straordinario video.

Si ringrazia inoltre il Dott. Roberto Zoanetti, Direttore del Parco per la gentile concessione.

Per maggiori informazioni:
Parco Naturale Adamello Brenta
www.pnab.it

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Guglielmo, parliamo d'arte.

11/7/2015

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Ieri notte, in una ricerca su internet, ho rivisto un dipinto di Van Gogh: 'Aringhe affumicate'.
Io che dipingo, nel vedere quest'opera, ho provato stupore e tristezza.
Lo stupore di come Van Gogh riesca a 'distruggere' con il pennello un soggetto figurativo, recuperandone il dramma dal nulla. Parliamo di due aringhe affumicate!  
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Van Gogh, "Aringhe affumicate", olio su tela cm 33x41, 1889
De Chirico e Casorati (dimentichiamo per un attimo Morandi) hanno tentato qualcosa di simile. De Chirico negli 'Interni metafisici', con i biscotti di Ferrara.
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Giorgio De Chirico, "Interno metafisico con biscotti", olio su tela cm. 50x40, 1952
Felice Casorati ha riproposto l'azzardo nel 'Cestino con uova e rape'.  
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Felice Casorati, "Rape e uova nel cestino", olio su tela cm 40x30, 1942
Penso che Van Gogh  non appartenga né al post-impressionismo, né ad altri movimenti. Ha scritto un Manifesto per lui solo, dove nessuno riesce a capire quella pennellata, a volte ondulata, a volte 'buttata' con violenza sulla tela. 
Rembrandt, nell'opera 'Bue macellato' del 1655, esposto al Louvre, anticipa Van Gogh, che è il più 'vicino' al mio piccolo programma artistico.  
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Rembrandt Harmenszoon Van Rijn, "Bue macellato", olio su tavola cm. 94x69, 1655
Oltre allo stupore, provo tristezza per me stesso. Nel confronto potrei lavare i pennelli a questi due grandi Maestri. A pensare così nessuno dovrebbe più dipingere, ma andare in giro con la macchina fotografica. Forse ci dà più serenità dimenticare che esistano questi capolavori, sconosciuti a molti. Il motivo di disattenzione è proprio nella scelta di un modesto soggetto. Questi artisti dipingono il 'poco'. Così tutti corrono a vedere le famose 'Ballerine' di Degas o le 'Ninfee' di Monet.
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Edgar Degas. "Lezione di danza", olio su tela cm. 85x75, 1873-1875
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Claude Monet, “Stagno delle ninfee, armonia verde”, olio su tela cm. 89,5x100, 1899
Ho finito. Non posso convincere tutti a diventare fotografi. Ci sono e ci saranno sempre pittori. 

Frammenti critici.

Se allontano le mie tele dal confronto con questi capolavori, ho la speranza che almeno nella critica pittorica non sia proprio uno che lava piatti e pennelli:

  • Sto dipingendo con due colori e con il loro 'compromesso', nero, bianco e grigio. 

  • Il nero è passionale, direi uomo. Il bianco è femmina. Se li metti sulla tela, uno vicino all'altro, si esaltano. 

  • Non è detto che accada sempre così. Possono anche scambiarsi di sesso.

  • Dipingete un sole nero, come scelgo qualche volta. Assorbe altri colori nel suo cielo.

  • Circondato da una linea di bianco intenso, viene avanti e cattura lo sguardo.

  • Anche la ricerca della prospettiva può essere un problema. Non è necessario il primo piano, non è necessaria la Siepe dell'Infinito di Leopardi. Le prospettive si creano anche con i colori. Qui inizia l'arte del Nord Europa, dove la tavolozza degli artisti si accende dei colori più violenti. Ricordo Jorn, Appel, Constant. C'è il desiderio di luce, anche più intenso che in Van Gogh. E non è un caso che la scuola si chiami COBRA, COpenaghen, BRuxelles, Amsterdam. Le iniziali diventano il serpente più feroce.

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Asger Jorn, "Fraternité Fragile", olio su tela cm. 81x65, 1970

Tornerò, e parleremo d'arte.
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Guglielmo e la lobby dei cinghiali.

8/7/2015

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Possono i cinghiali essere una lobby? Possono garantire voti politici? Si muovono tra i Ferrari e la Costa, forse in virtù del trattato di Shengen. 
Da due mesi i cinghiali mi distruggono campi di patate, fagiolini e fragole... è il rischio di chi semina. Ho provveduto a potenziare il pastore elettrico con un terzo filo. L'Ambito Territoriale di Caccia, nella persona della signora Meucci, mi rimborserà la spesa (così dicono (??)) perché a oggi non hanno una scorta di un metro di filo o di isolatori da poter fornire. Devono arrivare dal Veneto! Il Presidente dell'A.T.C. Sig. Ciocca, ha solo un numero di cellulare a cui risponde a fatica, anche a un Generale mio amico di Milano. Per parlare con lui, che è pagato, sono passato attraverso un avvocato.
Tutto questo spiegamento di forze mi è costato tempo, e-mail, telefonate e incazzature diverse. Non avrei fatto tanto se i cinghiali non fossero venuti 4 volte a pochi metri dalla mia casa. Qui non si tratta più di salvare i fagiolini, ma di incolumità mia e delle persone che vivono con me. Non posso più neppure invitare ospiti a cena.
Questa mattina si è presentato, con i cani e 2 compagni, un esperto cacciatore. Lo ha fatto con un'ora di ritardo, alle 6 del mattino, mentre io ed altre due persone lo aspettavamo al cancello. E' di Celle e ha fatto finta di conoscermi a malapena. Sorridente e simpatico, è stato gentile perfino con il mio gatto che era uscito dal cancello a curiosare. Dopo un quarto d'ora e pochi latrati, se ne è andato promettendomi di tornare alle 10. Continuando a sorridere mi ha detto: "Sono cacciatore e aspetto l'apertura di caccia per ammazzarne qualcuno. I cinghiali scenderanno giù e io so dove trovarli". 
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Cinghiale in centro a Savona
Due anni fa sono arrivati persino a Savona, con vista mare. C'è stato qualcuno che gli ha dato da mangiare. Questa premura è sorprendente se si aggiunge che il martedì e venerdì esiste il così detto 'silenzio venatorio', i cinghiali non devono essere disturbati e chi lo fa rischia il penale. 
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Cinghiale in riva al mare
Ho parlato con un contadino che ha sempre fantasie bizzarre, ma interessanti: "Non escludo che questa sia una trama per danneggiarci e costringere tutti ad andare dagli ortolani marocchini di Celle".
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Banco del marocchino
Ai Ferrari sono anche più divertenti: "Il merito dei cinghiali è quello di finire sul piatto dei milanesi con un taglio di polenta". Altri propongono di meglio: "l'unico rimedio è quello di 'concimare' i lati del terreno con 'scorie azotate' UMANE".
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Guglielmo, le ragazze di una volta e i Queen.

3/7/2015

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Oggi è sufficiente andare su Rete4 per trovare pubblicità su gengive, sudore, mestruazioni e creme che ti fanno dimagrire durante il sonno. Sembra quasi che gli italiani debbano stare tutto il giorno in bagno o a letto.
Ieri tutti 'puzzavano' del loro lavoro. Anche i preti, che giocavano con noi sotto il sole, negli oratori. In tonaca, sudati, ma tutti amici. 
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Diverso era per le Ragazze di una volta. Quando avevano 'le loro cose', in città non si vedevano e d'estate stavano sotto l'ombrellone, quasi in castigo. Dietro la sdraio a giocare con il chiodo, in imbarazzo per il loro respiro. La Cristina mi interrompe: "E' meglio che lei si occupi dei greci, se no rischia di raccogliere qualche insulto in più". 

Io non l'ascolto, sono così dentro a presente e futuro, che mi concedo qualche pausa nel passato. 

Arriva Pietro Cerisola. E' venerdì, il giorno del fritto. Ormai porta solo un po' di radicchio e mi dice: "E' già troppo". Io gli chiedo qualche focaccetta. E lui: "Adesso fa caldo, te le porterò quest'inverno". 

Pietro, mio compagno di scuola in IV e V elementare, guidava le corriere. Era al corrente di tutto. Se io ho un ricordo, lui ne ha sempre uno più vecchio. A proposito di quelle ragazze e dei loro problemi, mi dice: "Le tedesche di Villa Adele facevano il bagno anche quando pioveva sopra e sotto". 

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Pietro Cerisola
Pietro è un mio amico. Si confida solo con me. Mi parla anche troppo di acciughe. Le va a comprare a Varazze in una pescheria di cui non dà l'indirizzo. 
Amico di tutti e di nessuno, sembra che solo le acciughe lo interessino. Non è così. Il suo bosco, là in alto, è la sua ricchezza. Là rimane solo con api e fragole. L'altra sera gli ho chiesto d'improvviso: "Se uno di noi muore, l'altro con chi parla di questi ricordi?". Mi guarda con tristezza, riunisce sul tavolo le mani e mi dice: "Mangia le acciughe che ti vengono fredde". Questo è il vero amico. 
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Giuseppe Migneco, "Pescivendoli"

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Abbasso i Greci, viva l'Italia?

2/7/2015

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Leggo i giornali e vedo trasmissioni televisive. Ho l'impressione che molti non conoscano la storia, né la cronaca della Grecia. 

Ho già scritto in questo sito che parlare della Grecia come culla della democrazia è un errore. In realtà il periodo dei grandi filosofi Platone e Aristotele era un'oligarchia, dove tutto era deciso da pochi. La democrazia ad Atene è arrivata solo nell' "Età dell'oro", con il governo 'illuminato' di Pericle. Dopo, tutto è stato distrutto dalla dominazione turca. Chi va nell'isola di Lesvos, vede quale odio ci sia tra greci e turchi, divisi da pochi chilometri di mare. 

Dei greci di allora non c'è più traccia. Anche la morfologia è cambiata, sono diventati 'brutti' e non hanno più niente dell'immagine mitologica. 
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Anche nell'Italia di oggi il potere del popolo non esiste. Chi ci comanda non è eletto. Se anche fosse eletto, la democrazia è prigioniera dei tre poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. E queste non sono manette lucide ma i 'nodi' marci della corruzione... questa parola non ha più forza, tanto è stata usata, abusata, stuprata.

Il Prof. Monti fa molta confusione sulle date. Nel 2004 la Grecia inizia il suo default. Il budget di 15 miliardi di euro per finanziare le Olimpiadi, è l'inizio della fine per i conti di Atene. Nel 2011 Monti dichiara che la Grecia è un esempio del successo dell'Euro. Nel 2012, forse con una grande intuizione, dice 'NO' alle Olimpiadi di Roma 2020. Una bella coerenza del professore emerito.

Anche per l'Expo i conti non torneranno mai. Il Giubileo, dopo le promesse dell'ISIS sembra quasi un suicidio, ma se non accade nulla sarà un successo economico, perché i preti sono maestri nello sfruttare suore e volontariato.
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Monti vede lontano.
Tornando ai greci, chi simpatizza per loro, si dimentica forse di cosa sia oggi quel popolo e quel Paese. La Grecia produce yogurt, ha un po' di pecore e vive sul turismo. Ha un Partenone derubato da tutti: il fregio è al British Museum di Londra. E' sufficiente andare ad Atene e dopo ad Agrigento e Paestum.

I nostri politici non viaggiano, o viaggiano ma dimenticano. E soprattutto non studiano.
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Greci famosi

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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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