Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

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Alla ricerca dell'IO

5/5/2018

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Tutti mi dicono che scrivere sui “social” di certi argomenti è inutile e, se insisti, sei anche un po’ stupido. Vero. In realtà io qualche volta scrivo a me stesso per fare chiarezza nei miei pensieri.
Un foglio bianco e una penna sono un passaggio obbligato per dare ordine e logica tenendo sotto controllo l’inventiva.
LE OPPORTUNITA’

Un uomo, nella vita, ha delle opportunità. E se non ne prende una, sarà sempre lì a rimpiangere.
Io ne ho avute due molto presto. Lavoro ed arte. E mi sono subito acceso come un ‘fuoco d’artificio’ per l’ARTE. Quando ero a letto, con qualche linea di febbre, aprivo la Treccani tra le ginocchia e sfogliavo da Michelangelo a Leonardo, ma forse più di tutti Piero Della Francesca. 
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Piero della Francesca, "Madonna dell’uovo", 1472
Dagli artisti visti nei musei ai primi disegni in punta di penna… e dopo i quadri di questi ultimi 40 anni, che ho presentato nelle mie mostre personali con la considerazione di critici e collezionisti.
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Guglielmo Spotorno, "Occhio nello spazio", 1980
Ma già allora respiravo la seconda opportunità. Il lavoro, nel senso di ‘fatica’.
Amavo il mare, ma non mi era sufficiente stare seduto a gambe incrociate sulla spiaggia e starlo a guardare. E non mi era neppure sufficiente la canna … troppo fragile, troppo ‘da vecchi’, troppe attese. Non potevo aspettare il passaggio delle fortuna. Non volevo ‘essere trovato’ dal pesce, volevo ‘trovarlo’!  
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Pescare è diventata una guerra, non contro il pesce ma contro gli altri pescatori e contro la mia vita senza sfide e senza fatiche.
L’unica persona che mi capiva era mia moglie, Agata. Quando mi alzavo alle 5 del mattino, senza sveglia, mi vestivo in silenzio e lei si girava dall’altra parte.
I parenti, i miei pesci o se li portavano a casa o se li mangiavano… e mi dicevano: “Esageri, la pesca sta diventando un LAVORO… il vero lavoro ti aspetta a Milano”.  
PROSPETTIVE

Il mare lo vedevo secondo due prospettive. Quando ero a riva, soprattutto nei giorni di ‘cippa’, cioè di calma piatta, non aveva per me significato. Avevo i piedi per terra e mi stupivo solo delle mareggiate… il piacere e il dispiacere di non esserci dentro. ​
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Quando invece ero al largo a pescare l’unico rumore era il motore al minimo della mia Sant’Agata e il rullo che tirava la rete.
L’irritazione per me e per uno dei compagni di pesca Perata, Ali o il “Capitano”, era sentire, nel silenzio del mare, il rumore di una Ferrari che ‘sgasava’ sulla via Aurelia … e tra noi: “Ma dove va quel coglione con una Formula 1 in riva al mare?”.
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Quando invece ero sotto le palme, sulla panchina della passeggiata vicino allo chalet e vedevo una Ferrari rossa che andava così piano in coda, ‘me la gustavo’ tutta e pensavo: “Chissà se un giorno …”.
ANGOLAZIONI E GENI

Rileggo il testo. Comprendo quante possano essere le angolazioni e prospettive che si presentano all’uomo che ‘pensa’. E, come me, fa delle connessioni.
Leonardo Da Vinci chiude l’uomo in un cerchio, dove non c’è ombra di dubbio, tutto è su un solo piano, senza profondità, sembra una sintesi definitiva che occupa spazio. Solo base x altezza.
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Leonardo da Vinci, "Uomo vitruviano", 1490 circa
Secoli dopo, un altro artista, Giacomo Leopardi, scrive le poche righe de ‘L’Infinito’, dove quella semplice siepe dà il senso della prospettiva. Il ‘dopo’ e il ‘possibile’. 
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Il primo versetto de "L'Infinito", Giacomo Leopardi, 1818
Prendete un foglio A4, fate una riga in basso con la matita e un punto in alto… vedrete quanto spazio e silenzio si è creato d’incanto su un foglio di carta.
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E’ vero, la realtà di ogni giorno è un’altra, ma l’uomo non deve mai rinunciare alla ricerca dell’Io.
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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