Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

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E se fossi là?

12/1/2016

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Domenica ore 11 circa, arrivo sulla spiaggia.
​Qualcuno mi ha avvisato: non si può perdere una mareggiata di gennaio. Ma poi, quando prendo la penna, le parole perdono logica e tempo, quasi che la notte fosse un'amante insonne, disponibile a fare l'alba.

La spiaggia era bianca di schiuma, fino all'orlo della massicciata.
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Portava anche un ombrello nero, senza senso perché il sole aveva da tempo spaccato le nubi della burrasca. E quell'uomo camminava sul bordo, quasi che le sue scarpe dovessero sfidare la schiuma. ​
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Altri uomini, uno distante dall'altro, stavano come fanno i liguri, in silenzio con le mani in tasca. Non sanno dove mettere le mani, e guardano lontano, diritto davanti a sé. Di lato, a bordo del torrente, lavorava una ruspa, mal in arnese, giallo ruggine, piantava i denti di acciaio e ruotava dal torrente del Ghiare verso la massicciata di cemento. Non ho mai amato il Meccano, eppure mi hanno sempre attratto le macchine di ferro in movimento. Non lo so, forse fin da ragazzo le immaginavo giganti che spaccavano muri.
Anche ora nei film guardo i carri armati e i sottomarini. Vedete, sono finito. Dalla spiaggia di Celle ai sottomarini tedeschi.
​Ma il mare mi piace, e lo sento vero, mi da un 'remescio' di nostalgia e di piacere di ricordare.
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Ora sento sottili piaceri, uno sull'altro come le onde che avevo davanti. L'aria è salsa, pulita, fatta di schegge invisibili. Le onde, lontano, dal blu scuro innalzano quel grigio verde che fa più paura. Per cadere poi in quel torrente bianco che aggredisce la spiaggia. Io sono indifferente ai gabbiani perché, come loro, non ho paura.
Sono qui sulla passeggiata e mi godo il mio giaccone blu... e quei piedi così all'asciutto che ti fanno pensare: "E se fossi là?".
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Quando mi volto a destra vedo che il campanile del convento sembra più bello e importante, e le case riprendono il loro rosa. Il paesaggio è sintesi di colori e di linee. La traccia parte da laggiù, sotto la collina dei Bottini, e si chiude in una curva di bianco e di grigio.
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Celle Ligure, per gentile concessione di Marco "click" Ferrando

​Ci penso su, e quando scrivo queste parole mi ritrovo pittore.
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"Cielo e mare", Guglielmo Spotorno, 1980
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"Il cielo chiama il mare", Guglielmo Spotorno, 2016
Musica: "Kind of blue", Miles Davis & John Coltrane
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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