Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

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Guglielmo ramingo estenuato.

1/5/2017

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Non vi ho mai parlato di Egidio Magurno, giardiniere calabrese con alterne fortune (per me sono state solo sfortune: costi esorbitanti in piante introvabili di aranci e mandarini, cibo e vino in abbondanza).
​Magurno è un ciclope di corporatura ma di raffinato cervello e poliedrica cultura. Ha conoscenze d'arte sia tecnica-pittorica e critica, concitazioni letterali filosofiche e teatrali. E' dirompente se gli lasci spazio; ti investe come lava che scende dalle sue contrade. Le citazioni in questa lettera sono talmente tante che si fatica a contarle.
Purtroppo vive, per lui e per noi altri, in una sbiancata Milano, dove i colori più bizzarri sono quella della pizza a tranci e dei panini McDonald.
​Io lo immagino seduto tra la cenere nera, tra le gialle ginestre dell'Isola di Vulcano o Stromboli. Quando la lava scende di notte a precipizio di mare.
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Dear Guglielmo

...eh, le amicizie, le strade... Ricordi strada 'nfosa? 

'mmiez'a na strada 'nfosa ce simmo ditte addio,
sola ppè n'ata via te veco partì,
'mmiez'a na strada 'nfosa io ca mme ne moro,
te lasso partì...
pecchè tu vuò restà nun te ne vaje...
pecchè..
'mmiez'a na strada 'nfosa sulo comm'a na vota,
sulo cu sto destino...


Forse sono le strade che ci lasciano e tra di loro si perdono, le strade perse, le strade chiuse, le strade di Gelsomina. Ma è destino essere Zampanò. E poi ci sono i "matti", quelli salvati, quelli che salvano, quelli che...Mò simu a maggio, aprile passò, pure marzo... Non è di maggio questa impura aria che il buio giardino straniero fa ancora più buio.
Eh, quell'uccellaccio di PPP e il dedicato Sardo rosso. Anche in poesia ci sono sentieri (strade ?) selvaggi...Ford J., non l'ismo, il westernismo.
Ci piace tanto...rosse ombre, corvo red, i treni per juma. E non è più lo stesso treno, e la città forse un puma.
Tutto scorre tutto cambia. Frattali, fittili, cocci aguzzi...musi da musei, Caraibi di frontiera, paradisio bandolero, aristocrazia guerriera (ma guarda quel rosso Sardo, sempre ritorna!), paradigmi sul concettuale.
Io amo innestare. Tra i più facili innesti quello tra la mosca e l'acer negundo. Difficile armi e guerrieri, pane e vino, perastro e prugna, paramento e paravento, barca e prua, pezza pozzo e posso... Tra homini e lupus. Asinarie, Leviatani 
Mah..bando ai clitofonti e ai Cliti macedoni, morituri a Samarcanda. Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla...sparuta, che luce nella parola! Come quei pintor del mezzo ottocento, negator del soggetto, a vanto del color, dell'emosion...(eh go fato il militar a Miramar).
E quindi...
Era de maggio e te cadeano 'nzino a schiocche a schiocche le cerase rosse, fresca era ll'aria e tutto lu ciardino addurava de rose a cient pass...
Sai, capita di prendere spine raccogliendo more...ma la mora macchia, la spina insangua. Vita.

Vorrei tanto passare una notte a d'Orsay. Dentro. E chiamare a gran voce pettoruta i cromosoni appiccicati alle tele. Voilà...Origine du monde, eccomi! Spremimi, mi manchi, lussami, ritornami, mostrami la via! Ma giro sempre dove le voci sono rimaste forti e intatte, Montparnasse, tra i ginepri e i cipressi, ogni giorno. Salvataggi ai successi, sostantivo. Ma tutte le strade portano a Babylon. Meno male che non ci sono rasta! Religio.
Mai nessun indovino mi disse alcunché, ma ricordo un vecchio seduto sotto un grande alloro nobilis, fumava trinciato forte, che alla mia domanda ricorrente di come stesse, mi rispondeva: "parlà è art leggia, a parlà nun si suda, ma a ling è sen'ossa ma spacca l'ossa." Poverello, Hieronymus novus, ora certo tra i fumaggi infernali sentenzia. Tra la falange guerriera uno scudo era l'arroganza del morituro. E la vita è dove comincia la carità, non da ulili di tromba, o da bande pennellute, o ancor meno da geniacci abbrustoliti.
Comincia mai, mai accadrà. Non è di nessuno, come bolla di sapone, che brilla un attimo, scoppia, e mai saprà di chi era il soffio. Continua sulla via, continuiamo. Non voglio disturbare divinità oltre noi. Guarda gli altri come razza di uomini. Anche tu ramingo estenuato.

Con amicizia,
Egidio.
Musica: M. Rizzo - "Tarantella dell'emigrante"
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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