Guglielmo Spotorno
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Diario di bordo

Novità, suggerimenti, aneddoti.

Il parroco e le gatte pelose.

25/3/2016

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Licinio è un gran narratore che riesce a farsi leggere dai peggiori nemici del Clero. Pedala dentro e fuori dai Vangeli con la scioltezza di chi è sempre in discesa.
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Quando uno come me, che era sempre stato pieno di perché senza esito, intercetta uno come Fra Danilo e finalmente incomincia a trovare le risposte che ha sempre atteso, rischia di convincersi che tutti dovrebbero andare almeno una volta in pellegrinaggio da Fra Danilo a Mora di Assisi. E lì, con Lui, con le Suore di clausura, e con il loro Vangelo Vissuto nel totale affidamento alla Provvidenza, convertirsi e cambiare drasticamente vita. Cosi con questa convinzione capitava che ogni persona che conoscevo o che addirittura incontravo, veniva prima o poi inondata e verbalizzata dalla mia invadente conversione. Ero, forse, in qualche modo convinto che avessi anch’io il compito di evangelizzare il mondo.
Ora è facile capire che, colleghi, amici e conoscenti avevano diversi modi per riuscire ad evitarmi, ma per i famigliari o per esempio per i vicini di casa, la cosa doveva riuscire  decisamente più complicata. Cosi  andò che una sera, ero reduce dall’ultimo straordinario viaggio a Mora d’Assisi, naturalmente non vedevo l’ora di raccontarlo allo zio Gianchi, il mio vicino di casa nonché carissimo amico. Però quella sera anche il povero zio Gianchi, sempre mite e mansueto, non ne poteva proprio più. Cosi mi anticipò, dicendomi, sempre con mitezza: "eh no caro Giulio, se pensi che solo tu, abbia conosciuto il Signore, Ti sbagli". Cosi cominciò Lui questo splendido racconto che ora, caro Guglielmo, voglio condividerti. Dunque Giancarlo disse:

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Quando era ancora vivo mio nonno che faceva il contadino, una mattina mi sono svegliato e c’era una strana atmosfera nella casa, ricordò che aveva avvertito subito la sensazione che stesse succedendo qualcosa di spiacevole, comprese inoltre che qualunque fosse la contrarietà doveva essere molto grave. Qualcosa che poteva anche avere un esito drammatico. Poco dopo scoprii con disgusto che le gatte pelose avevano invaso tutti i campi a granturco del nonno e minacciavano tutto il raccolto dell’anno. Nella fattoria, tutti, compresi il papà e la mamma che normalmente erano molto sereni, erano invece molto preoccupati. Così il nonno andò a chiamare il Parroco. Il Parroco arrivo pocanzi per la Benedizione contro i parassiti del raccolto. Quando Il Parroco arrivò, constatata la gravità della faccenda,  chiese al nonno: "dove le mandiamo le gatte pelose?". Ricordo che il nonno con confidenza forse eccessiva ma giustificata dalla sorpresa della domanda rispose al Parroco… "Dove le mandiamo? Ma fai murì no?"
Fu allora che la mia sorpresa si accrebbe. Il parroco infatti rispose: "e no gatte pelose si,  ma gatte pelose del Signore! Duv’è che ta vour che i a mandum?"
Allora il nonno si convinse e guardandosi attentamente intorno gli disse: "e alura …mandi là sul scires". Il Parroco benedisse ma il latino per me non era certo comprensibile. 


Giancarlo si fermò un momento come se rivedesse di nuovo la scena e poi aggiunse:

Beh, il mattino dopo quando mi risvegliai non potei che costatare con grande sollievo e tanta gioiosa sorpresa che  tutte le gatte pelose dai campi erano andate sul ciliegio. E il raccolto fu salvo. Così anche quell’inverno avremmo potuto avere da mangiare. Giancarlo aggiunse: "capisci Giulio le da quand sevi piscinin che al so che al Signur al ghe!!!"

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Ricordo che quella sera rimasi molto turbato; scoprivo ingenuamente che esisteva un modo di rivelarsi di Dio ai sui osservatori, "customizzato"; non era indifferenziato, sono Dio faccio quello che voglio e mi rivelo così. No no anzi era personalissimo, individuale. Aspettai  a lungo la possibilità di raccontare a fra Danilo questa per me grande esperienza. Finalmente, qualche mese dopo, giunse il momento, ero a Mora e cosi in una pausa dai lavori del cantiere quando si creò il clima e la confidenza adatta gli raccontai. "Sai Danilo, ho scoperto che Gesù si rivela ad ognuno in modo diverso. Pensa, al mio vicino Giancarlo è andata così e cosi…." e gli riferii tutta la storia aggiungendo però, come per una sorta di rivalsa, una sottolineatura: che Fede che aveva dimostrato quel contadino, il nonno eh, e non era un frate? Cosi solleticato dal confronto, Il Frate, invece che concordare e accogliere benevolmente la mia sottolineatura, lasciò uscire la sua tipica fratesca burberità e  si rivelò così "ah …hai notato la fede del contadino? E cosa mi dici invece della fede del Parroco?". Effettivamente colpito a sorpresa dal gesto del nonno non avevo compreso bene il ruolo del Sacerdote nella vicenda e così non volendo ammettere la superficialità del mio ragionamento e cercando di nascondere invece la mia sciocca provocazione ci mettemmo subito in cerca di divertenti confronti cercando argomenti diversi che dimostrassero quale delle due Fedi, fra quella del nonno e quella del Sacerdote, fosse la più grande. Tutta la scena era stata seguita in disparte come in filigrana da Suor Agata che pur essendo nella stanza sembrava fino ad allora diversamente assorta in cose molto più concrete di una conversazione; cose del tipo ripulire, preparare il pranzo apparecchiare. Eppure, diversamente dal solito, ritenne di intervenire entrando anche lei, sempre con la sua innata gentilezza, nel confronto. Aggiunse: "Si, certo, la fede del contadino e anche quella del sacerdote...certo certo...ma cosa dire anche del ciliegio però?!"...accorgendomi allora che gli antagonisti erano diventati due con la mia solita stupida testardaggine, quella di chi vuol sempre aver ragione, mi affrettai ad aggiungere: "No scusa Agata , adesso cosa ca…..volo centra il ciliegio???". Lei, con straordinaria presenza, umiltà e riservatezza aggiunse semplicemente: "Il ciliegio è IL SACRIFICIO". 
Il silenzio divenne profondo e misticamente avvolgente. Improvvisamente ebbi la consapevolezza che stessimo vivendo una realtà che ci univa tutti e tutti ci sentivamo uniti al ciliegio sacrificato. Al povero ciliegio che fu scelto dal nonno non certo perché odiato, non certo perché inutile, non certo perché indifeso, ma proprio al contrario perché il nonno amandolo aveva calcolato che nonostante l’insulto dei parassiti il ciliegio avrebbe sopportato, avrebbe sofferto, ma sarebbe stato capace di resistere e forse anche di ritornare a fiorire e riportare nuovamente i suoi deliziosi frutti.

Mi pare ora, caro Guglielmo inutile, aggiungere che la faccenda del nostro caro ciliegio sia molto simile alla storia del mio Caro Gesù così come è riportata nei Vangeli. Come sempre devo ringraziarTi perché mi aiuti a riportare alla memoria quei giorni di ormai vent’anni fa; giorni carichi di uno stupore e di una meraviglia che quando al parlarne ancora riverbera nel mio cuore, oggi come allora.

A presto amico impegnativo!

g.
Musica: "Lean on me" - Kirk Franklyn ft. Mary J Blige, Bono, The Family, R Kelly, Crystal Lewis
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese.
    ​Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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