Un artista, Ampelio Tettamanti, ci raggiungeva ogni tanto a Chiesa di Valmalenco. Non per respirare "l'aria buona"... Per lui la nostra casa era un rifugio. Tettamanti ripagava l'ospitalità facendo i ritratti di noi familiari.
Un giorno venne fuori l'inchiostro e anch'io, a sei anni, presi la penna e misi il nero sulla carta. Per me fu una vera emozione e mia mamma, giovane, bellissima e un po' esaltata, mi parlava di un destino. Forse lo stesso nome del nonno, tutti e due Guglielmo. Forse perché proprio lui aveva comprato due grandi quadri. Di un artista non ricordo il nome, l'altro era Lupo. Ai quei tempi comprare un quadro, per una famiglia borghese, era un evento. Di mio nonno ricordo altre due attività non impegnative, giocare alle bocce e cronometrare i tempi di cottura della pasta. Io ho ereditato anche questa noiosa precisione.
Si parlava d'arte nel salotto buono, al caldo. Gallerie e musei erano rari e freddi. Gli artisti erano poco considerati. Per la gente comune erano dei 'fannulloni' che non volevano sporcarsi le mani. Nessuno si sognava di scambiare un disegno per un pasto. Giacometti, nelle trattorie di Parigi, pagava la cena con i disegni fatti sulla carta del tavolo. Nel '63 Fontana propose di pagare il conto dell'ombrellone ad Albissola con una 'Deposizione del Cristo' in ceramica. Il bagnino rinunciò e ora è in casa mia.
Prima di tutti l'anarchico Giandante X.
mia prossima mostra a Torino il 29 Settembre 2016.
Musica: "Corcovado" - Antônio Carlos Jobim
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