Ero “sfollato” in montagna e lui lavorava a Milano. C’era la guerra e doveva salvare le auto, le gomme e le batterie dai tedeschi. Quando ho cominciato a conoscerlo, a 10 anni, ho avuto più rispetto che affetto: imperativi categorici e troppe le sue “imprese”.
Lo ammiravo, ma ero anche disturbato da coppe e medaglie e da una cicatrice di guerra sulla fronte.
Crescendo, il rapporto con il padre non è migliorato, anzi: già a 15 anni mi proponeva sfide nel presente e nel futuro e quel che mi dava più fastidio, l’ho già scritto, era di essere presentato ai “grandi” come “il figlio di Franco Spotorno”. A Celle diventava: “U l’è u figgiu du Checchin”.
Oggi rifletto di quando iniziai ad amare mio padre. Non ammirarlo, ma amarlo nel senso più semplice, di provare per lui tenerezza. E’ stato quando ho visto i primi segni della vecchiaia.
In riva al mare, in pieno sole. Ho cominciato a vedere quel ridicolo costume di lana amaranto così diverso dai miei slip, e poi vedevo il corpo fiacco uscire dai bordi del costume e le macchie della vecchiaia sulle mani.
Questo senso estetico che non perdona nulla, l’ho ereditato da mia madre. Era ancora una bella donna, non più “la Tedeschina di Celle”, e mi diceva: “Fine!".
Io con la spiaggia ho chiuso. Prendo il sole sul terrazzo. Bisogna avere "dignità del proprio corpo!”, e pensavo che con tutte quelle ciccione e le “rinsecchite” che vedevo in spiaggia, mia mamma poteva sempre essere Miss Bagni Augustus.
Andando in riva al mare sono tormentato dal dubbio: “mi nascondo dietro l’ennesima maglietta nera, o la mia intelligenza non ha bisogno di questi trucchi?”.
Ritornando a mio padre, c’è stato un preciso momento in cui ho provato tenerezza e un profondo dolore per lui: eravamo insieme sulla nostra lancetta gialla, la “3G” a prendere le cozze, io, come sempre, stavo sui remi e lo dovevo aiutare a prendere le cozze che, mio padre, da vecchio primitivo, infilava nel costume di lana.
Qualche secondo prima avevo già visto che la sua capriola per scendere era stata goffa, e le pinne si erano agitate fuori dall’acqua.
In quei pochi secondi avevo compreso che mio padre si era arreso agli anni. Il mare era sempre liquido ma erano gli anni ad essere duri e solidi da superare. Ho sentito dentro di me una dolcezza che non avevo mai provato in vita mia.
E lì è iniziata un’altra storia.