Guglielmo Spotorno
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Per eccellere bisogna essere iperbolici.

28/6/2017

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​E' stato un lavoro di squadra. I protagonisti sono il mare e  Sasha Benedetti. Io ci ho messo l'idea.
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Per eccellere bisogna essere iperbolici.
Quante volte in situazioni in cui è richiesto un risultato, non si ottiene quasi mai proprio il risultato ambito, quello per il quale ci si è spesi con sforzi magari anche dispensati al meglio delle possibilità. E quando questo succede, si ha un po' la sensazione che quanto separa dall'eccellenza sia stato riempito dalla fortuna, da circostanze casuali. Se v​uoi dieci prenderai otto. Se vuoi otto punta al dieci.
Se prendi dieci, i due che mancano è dal sacco della fortuna che sono usciti, e non sono farina del tuo. La volta che prendi dieci e la fortuna non era lì, allora sei stato iperbolico.
Le onde del mare sono una esibizione iperbolica che mi avvince da sempre, e qualunque tentativo di narrazione non arriva all'eccellenza.
Io vivo con questa consapevolezza.

Ho iniziato a fotografarle 31 anni fa, esattamente. Ricordo molto bene che l’unico scopo con cui vuotai due rullini davanti a quella mareggiata estiva del 1986, era quello di trattenere schegge di felicità. Nessuna velleità estetica, solo poter rivedere, dopo, l’onda ormai scomparsa. E in parte funzionava..
Dopo trent'anni fotografo le onde con scopi immutati. Tuttavia, essendo la fotografia uno strumento, l’evoluzione tecnico-estetica è un fatto che è lecito sia perseguito. Oggi, mi capita che qualche mia immagine ottenga qualche apprezzamento...

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(clicca per ingrandire)
Nel profondo però, vivo la metabolizzata e cristallina consapevolezza che le iperboliche esplosività delle onde non possono essere traghettate dalla narrazione fotografica con risultati eccellenti, anche fosse solo per la prigione di un istante in un rettangolo.
Nella vita mi sono imbattuto in tante opere dedicate all'onda: figurative, letterarie, musicali. Raramente però ho avuto la sensazione di assaggiare, o anche solo intravedere l’iperbolico. 
In verità, un artista mi ci ha portato.

​“..Stando sul lido che fa da baluardo,

I marosi respinti sferzano le nubi,

e issati dal vento I cavalloni,

inarcando e mostruose criniere,

sembrano inondare il carro ardente

e soggiogare le due stelle a guardia della Polare.

​Io non ho mai visto un tal sconvolgimento di irati flutti.”

Avete mai visto le onde frustare le nubi, inondare il sole, soggiogare le stelle?
Solo con una narrazione iperbolica, W. Shakespeare (Otello, atto II, scena I) ha ottenuto un risultato eccellente, in cui la riproduzione non abdica al vero.

Per eccellere bisogna essere iperbolici.

Sasha

https://www.facebook.com/sashawaves/
​

Oggi pubblico per la seconda volta sul ​Corriere della Sera una pagina dove i clienti della Spotorno Car riconoscono nella potenza dell'onda la forza del nostro nome. Il successo merita una nuova pubblicazione.
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    Guglielmo Spotorno

    Chiamato Gugi, è più cellese che milanese. Da bambino, da ragazzo, da grande. Qui ha incontrato Agata, che ha sposato, qui sono nati i primi disegni e da questa e dal suo vento sono nate le sue poesie, che lancia in aria come aquiloni. Anche colori e dipinti nascono da questo mare e da questo sole.

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