in giro per Savona
una piccola auto chiamata "scatolina",
sosta alle Officine
per una dermatite seborroica,
e dopo a prendere un gelato di pistacchio.
Il cielo un po' grigio un po' giallo
e tracce di rosa,
il vento che spingeva il mare,
e gli uomini che si stringevano nei loro cappotti.
Io e Carla non ci si parlava,
prendeva forma una poesia
una per l'altro
dentro di noi.
Quando siamo arrivati al cancello verde,
le poesie erano già scritte.
il bello della poesia,
come dici tu,
è l'essenzialità.
Cumme 'n minestrùn cu bùgge:
se ti te vô impí a pansa,
(ma nù d'ègua),
ti píggi inna bèla càssa rèa,
ti tii sciù a verdüa
e ti te mangi sulu quella.
A verdua a l'è essensiole
pè levóse a fame,
in te l'egua
se ghe lavemmu i pé.
C.V.
in questu cosciu,
a verdùa a l'è a poesia.
Te salûu, cou amigu Gugi.
Carla
Come un minestrone che bolle:
se ti vuoi riempire la pancia,
(ma non d'acqua),
prendi un bel mestolo coi buchi,
tiri su la verdura
e mangi solo quella.
La verdura è essenziale
per togliersi la fame,
nell'acqua ci laviamo i piedi.
C.V.
in questo caso
la verdura è la poesia.
Ti saluto, caro amico Gugi
Carla
Anche se ti sono vicino
è difficile immaginarti donna,
contieni altre vite.
La mia immaginazione le insegue
e non trova identità.
Se ti accarezzo la testa
mi sembri un passero,
se scali un cancello
sembri un capriolo,
se guidi
sei una feroce tassista.
Tu hai diverse vite
e te le porti dentro,
madre e figlio.
Non mai tolto il labbro dal suo seno,
non mai sgravato quel figlio
che forgia lance
pietre di Luserna
e queste sono le vere competenze,
da te desiderate.
G.S.