
Ciao Monica e Camila, avete un poeta al vostro servizio.
Novità, suggerimenti, aneddoti.
Tu fingi, tu fai finta di non capirmi. Tu non vedi la penna che ti do per scrivermi, ma chi potrà mai insegnarti, se non sarò io? E questo per la pazienza con la quale tu metti ordine nelle fila dei miei colori. Tu hai la pazienza di quelle donne antiche. Stavano sedute su un seggiolino davanti alla porta a cucire diritto e rovescio. C'era quella salita di cemento grigio, le case erano rosa salino, i gatti magri e sempre affamati correvano quando passava la Maria e gridava: "Ma che belli pesci!!!". Tutto era mare, e anche se non si vedeva sapevamo che era là. Non eravamo contadini in nulla. Nessuno sapeva aspettare il cerchio delle stagioni. Si sapeva, senza dirlo, che il nostro cibo era là. E da là doveva essere rubato. Dopo il remescìo si andava con l'occhio a lassù, dove il capobarca buttava il sacco. E gli uomini cominciavano a tirare con la cengia sotto la spalla. Non parlavano, non fumavano. Spingevano con i piedi. Io, Monica, non guardavo i piedi dei pescatori. Solo dopo, quando anche i miei sono diventati larghi di fatica, di acqua e di sale... e non ho più messo le scarpe della festa. ![]() Raffaele Arecco: "Lite tra pescatori" (clicca per ingrandire). Quadro unico nella produzione del maestro Raffaele Arecco. Mi è stato donato da lui stesso. Un dono improvviso senza nessun annuncio, nato da lunghi discorsi tra me e lui sul suo soggetto preferito, i pescatori. Questo dipinto non è solo diverso per le misure. Una striscia di cm. 230x70, unico per la violenza dei colori e la rabbia che stravolge i visi. Io intravedo una violenza picassiana del grande Guernica, soprattutto in quel viso rivolto verso l'alto dove esce un triangolo. Le donne restavano in paese. In spiaggia c'erano i pescatori, io e qualche bambino. Ci mettevano un po' lontano, quasi per rispetto. Non c'erano bambine come la Camilla. La rete era un rito silenzioso. Monica, io, loro, noi tutti guardavamo solo quei sugheri che venivano verso riva lentamente. E con loro i pesci, non ancora visti, ma solo immaginati. Altro che l'acquario di Genova! Un sito solo per scolaresche, vecchi, gente di città con un drink in mano, che i pesci li vede solo sui banconi, tra foglie di castagno e ghiaccio tritato. I pesci dell'Acquario, dietro ai cristalli, sono vivi ma sembrano dormire. E poi, lontani dal sole hanno perso i loro colori. Come se qualcuno li avesse lavati con la spazzola prima di buttarli dentro. Spiegalo a Camila! Se no lei mi cresce come le donne che vanno coi tacchi in spiaggia. O lavano i pesci con il sapone di Marsiglia... O vanno vedere le ricette su internet. E poi, sfinite, portano a tavola i bastoncini del Capitano Findus.
Ciao Monica e Camila, avete un poeta al vostro servizio. |
Guglielmo SpotornoChiamato Gugi, è più cellese che milanese. Archivi
October 2021
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